‘Ndrangheta: arrestato l’assessore alla Casa della regione Lombardia Domenico Zambetti
redazione | Il 10, Ott 2012
Avrebbe comprato 4.000 preferenze, per le elezioni del 2010, pagando 200.000 euro a esponenti del clan Mancuso di Vibo Valentia e Morabito-Bruzzaniti di Africo
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‘Ndrangheta: arrestato l’assessore alla Casa della regione Lombardia Domenico Zambetti
Avrebbe comprato 4.000 preferenze, per le elezioni del 2010, pagando 200.000 euro a esponenti del clan Mancuso di Vibo Valentia e Morabito-Bruzzaniti di Africo
(ANSA) – MILANO – L’assessore alla Casa della Regione Lombardia, Domenico Zambetti, è stato arrestato dai Carabinieri con l’accusa di aver comprato un pacchetto di preferenze per la sua elezione nelle Regionali 2010 da due esponenti della ‘ndrangheta.
L’uomo politico è accusato di voto di scambio per aver comperato 4.000 preferenze, in vista delle elezioni del 2010, pagando 200.000 euro a due esponenti della ‘ndrangheta. A suo carico vi sarebbero intercettazioni telefoniche che documentano le fasi del pagamento. L’arresto è stato chiesto dal pm della Dda Giuseppe D’Amico ed è stato disposto dal gip Alessandro Santangelo.
Nei confronti dell’assessore lombardo, Domenico Zambetti è stato ipotizzato anche il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Dalle indagini è emerso che l’assessore avrebbe pagato 50 euro per ogni voto garantitogli dai due esponenti della ‘ndrangheta.
I suoi interlocutori sarebbero stati i clan Mancuso di Vibo Valentia e i Morabito-Bruzzaniti di Africo. Intermediario della trattativa, secondo gli inquirenti, sarebbe stato Mauro Crespi, fratello del noto sondaggista. Tra gli uomini dei clan che hanno condotto l’affare ci sarebbe Giuseppe D’Agostino, gestore di locali notturni, già condannato negli anni scorsi per traffico di droga, che appartiene alla cosca calabrese Morabito-Bruzzaniti. Il referente del clan Mancuso, invece, sarebbe l’imprenditore Eugenio Costantino.
CON L’ARRESTO DI ZAMBETTI SONO 13 GLI INDAGATI DEL PIRELLONE
Con l’arresto di Domenico Zambetti, assessore alla Casa della Giunta Formigoni, sale a 13 il numero di esponenti politici – fra Giunta e Consiglio – indagati dal 2010, inizio della legislatura al Pirellone. Proprio l’altro ieri, è stato condannato in primo grado a due anni e mezzo per falso e truffa il consigliere del Pdl Gianluca Rinaldin mentre la scorsa settimana è stato chiesto il rinvio a giudizio per varie ipotesi di reato, fra cui corruzione, per l’ex vice presidente dell’Aula, Filippo Penati, ex Pd.
Questa sorta di ‘elencò stilato dai media per raccontare, in questi mesi, le vicende che intrecciano politica e giustizia in Regione Lombardia comprende il presidente Roberto Formigoni (Pdl), accusato di corruzione aggravata nella inchiesta sulla Fondazione Maugeri; l’ex presidente del Consiglio regionale, Davide Boni (Lega), accusato di corruzione; i due suoi ex vicepresidenti Penati appunto e Franco Nicoli Cristiani (Pdl, che, arrestato, si è dimesso dal Consiglio regionale), accusati a loro volta di corruzione; l’ex consigliere segretario Massimo Ponzoni (Pdl), arrestato a gennaio con varie accuse fra cui la corruzione e la bancarotta fraudolenta. Sia Boni sia Nicoli sia Ponzoni, fra l’altro, sono stati assessori regionali nelle Giunte precedenti. Indagati, al Pirellone, anche il consigliere del Pdl Angelo Giammario, ex sottosegretario di Formigoni, per corruzione; l’attuale assessore alla Sicurezza, Romano La Russa, accusato di finanziamento illecito; la consigliera Pdl Nicole Minetti, a processo per induzione e favoreggiamento della prostituzione anche minorile nell’ambito del caso Ruby. In un’inchiesta per tifo violento è, invece, stato coinvolto l’assessore leghista Daniele Belotti. Fuori ormai dalla politica, dunque senza alcun incarico, ma dentro questo ‘elenco’ ci sono l’ex consigliere leghista Renzo Bossi (dimessosi per l’inchiesta sull’uso dei rimborsi elettorali del Carroccio nella quale è accusato di appropriazione indebita) e l’ex assessore sempre leghista, Monica Rizzi, sospettata in passato di aver prodotto dossier proprio per screditare avversari interni di Bossi Jr.
