Neet e disoccupazione femminile a Crotone Il segretario generale della Ust Cisl Magna Graecia ha lanciato l'allarme
«A Crotone i quarantenni e i cinquantenni vivono grazie alle pensioni dei genitori. Quando questi anziani moriranno e anche questa risorsa finirà scoppierà l’economia della zona». L’allarme lanciato dal SEGRETARIO GENERALE DELLA UST CISL MAGNA GRAECIA, FRANCESCO MINGRONE, è la fotografia di un dramma. Di una pagina buia della nostra regione che arranca in termini di economia, sviluppo e lavoro.
Disoccupazione giovanile
“A Crotone – ha detto Mingrone – lavora solo il 40% della popolazione complessiva. Solo il 34% dei giovani tra i 25 e i 34 anni. Solo il 13% dei giovani. Solo 1% dei bimbi va al nido. Sono solo 21 euro di spesa sociali per abitante contro i 114 dell’Italia e i 508 di Bolzano. Chi lavora nel 20% dei casi è irregolare. Il reddito dei lavoratori dipendenti regolari è di 15.700 euro per gli uomini e 10.955 per le donne; il 40% in meno della media Italiana. Rimangono le pensioni asupportare giovani e adulti senza lavoro, ma anche queste più basse della media del 20%. Quale futuro possono costruirsi i giovani, senza lavoro, senza i figli desiderati? Quale futuro le donne che lavorano solo in ¼ dei casi, con la differenza tra tassi di occupazione maschili e femminili di 30 punti? La più alta d’Italia. È possibile ripartire da Crotone, dai diritti degli ultimi”.
La ricetta. Cosa fare? Come uscirne? Quale strada imboccare per evitare che, di anno in anno, queste cifre aumentino acuendo una situazione così già abbastanza drammatica?
Per il SEGRETARIO GENERALE DELLA UST CISL MAGNA GRAECIA, FRANCESCO MINGRONE: “Occorre una straordinaria alleanza, forte e responsabile, tra il mondo della scuola, l’università, il sindacato, le imprese”. Questa ricetta serve per il Sud ma serve anche per l’intero Paese che, dal Meridione deve necessariamente ripartire.
“Questa esigenza – ha continuato – serve un pò per tutto il nostro Paese, soprattutto per le regioni del Mezzogiorno, a partire proprio dalla Calabria, dove la sfida educativa è più che mai fondamentale, non solo per lo sviluppo economico, ma anche per una crescita civile e sociale.Occorre creare lavoro, quello vero, onesto, con a fianco la scuola, la formazione, le istituzioni. Occorre dare voce al grido di allarme che arriva in coro dai tantissimi giovani di questa regione, della provincia Crotonese, che è quella di essere liberati dai tentacoli della criminalità organizzata. Occorre puntare a ridurre l’abbandono scolastico e favorire attraverso una formazione mirata ed una vera alternanza scuola – lavoro l’inclusione sociale dei giovani, solo così eviteremo che possano essere adescati dalla criminalità”.
In questo processo di cambiamento un ruolo fondamentale lo hanno i giovani che hanno deciso di restare. “Per la CISL i giovani – ha affermato Mingrone – rappresentano un vero e proprio valore aggiunto, proprio quei giovani ragazze e ragazzi che hanno deciso di rimanere a lottare in questa terra, perché di lotta vera e propria si tratta.Quei giovani offesi tante, troppe volte dalle istituzioni penso a PadoaSchioppa quando definì i giovani italiani dei bamboccioni, penso a Giuliano Poletti per il quale potevano evitare di tornare in Italia e rimanere all’estero, penso al Cardinale Sepe che lo scorso anno in occasione della presentazione a Napoli, da parte della Chiesa, del documento sul lavoro, definì i giovani come foglie al vento.In definitiva una vera e propria questione meridionale che rischia di diventare una vera e propria questione democratica”.
La disoccupazione femminile
Il dramma nel dramma è, poi, rappresentato dalla disoccupazione femminile. “Il lavoro femminile – ha aggiunto – rimane sotto il profilo dei numeri meno ampio di quello maschile, è pagato di meno; è difficile conciliarlo con la maternità e la vita familiare. In Italia è molto accentuato il divario tra occupazione maschile e femminile che è di oltre 20 punti percentuali, con una evidente differenza salariale che si aggira all’11% e che fra i laureati sale addirittura al 36%. In Calabria dove il lavoro già di per se è un argomento molto delicato, le donne che lavorano sono circa la metà degli uomini occupati, 198 mila circa contro 338 mila circa.I vari fattori sono proprio la sottovalutazione del lavoro femminile, o la mancata per esempio remunerazione del lavoro domestico, oppure dulcis in fundo la vera discriminazione femminile.Come CISL lo abbiamo detto con forza proprio a Crotone, in occasione della festa delle donne l’8 marzo. Una giornata molto partecipata, di denuncia, non solo contro le troppe, continue violenze e molestie nei confronti delle donne, ma anche contro i ritardi sociali, economici, culturali che ostacolano una vera emancipazione e parità tra uomo e donna. Soprattutto le madri hanno pagato il prezzo più alto della crisi economica dalla quale pare, stiamo lentamente uscendo. Le donne sono le prime ad essere precipitate nell’area della emarginazione sociale, della solitudine, della povertà.Bisogna saper interpretare il loro disagio, le difficoltà, in certi casi anche la rabbia nei confronti di una società che spesso non riconosce il ruolo, la dignità e la funzione così delicata ed importante del genere femminile. Dobbiamo fare tutti di più, sapendo che il lavoro rimane il primo diritto di cittadinanza e di emancipazione che bisogna ancora conquistare”.
“Non è un caso – ha concluso il SEGRETARIO GENERALE DELLA UST CISL MAGNA GRAECIA, FRANCESCO MINGRONE – se in fatto di natalità il nostro paese sia tra gli ultimi posti in Europa, come hanno recentemente dimostrato i dati ISTAT. In Italia 1 donna su 3 lascia il proprio lavoro dopo la nascita del primo figlio. È giusto che la CISL continui ad impegnarsi per ribaltare questa discriminante situazione che diventa dannosa anche per il nostro sistema produttivo, economico ed occupazionale. I percorsi sono chiari, occorre rafforzare le tutele attraverso una contrattazione responsabile, innovativa e moderna. Il “problema” famiglia/lavoro deve essere affrontato nella consapevolezza che si tratta di un investimento per lo sviluppo del nostro paese e non di un costo per la società. Solo così potremo disegnare nuovi orizzonti di crescita e celebrare il ruolo straordinario delle donne in una società sempre più multiculturale”.