‘Ndrangheta. Traffico di rifiuti, spaccio di droga ed estorsioni, 31 arresti in Calabria. I NOMI DELLE PERSONE ARRESTATE Per 27 disposta la custodia cautelare in carcere e 4 ai domiciliari. SEQUESTRATA ANCHE LA CENTRALE BIOMASSA DI CUTRO DI PROPRIETA' DELLA FAMIGLIA SERRAVALLE
Dalle prime ore della mattinata i carabinieri del Comando provinciale di Crotone, unitamente a quelli del Ros e del Nipaaf di Cosenza, stanno dando esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare – emessa dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Catanzaro, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia – nei confronti di 31 persone.
L’operazione riguarda l’articolazione criminale denominata locale di ‘ndrangheta di Mesoraca. Per 27 degli arrestati è stata disposta la custodia cautelare in carcere, mentre per i restanti 4 i domiciliari.
Sono indagati a vario titolo per i delitti di associazione per delinquere di matrice mafiosa, concorso esterno nella stessa, estorsioni aggravate dal metodo mafioso, associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, gestione illecite dei medesimi, associazione per delinquere finalizzata al traffico, alla produzione ed allo spaccio di sostanze stupefacenti ed altri reati, con l’aggravante di essere un’associazione armata.
Nel quadro degli accertamenti effettuati nel corso delle investigazioni si è proceduto a effettuare sequestri di armi nella disponibilità dell’organizzazione criminale e a ipotizzare la ricorrenza di interessi illeciti dell’organizzazione nell’imponente indotto economico costituito dall’area boschiva silana delle province di Crotone e Catanzaro. In tale ambito, alcuni esponenti del sodalizio risultano titolari di aziende di settore, che operano nel taglio e nella lavorazione del materiale legnoso, da conferire, successivamente, alle centrali a biomasse, presenti nella provincia di Crotone ed in particolare a quella di Cutro.
E’ proprio in questo ultimo ambito che le investigazioni sopra descritte hanno trovato una convergenza con le coeve attività d’indagine condotte dal Ros e dal Nipaf di Cosenza. Questi reparti, infatti, avevano avviato- preliminarmente – accertamenti integrativi di riscontro, a seguito delle risultanze ottenute nel corso dell’operazione denominata “Stiga” (che hanno trovato prime conferme nelle pronunce di condanna del relativo processo incardinato), in relazione agli interessi della “Locale” di ‘ndrangheta di Cirò nel settore dello sfruttamento del patrimonio boschivo silano, coltivati attraverso la realizzazione di una serie sistematica di condotte illecite.
In particolare, attraverso il contributo di collaboratori di Giustizia, sostenuto da indagini tecniche, tali ulteriori investigazioni si erano alla fine concentrate su alcuni imprenditori e soggetti reputati contigui alla “Locale” di Mesoraca, e raggiunti da indizi di appartenenza a una associazione per delinquere finalizzata all’attività organizzata del traffico illecito di rifiuti ed alla frode al Gestore del servizio elettrico nazionale. Si è ipotizzato, in particolare, gli i soggetti raggiunti da gravi indizi di colpevolezza operassero in regime di sostanziale monopolio, al fine di perpetrare in maniera sistematica operazioni di taglio boschivo non autorizzate, difformi e comunque pericolose per l’ambiente, conferendo quindi – presso le Centrali biomassa dislocate nel territorio regionale – un prodotto legnoso (cippato) non tracciabile e/o di qualità non in linea con gli standard di legge e pertanto da considerarsi a tutti gli effetti un “rifiuto”.
Queste sistematiche condotte illecite, favorite anche dal contributo di tecnici agronomi, operatori e funzionari delle Centrali biomassa, investiti delle mansioni di controllo della qualità del prodotto conferito e della regolarità delle documentazioni di accompagnamento del prodotto, comportavano un ingiusto profitto non solo per le imprese boschive collegate alle organizzazioni criminali, ma anche alle società gestori delle Centrali Biomassa che indebitamente percepivano dal Gse incentivi maggiorati e basati su conferimenti di prodotto legnoso effettuati in difformità della normativa vigente del settore (o perché trattasi di prodotto scadente o perché derivante da taglio non autorizzato).
Contemporaneamente all’esecuzione delle misure personali, verrà eseguito un sequestro preventivo nei confronti di 8 imprese boschive della provincia di Crotone e 4 della provincia di Cosenza. Tra le imprese oggetto di sequestro anche quella proprietaria della centrale biomasse di Cutro. Il valore complessivo di tali sequestri si aggira sulla cifra di 16 milioni di euro circa.
Gli indagati finiti in carcere
Mario Donato Ferrazzo
Antonio Spadafora
Pasquale Spadafora
Carmine Serravalle (classe ’69 ramo Pallino)
Domenico Serravalle (classe 73 ramo Pallino)
Domenico Serravalle (classe 65 ramo Montezemolo)
Carmine Serravalle (classe 73 roamo Montezemolo)
Salvatore Serravalle (classe 84 ramo Pallino)
Francesco Trocino
Francesco Ferrazzo (classe 91)
Ernesto Ferrazzo
Kelvin Ferrazzo
Pietro Fontana
Giovanni Foresta
Domenico Grano
Giuseppe Grano
Rosario Piperno
Salvatore Serrao
Francesco Serrao
Santo Fuoco
Luigi Mannarino
Francesco Manfreda
Antonio Manfreda
Vincenzo Mantia
Fortunato Matarise
Pierluca Pollizzi
Nicola Miletta
Gli indagati finiti ai domiciliari
Pasquale Sacchetta
Luigi Sacchetta
Andrea Sacchetta
Domenico Vincenzo Nicolazzi