TRA GLI ARRESTATI ANCHE IL FRATELLO DI LUIGI CRESPI
Tra gli arrestati dell’operazione che ha portato in carcere stamani l’assessore regionale lombardo Domenico Zambetti c’é anche Ambrogio Crespi, fratello dell’ex sondaggista Luigi Crespi. A lui viene contestato il concorso esterno in associazione mafiosa, secondo l’accusa, si sarebbe occupato di raccogliere i voti. Nell’ambito dell’inchiesta sono state disposte intercettazioni, anche ambientali, e una microspia avrebbe captato una conversazione tra D’Agostino e Eugenio che avrebbe accertato il pagamento dell’ultima tranche di 30 mila euro (sui 200 mila complessivi) da parte del politico, dopo un incontro in un ufficio di una sua associazione.
CENTROSINISTRA DISERTA LAVORI REGIONE
Le opposizioni del centrosinistra in Regione Lombardia hanno deciso oggi di non partecipare ai lavori delle Commissioni consiliari e agli impegni istituzionali della Regione Lombardia, dopo l’arresto dell’assessore Domenico Zambetti. “Un’accusa gravissima” ha detto il segretario regionale del Pd, che interpellato telefonicamente ha confermato che a mezzogiorno ci sarà una riunione comune dei gruppi di Pd -Idv-Sel da cui uscirà la posizione da tenere. Quasi certo verranno richieste le dimissioni di Formigoni.
SALVINI: LOMBARDIA REAGIRA’, STASERA RIUNIONE
“Attendiamo notizie di Zambetti, abbiamo disdetto tutti gli altri incontri e abbiamo convocato una riunione del gruppo consiliare già questa sera”. Lo afferma il segretario della Lega lombarda Matteo Salvini interpellato sull’arresto all’assessore regionale Domenico Zambetti alla casa. La Lega – ha aggiunto – è nata per combattere la ‘ndrangheta, Maroni e’ stato il miglior ministro anti-mafia: la Lombardia ha sempre reagito e lo farà anche ora”.
PM, PER ASSESSORE CONCORSO ESTERNO DAL 2009
All’assessore regionale lombardo Domenico Zambetti, finito in carcere stamani per voto di scambio con la ‘ndrangheta, viene contestato di essere stato concorrente esterno nell’associazione mafiosa calabrese dal 2009 sino ad oggi. E’ quanto si evince dalla nota firmata dalla Procura di Milano che ha confermato i 20 arresti di stamani. Diciotto persone sono finite in carcere, 2 ai domiciliari e per altre 2 l’obbligo di dimora.
Nella nota firmata dal procuratore capo Edmondo Bruti Liberati – in Procura ci sara’ una conferenza stampa alle ore 11 riguardo all’operazione – si spiegano nel dettaglio i reati contestati alla ventina di persone arrestate. A Giuseppe D’Agostino, Sabatino Di Grillo, Vincenzo Evolo, Eugenio Costantino, Ciro Simonte, Alessandro Gugliotta, Salvatore Etzi e Giampiero Guerrisi viene contestata l’associazione mafiosa a partire dal 2009. A Costantino e a D’Agostino anche la detenzione di armi. All’assessore Zambetti lo “scambio elettorale politico mafioso”, che avrebbe commesso a Milano “in epoca antecedente e prossima al 18/19 marzo 2010, e successivamente sino al 15 marzo 2011”. Per lui anche l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa “dal 2009 sino ad oggi”. Zambetti risponde poi assieme a Costantino e D’Agostino di corruzione in concorso aggravata a partire “dal 18/19 marzo 2010 e sino al 18 settembre 2011”. Anche Marco Silvio Scalambra è accusato di corruzione in concorso con Costantino. Per Ambrogio Crespi, fratello di Luigi il sondaggista, l’accusa è di “associazione mafiosa” dal mese di marzo 2010 e fino ad oggi. Poi nel dettaglio vengono indicati anche i nomi di tutti gli altri arrestati accusati a vario titolo di tentata estorsione aggravata, estorsione aggravata (episodi commessi tra Crema, Settimo Milanese, Assago e Cuggiono). Poi altri episodi di detenzioni di armi e anche un sequestro di persona a scopo di estorsione che sarebbe avvenuto nel milanese. Più alcuni fatti di ricettazione, riciclaggio e falso.
