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‘Ndrangheta: 10 arresti in Lombardia. Anche fratello boss Trovato

‘Ndrangheta: 10 arresti in Lombardia. Anche fratello boss Trovato

| Il 02, Apr 2014

I dieci arrestati sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, corruzione e turbativa d’asta. Tra questi anche il sindaco di Valmadrera e un consigliere comunale di Lecco

‘Ndrangheta: 10 arresti in Lombardia e sequestri per diversi milioni di euro. In manette fratello boss Trovato

I dieci arrestati sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, corruzione e turbativa d’asta. Tra questi anche il sindaco di Valmadrera e un consigliere comunale di Lecco

 

 

MILANO – La Guardia di Finanza di Milano ha arrestato 10 persone nel Lecchese, nell’ambito di un’inchiesta della Dda milanese contro la ‘ndrangheta in Lombardia. Le Fiamme Gialle stanno effettuando perquisizioni e sequestri di beni per diversi milioni di euro. Nel dettaglio, i finanzieri del comando provinciale di Milano, su disposizione della Dda, hanno eseguito perquisizioni, sequestri e ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di soggetti indagati, a vario titolo, per associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, corruzione e turbata libertà degli incanti. L’operazione è stata ribattezzata “Metastasi”.

Nell’operazione sono stati arrestati Mario Coco Trovato, fratello di Franco Coco Trovato, già in carcere per un ergastolo, il sindaco di Valmadrera, centro del Lecchese, Marco Rusconi e il consigliere comunale di Lecco, Ernesto Palermo, era iscritto al gruppo del Pd fino al 2010, poi è passato al gruppo misto. Dalle intercettazioni sull’inchiesta della Dda di Milano emerge che Palermo si definiva, parlando con altre persone al telefono, uno dei «nuovi uomini dei Trovato», ossia il clan dominante nella zona. Inoltre il consigliere è anche accusato di estorsione per l’episodio relativo ad un attentato ad un ristorante.

In manette sono finiti anche Antonello Redaelli, Saverio Lilliu, Alessandro Nania, Antonino Romeo, Massimo Nasatti, gli imprenditori Claudio Bongarzone e Claudio Crotta. I dieci arrestati devono rispondere, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, corruzione e turbata libertà degli incanti.

Ernesto Palermo, consigliere comunale a Lecco, era iscritto al Pd e dal 2011 è passato al Gruppo misto. E’ accusato, stando all’imputazione, di essere un “partecipe sotto le direttive” di Mario Trovato, fratello del boss Franco Coco Trovato, e si sarebbe occupato per conto del clan “in qualità di uomo politico e consigliere comunale dei rapporti con esponenti politici e pubbliche amministrazioni comunali”. Il suo ruolo sarebbe stato quello di acquisire “appalti e concessioni” e di intervenire per modificare il piano di governo del territorio per favorire gli interessi dell’ associazione mafiosa. Secondo l’accusa, inoltre, Palermo, che è anche accusato di estorsione, corruzione e turbativa d’asta, si sarebbe attivato per fare acquisire alla famiglia dei Trovato la concessione di un’area comunale sul Lido di Valmadrera, nel Lecchese. Secondo le indagini, per tale concessione, il sindaco di Valmadrera, Marco Rusconi, avrebbe intascato una tangente per circa 10 mila euro.

