‘Ndrangheta, sigilli ai beni di un imprenditore nel reggino L’uomo era finito al centro dell’inchiesta “Helianthus” della Distrettuale reggina
Personale della Divisione Anticrimine della Questura di Reggio Calabria, con il coordinamento della locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, diretta dal Procuratore Dott. Giovanni Bombardieri, ha eseguito un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, che ha disposto l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale del sequestro di un’impresa, di beni immobili, mobili e finanziari, riconducibili a un imprenditore (D.F.) di Reggio Calabria. La figura criminale di quest’ultimo era emersa nell’ambito della operazione denominata “Helianthus”, che ha portato alla condanna in primo grado dello stesso per associazione di tipo mafioso, in quanto ritenuto partecipe dell’assetto mafioso di appartenenza, con funzioni direttive ed organizzative. In particolare, all’esito dell’attività investigativa compiuta, il predetto veniva individuato quale storico affiliato di una cosca operante nel comune di Reggio Calabria, con il compito di fornire indicazioni operative agli altri associati, individuando le imprese da sottoporre ad estorsione e ricevendone i relativi proventi.
In relazione alle risultanze delle attività di cui sopra, la locale Direzione Distrettuale Antimafia, unitamente alla Questura di Reggio Calabria – Divisione Anticrimine, sviluppavano una minuziosa indagine a carattere economico/patrimoniale, finalizzata ad avanzare apposita proposta a firma congiunta di applicazione della misura di prevenzione personale e patrimoniale. Gli accertamenti esperiti consentivano di ricostruire le acquisizioni patrimoniali effettuate durante il periodo – pressoché esistenziale – dell’affiliazione mafiosa del proposto, evidenziando la significativa sproporzione delle stesse rispetto alla capacità reddituale dichiarata ai fini delle imposte sui redditi, e il loro reimpiego per accrescere le potenzialità economiche del suo nucleo familiare. Alla luce di tali risultanze, la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria ha disposto l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale del sequestro dei beni riconducibili al citato imprenditore. L’attività svolta dimostra ancora una volta la presenza dello Stato e la particolare attenzione delle istituzioni rivolta all’individuazione e alla conseguente aggressione dei patrimoni accumulati illecitamente dalle consorterie mafiose, reimpiegati allo scopo di inquinare il tessuto economico e sociale a vantaggio esclusivo dei sodali e delle imprese colluse.