COSCHE OFFRIRONO VOTI A ANTI-MINETTI
Gli uomini della ‘Ndrangheta avrebbero contattato per le elezioni del 2010 anche Sara Giudice, la cosiddetta anti-Minetti, che contestò la candidatura nel ‘listino’ dell’igienista dentale. Secondo quanto si è appreso gli uomini della ‘Ndrangheta si sarebbero presentati come un gruppo di imprenditori.
Sara Giudice non sarebbe stata quindi consapevole del legame del gruppo con la criminalita’ e infatti non è indagata. Accertamenti, invece, sarebbero in corso nei confronti del padre, Vincenzo Giudice.
PADRE GIUDICE, SARA STA PIANGENDO. MAI VISTI E CONOSCIUTI I PERSONAGGI DI CUI SI PARLA
”Sara sta piangendo da questa mattina, da quando è iniziata a circolare la notizia e io sto impazzendo perché le assicuro che non conosco nessuno dei nomi che stanno circolando”: così Vincenzo Giudice, padre di Sara Giudice la cosiddetta anti-Minetti, replica alle notizie secondo le quali le cosche della ‘Ndrangheta si sarebbero offerte per garantirle i voti alle elezioni regionali del 2010. ”Dicono – spiega il padre – che Sara era inconsapevole ma posso assicurare che anche io ero inconsapevole. Quei personaggi di cui si parla io non li ho mai conosciuti e non li ho mai visti”. Poi ricorda: “Sara si è presentata con la lista ‘Milano-merita’ ma non avevamo i soldi per fare la campagna elettorale. L’hanno aiutata i suoi amici e le persone a lei vicine. Andavano ad attaccare i manifesti e a distribuire un po’ di pubblicità. Abbiamo fatto una campagna elettorale con quattro soldì”.
“E’ tutto assurdo”: è il primo commento di Sara Giudice, la cosiddetta anti-Minetti che alle elezioni regionali del 2010 si schierò contro la candidatura dell’igienista dentale, alle notizie secondo le quali la ‘Ndrangheta le avrebbe assicurato un pacchetto di voti”. Sara Giudice non riesce a trattenere le lacrime, poi continua: “Provo tanto dolore perché ho fatto una battaglia difficile e sconveniente. Ho cercato i voti tra la gente andando tutti i giorni per le strade e nei mercati. La gente mi fermava, voleva sapere e mi faceva i complimenti per la mia scelta”. “E poi – conclude – secondo lei la ‘Ndrangheta punta una ragazza di 26 anni che ha fatto la scelta che ho fatto io…?”
REVOCATE DELEGHE ZAMBETTI
”Ho le notizie che avete voi – ha commentato poi Formigoni, a margine di un evento a Milano, la notizia dell’arresto di Zambetti -. E’ chiaro che ciò di cui si sta parlando è qualcosa di estremamente grave. Non ho notizie oltre a quelle che hanno battuto le agenzie questa mattina. Quindi intendo approfondirle e vedere di cosa si tratta”. Il governatore ha poi spiegato che la delega di Zambetti “sarà gestita senza rottura di continuità e già negli incontri di stamattina sarà sostituito dal direttore generale Nova e, per la firma di un importante accordo, dall’assessore Luciana Ruffinelli”, assessore allo Sport.
OPPOSIZIONE: LEGA NORD STACCHI LA SPINA
”Riteniamo che sia necessario andare al voto, e a questo punto la Lega Nord deve avere il coraggio di staccare la spina”. Si è espresso così il capogruppo regionale del Pd Luca Gaffuri che, dopo l’arresto dell’assessore Domenico Zambetti, chiede le dimissioni del governatore Roberto Formigoni. Una posizione condivisa anche da Idv e Sel che oggi, insieme al Pd, per protesta hanno deciso di non partecipare ai lavori di commissione. “Tredici indagati, condanne, arresti per corruzione e rapporti con la mafia, immoralità politica diffusa – ha sottolineato il consigliere regionale dell’Idv Gabriele Sola – che cos’altro deve accadere perché il governatore e i suoi accoliti se ne vadano con vergogna, chiedendo umilmente perdono ai cittadini?” “Dubito che il Pdl abbia la forza di compiere un gesto di responsabilità tale da affondare il proprio santone lombardo – ha proseguito – auspico allora un barlume di decenza da parte di quei ‘barbari dormienti’ leghisti che sino ad oggi hanno beatamente condiviso le vergogne formigoniane”. Secondo il capogruppo di Sel Chiara Cremonesi che, in una nota, ha elencato gli assessori e i consiglieri regionali indagati o condannati. “Si vada a elezioni a dicembre come nel Lazio – ha concluso – perché Formigoni è solo l’altra faccia della Polverini”.