L’inchiesta, come ha spiegato il pm Claudio Gittardi, titolare delle indagini condotte dal Nucleo di polizia tributaria e dal Gico della Gdf, ha accertato, da un parte, le attività ‘classiche’ delle cosche, come le estorsioni, il controllo delle attività edili, la gestione dei bar, ma anche del settore delle slot machine, e dall’altra parte la partecipazione di politici che facevano gli ”interessi” del clan dei Trovato. La cosca, tra l’altro, aveva fatto una ”precisa scelta”, quella di non occuparsi dei traffici di droga, troppo rischiosi perché potevano portare ad arresti e a compromettere la posizione di Mario Trovato, scarcerato nel 2005. Il consigliere comunale di Lecco, Ernesto Palermo, di professione insegnante in un istituto professionale, secondo l’accusa, si sarebbe adoperato direttamente per far ottenere al clan la concessione dell’area comunale ‘Lido di Paré’ sul lago di Como, già oggetto in passato di una serie di attentati incendiari. Per l’acquisizione della concessione, che doveva essere effettuata da una società dei Trovato in cui aveva investito anche Palermo, secondo l’inchiesta, sarebbe arrivata una mazzetta da diecimila euro a Marco Rusconi, sindaco di Valmadrera dove sorge il lido. Nelle intercettazioni, come ha chiarito il pm Gittardi, Palermo parlava ”come un uomo di ‘ndrangheta” e avrebbe attribuito la sua elezione anche ”all’appoggio che gli hanno dato i Trovato”. E diceva poi, sempre secondo il pm, che se ci fosse stato ancora il ‘vecchio’ boss Franco Coco Trovato al comando della cosca sarebbe diventato anche assessore. I fatti contestati sono stati commessi tra il 2010 e il 2012 e, tra questi, un attentato a colpi di pistola contro un ristorante che stava aprendo, l’All White Café. Palermo, secondo le indagini, avrebbe offerto la protezione del clan ai nuovi gestori, ma quando questi avevano rifiutato era scattata la vendetta dei Trovato. L’accusa di associazione mafiosa riguarda otto persone, tra cui Mario Trovato e Palermo e quattro presunti affiliati che si sarebbero occupati delle estorsioni: Antonello Redaelli, Saverio Lilliu, Alessandro Nania e Antonino Romeo. Claudio Bongarzone, invece, anche lui presunto affiliato (come Massimo Nasatti), era un imprenditore nel settore edile e delle slot machine. In carcere per corruzione e turbativa d’asta, invece, Rusconi e per corruzione l’imprenditore, socio di Bongarzone, Claudio Crotta. Sequestrati dalla Gdf 17 immobili, tra abitazioni e box, cinque auto, quote di partecipazione in tre società, due bar e conti correnti in cui sarebbero transitati circa 700 mila euro.
Boccassini: ‘braccia armate’ e politici assieme
L’inchiesta della Dda di Milano che stamani ha portato all’arresto di dieci persone, tra cui il presunto boss Mario Trovato, il consigliere comunale di Lecco Ernesto Palermo e il sindaco di Valmadrera (Lecco) Marco Rusconi, ha accertato il ”connubio tra ‘braccia armate’ della ‘ndrangheta, addette alle estorsioni e ad altri atti di violenza, con esponenti delle istituzioni”.Lo ha spiegato il procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini che ha coordinato le indagini assieme ai pm Claudio Gittardi e Bruna Albertini.
Come ha spiegato Boccassini, ”a distanza di 20 anni la stessa famiglia”, ossia il clan dei Trovato, esercita ancora la sua influenza nel Lecchese, come aveva dimostrato una famosa inchiesta degli anni novanta sulla presenza della ‘ndrangheta in Lombardia, quella cosiddetta ‘Wall street’. Ancora una volta poi, come ha precisato il procuratore aggiunto, questa inchiesta, così come le più recenti coordinate dalla Dda milanese, ha accertato ”la sinergia tra reati di criminalità organizzata portati avanti dagli uomini del clan e quelli contro la pubblica amministrazione, come la corruzione e le turbative d’asta”. Secondo Boccassini poi, il consigliere comunale di Lecco Ernesto Palermo, finito in carcere, ”era organico e partecipe all’associazione mafiosa e sapeva perfettamente con chi stava parlando e quello che stava facendo, perché è difficile pensare che un cittadino, anche il più sprovveduto, non conosca l’importanza dei Trovato a Lecco”.

Bruti: quel ramo lago Como non è così tranquillo
”Quel ramo del lago di Como non è poi così tranquillo”. Lo ha detto il procuratore della Repubblica di Milano, Edmondo Bruti Liberati, nel corso della conferenza stampa per illustrare i dettagli dell’operazione ‘Metastasi’ che oggi ha portato in carcere dieci persone, tra cui il presunto boss Mario Trovato, il consigliere comunale di Lecco, Ernesto Palermo e il sindaco di Valmadrera, Marco Rusconi. L’inchiesta avrebbe accertato che il clan stava per mettere le mani sul lido di Valmadrera sul lago di Como.