‘Ndrangheta, la Corte di Cassazione cancella la condanna al boss Antonio Morabito In accoglimento delle articolate ragioni giuridiche rappresentate dagli avvocati Dario Vannetiello del Foro di Napoli e dall’avv. Ettore Aversano del Foro di Roma
redazione | Il 30, Ott 2024
La Suprema Corte di cassazione, VI sezione penale, in accoglimento delle articolate ragioni giuridiche rappresentate dagli avvocati Dario Vannetiello del Foro di Napoli e dall’avv. Ettore Aversano del Foro di Roma, ha annullato la sentenza di condanna ad anni 10 e mesi 4 di reclusione emessa nei confronti di Morabito Antonio dalla Corte di appello di Reggio Calabria in data 12.10.2023.
La pesante accusa mossa a Morabito era quella di essere un uomo di vertice della criminalità organizzata reggina, attraverso una consolidata sinergia tra le articolazioni di Mandamento di Reggio centro in particolare, delle articolazioni territoriali denominate cosca Libri, cosca De Stefano – Tegano_ Molinetti, cosca Condello, cosca Barreca.
Inoltre, la Direzione Distrettuale Antimafia lo riteneva anello di congiunzione tra gli esponenti delle articolazioni Ficara – Latella ed i vertici della cosca De Stefano.
Tali gravi accuse portarono in data 12.07.2022 il Gup presso il Tribunale di Reggio Calabria a condannarlo alla pena di 16 anni di reclusione, per il delitto di associazione di tipo mafioso con ruolo verticistico, nonché per il delitto di incendio e di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Le prove a carico erano rappresentate, tra l’altro, dalle dichiarazioni di ben 4 collaboratori di giustizia: Filocamo Antonino, Filocamo Daniele, De Carlo e Liuzzo.
In data 12.10.2023 la Corte di appello di Reggio Calabria escludeva il ruolo di vertice di Morabito e riduceva la ad anni 10 e mesi 4 di reclusione, decisione questa annullata dai Giudici capitolini in data odierna.
Il clamoroso annullamento disposto dalla Suprema Corte riapre anche la possibilità di ottenere la revoca della confisca della azienda F.lli Morabito, operante nel settore dolciario, settore nel quale la società si sarebbe imposta grazie alla caratura criminale del proprio rappresentante.
Successivamente al deposito della motivazione della sentenza da parte della Suprema Corte, dovrà procedersi ad un nuovo giudizio innanzi a diversa sezione della Corte di appello di Reggio Calabria.