PM, ASSESSORE ASSUNSE FIGLIA BOSS. ‘PER LEI CONTRATTO IN ALER E ANCHE FAVORI SU APPALTI’
L’assessore lombardo Domenico Zambetti avrebbe fatto assumere la figlia di Eugenio Costantino, presunto ‘ndranghetista, in cambio dei voti della cosca. E’ quanto hanno spiegato i pm nel corso della conferenza stampa. La figlia del presunto boss sarebbe stata assunta all’Aler e il politico si sarebbe speso anche per favori alla mafia calabrese su alcuni appalti.
Le indagini, coordinate dai carabinieri del comando provinciale di Milano e dalla Dda milanese, avrebbero accertato anche la presenza a una cena in un ristorante milanese dell’assessore regionale lombardo Domenico Zambetti e del presunto boss della ‘ndrangheta Paolo Martino, gia’ coinvolto in altri procedimenti penali sulle infiltrazioni mafiose in Lombardia. Lo hanno chiarito i pm milanesi.
BOSS A ASSESSORE, SONO PORTAVOCE COSCA. GIP, COSI’ FU STIPULATO UN ‘PATTO POLITICO MAFIOSO’
Il presunto esponente della ‘ndrangheta, Giuseppe D’Agostino, arrestato oggi, si sarebbe presentato come “portavoce”della ‘ndrangheta all’assessore regionale lombardo, Domenico Zambetti, anche lui finito in carcere. Lo scrive il gip di Milano, Alessandro Santangelo, nell’ordinanza di custodia cautelare, nella quale spiega che D’Agostino si presentò a Zambetti “come ‘portavoce’ della ‘ndrangheta” e stipulò con lui un “patto politico-mafioso”.
BOSS A ZAMBETTI ATTENTO CON MANGIARE. INTERCETTAZIONE SU MINACCE COSCA A POLITICO PER FAVORI
”Bisogna fare attenzione… con il mangiare”. Con queste parole, intercettate dagli investigatori nella nuova inchiesta milanese con al centro la ‘ndrangheta e la politica, il presunto ‘ndranghetista Giuseppe D’Agostino minacciò l’assessore lombardo Domenico Zambetti, finito oggi in carcere. La telefonata è riportata nell’ordinanza del gip Alessandro Santangelo. Dopo questa frase, scrive il giudice, il politico “risulta chiaramente spaventato e rassegnato”.
La telefonata intercettata, il 15 marzo 2011, ”é emblematica”, secondo il gip, “non solo per il suo contenuto, ma anche e soprattutto per il tono usato dagli interlocutori: D’Agostino usa, infatti, toni decisi e autorevoli, nei quali è possibile scorgere una sottintesa quanto velata minaccia”. D’Agostino si interessa dello stato di salute dell’assessore e “gli raccomanda ‘bisogna fare attenzione …’ ed aggiunge, dopo una lunga e significativa pausa ‘con il mangiare …'”. Da parte del politico, spiega il gip, “il tono di voce” è “spaventato e rassegnato”. Poi D’Agostino prosegue dicendo: “ehh mi permetto di dirle solo … di ricordarle la faccenda della figlia … del nostro amico … ah”, riferendosi alla “questione relativa all’assunzione della figlia di Eugenio Costantino”, arrestato, che l’assessore si era impegnato a fare. La telefonata, secondo il gip, ottiene “il suo scopo”. Il politico risponde al presunto boss: “Ok, tranquillo che lo farò”. E D’Agostino: “Tante, tante buone cose lei e la famiglia, stia tranquillissimo su tutto, stia bene”.
BOCCASSINI: PRIMA VOLTA VOTO SCAMBIO
Con l’inchiesta che ha portato agli arresti 20 persone, tra cui l’assessore lombardo Domenico Zambetti, è stato dimostrato “per la prima volta” in Lombardia l’esistenza del voto di scambio e soprattutto si è applicato “l’articolo 416 ter del codice penale che punisce chi chiede i voti alle cosche e in cambio paga”. Lo ha chiarito il procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini.
GIP: CONTIGUITA’ MAFIOSA ASSESSORE
L’assessore regionale lombardo Domenico Zambetti, arrestato oggi, risulta, come Ambrogio Crespi e il medico Scalambra, “avere rapporti forti e risalenti nel tempo con la criminalità organizzata calabrese”. Lo scrive il gip di Milano Alessandro Santangelo parlando della “contiguità mafiosa” dell’assessore e della sua “conseguente disponibilità all’illecito” nel suo ruolo politico.
CRESPI: UN ERRORE ARRESTO MIO FRATELLO
”Un colossale errore”, così il sondaggista Luigi Crespi ha definito l’arresto del fratello Ambrogio nell’ambito dell’inchiesta sulla ‘ndrangheta che ha portato in carcere anche l’assessore regionale Domenico Zambetti. “Questa mattina intorno alle 5 – ha spiegato in una nota Crespi – hanno arrestato mio fratello Ambrogio. Poco fa le carte non erano ancora disponibili alle cancellerie, benché pare che girino già tra i giornalisti. Inoltre, nelle poche parole dedicate a lui nella conferenza stampa tenuta dagli inquirenti alle 11, Ambrogio è stato definito “noto sondaggista” e si sa che mio fratello non ha mai fatto sondaggi in vita sua, quindi non vorrei che avessero sbagliato persona! E’ da quando è nato mio fratello che io vivo in simbiosi con lui, un’intesa perfetta, professionale e umana, che non ha mai avuto interruzioni”.
”Mio fratello – ha aggiunto – è nato in un quartiere disperato, Baggio nella periferia di Milano. Si è sempre ritenuto fortunato ed ha sempre ritenuto giusto aiutare chi in quel quartiere cercava alternative ai soldi facili e alla criminalità e lo ha fatto aiutando persone, dando posti di lavoro, mettendosi a disposizione e sempre nella direzione della rettitudine e del ravvedimento, non si è mai negato a telefono a nessuno. E questo lo possono testimoniare decine di persone del suo vecchio quartiere”. “Le accuse – ha proseguito – sono di associazione esterna con la ‘ndrangheta, voto di scambio, corruzione, in un periodo nel quale io e mio fratello lavoravamo gia’ a Roma, dove ci siamo trasferiti da qualche anno, e in una campagna elettorale, quella lombarda, in cui non fummo impegnati professionalmente con nessuno. Questi 2500 voti, che comunque non sono oggettivamente nella disponibilità di mio fratello, sarebbero andati a persone che non abbiamo memoria di aver mai incontrato e con cui comunque non abbiamo mai avuto rapporti”. “Io – ha concluso – non entro nelle questioni processuali, sono talmente sicuro dell’innocenza di mio fratello e del fatto che non si possano trovare prove alle cose che non sono avvenute. E mi auguro che i giudici, i pubblici ministeri e le autorità preposte possano presto, prestissimo, restituire a mio fratello quello che oggi gli è stato tolto.”.
SCHEDA: ZAMBETTI, DALLA PROVINCIA AL PIRELLONE. UNA LUNGA MILITANZA POLITICA DA SINDACO AD ASSESSORE REGIONALE
Domenico Zambetti, arrestato questa mattina con l’accusa di voto di scambio e concorso esterno in associazione mafiosa, è nato a Bari il 15 settembre 1952 e vive e lavora a Milano dal 1973. Dirigente dell’ ASL Città di Milano, ha iniziato la sua attività presso l’assessorato regionale alla Sanità – Ufficio Medico Provinciale di Milano. Ha fatto parte per numerosi anni del CRIAL, (Comitato Regionale Inquinamento Atmosferico della Lombardia). Ha ricoperto l’incarico di Segretario della Commissione analitica per l’incidente di Seveso e ha iniziato la sua attività politica nella Dc prima come consigliere del Comitato Sanitario di Zona di Vimercate (Milano) poi come consigliere comunale di Cassina dé Pecchi (Milano), assessore comunale quindi Sindaco. Oltre che Componente della Commissione Aree Metropolitane dell’ Unione Province d’Italia a Roma, è stato anche componente del Consiglio Nazionale della Protezione Civile. Dal 1995 al 1999 ha svolto il ruolo di assessore al Bilancio, Programmazione Finanza, Demanio Patrimonio e Protezione Civile della Provincia di Milano. Il 16 aprile 2000 è stato eletto consigliere regionale della Lombardia nella circoscrizione di Milano. Presidente del gruppo consiliare ‘Cristiano Democratici Uniti – Partito Popolare Europeo’, è stato nominato coordinatore regionale dell’Unione dei Democratici di Centro (UDC), incarico svolto fino a febbraio 2006, quando è stato nominato presidente lombardo della Democrazia Cristiana per le Autonomie, confluita nel PDL a marzo 2009 ed all’interno del quale ha ricoperto il ruolo di Vice Coordinatore Regionale. Durante la VII legislatura ha ricoperto gli incarichi di Presidente della Commissione consiliare Ambiente e Protezione civile, Consigliere Segretario della Commissione speciale per lo Statuto. Promotore e socio fondatore dell’ISPRO (Istituto Studi e Ricerche sulla Protezione Civile), nell’aprile 2005, è stato rieletto consigliere regionale e nominato dal presidente Roberto Formigoni assessore alla Qualità dell’Ambiente. Dal luglio 2006 ha ricevuto la delega all’Artigianato e Servizi. E’ stato rieletto in Consiglio regionale nel 2010 e nominato dal Presidente Roberto Formigoni assessore alla Casa.
GIP: RACCOLTA COERCITIVA VOTI PER SARA GIUDICE
C’é stata una “raccolta coercitiva dei voti di preferenza” alle elezioni comunali milanesi del 2011 “a favore” di Sara Giudice, la cosiddetta ‘anti-Minetti’, che poi però non è stata eletta. Lo scrive il gip di Milano, Alessandro Santangelo, nell’ordinanza con al centro i rapporti tra ‘ndrangheta e politica in Lombardia. Uno degli arrestati, Eugenio Costantino, presunto affiliato alla mafia calabrese, ”presentandosi con il falso nome di ‘avv. Roberto Licomo’ – ricostruisce il gip – e come rappresentante di una cordata di imprenditori e di liberi professionisti (e quindi in questo unico caso non come “ndranghetistà) stringeva, nel mese di maggio 2011, con Vincenzo Giudice”, padre di Sara, “un accordo corruttivo”. Giudice, ricorda il gip, era all’epoca “presidente del cda della ‘Metro Engineering srl’, società partecipata dalla ‘Metropolitana milanese spa’, e quindi esercente un servizio pubblico”. L’accordo prevedeva “lo scambio della promessa di raccogliere voti a favore della figlia dello stesso Giudice”, a fronte “della promessa concreta di assegnazione preferenziale di appalti e lavori pubblici per la costruzione della metrotranvia di Cosenza e successivamente riguardanti le scuole”. Appalti che “sarebbero stati girati a società e cooperative controllate da gruppi della ‘ndrangheta”. Costantino poi, con altri arrestati, Alessandro Gugliotta e Ciro Simonte, si rendeva “promotore della raccolta coercitiva di voti a favore di Sara Giudice”. Raccolta, prosegue il gip, “attuata rivolgendosi, e comunque tentando di rivolgersi, ad esponenti del clan Di Grillo-Mancuso” e a uomini del clan “Morabito-Palamara-Bruzzaniti”, come “Paolo Antonio e Ferraro Giuseppe, alias ‘Il Professore'”.
La “contiguità mafiosa” dell’assessore regionale lombardo Domenico Zambetti ha consentito alla “‘ndrangheta lombarda di infiltrarsi in uno dei gangli decisivi dell’istituzione regionale” e ha “procurato un immediato arricchimento all’associazione mafiosa rappresentato dalle somme di denaro contante erogate, in cambio delle preferenze elettorali, dall’esponente politico”. Lo scrive il gip di Milano Alessandro Santangelo nell’ordinanza di custodia cautelare. Zambetti, spiega ancora il gip, infatti ha promesso, e “in parte concretamente” attuato, “assunzioni presso enti pubblici” e la “assegnazione preferenziale di appalti pubblici gestiti dalla Regione” e un’altra “serie di favori”.