Nel mirino degli hacker “Messenger” e “Whatsapp” con i link-trappola nei messaggi Anche la Polizia di Stato lancia l’allarme: attenzione ai virus su Facebook Messenger e all’attivazione di servizi in abbonamento-truffa con “Whatsapp”. Lo “Sportello dei Diritti”: non cliccate i link e se l’avete fatto seguite alcune istruzioni. Nel caso abbiate subìto la sottrazione di dati utili, come quelli bancari, o l’installazione di servizi a pagamento conviene denunciare
Ormai sono diventate quotidiane le segnalazioni che giungono allo “Sportello dei
Diritti” sulle nuove truffe che vengono tentate online attraverso i social
e purtroppo stiamo riscontrando che molti continuano a cascarci. Adesso nel mirino
degli hacker è “Messenger”, l’applicazione di messaggistica istantanea di
Facebook che ormai quasi tutti hanno installato sul proprio pc e smartphone e che
consente di messaggiare, telefonare e videotelefonare. A lanciare l’allarme è
stata anche la Polizia di Stato tramite un _post_ pubblicato sull’account “_Commissariato
di PS On Line – Italia_”. Con la nuova truffa è sufficiente rispondere a un
messaggio, o meglio basta cliccare un link che compare nella chat con contatti di
amici o conoscenti, per essere infettati. Come indicato sul post in questione “Non
seguire/cliccare su questo tipo di messaggio che sta imperversando su Facebook. Molti
sono stati ingannati dalla conoscenza del mittente. Lo stesso il più delle volte
è all’oscuro di essere infettato e mezzo di propagazione del virus”. I virus
in questione si propagano dopo che si risponde a uno strano messaggio ricevuto da
un contatto che può anche essere presente tra quelli propri ed è quindi noto. A
questo punto il virus comincia a inviare gli stessi messaggi che la vittima aveva
ricevuto, agli altri contatti. Questo è successo perché l’utente ha installato
a sua insaputa il malware nel momento in cui ha risposto al contatto. Il virus, a
questo punto, si propaga velocemente da smartphone a smartphone o da computer a computer.
Il modus operandi di questo virus ricorda quello del video che circolava qualche
anno fa sempre su Facebook. Una volta cliccato sul link, l’ignaro utente installava
sul proprio pc il malware. Questo modo di procedere, peraltro, segue l’ultima trovata
di alcuni hacker che invitano gli utenti WhatsApp, sempre attraverso degli (apparentemente)
“innocui” messaggini, a sfruttare la possibilità di cambiare il colore del testo
dei messaggi. Ma questa è una funzionalità completamente inventata che sta portando
numerosi utenti iscritti all’applicazione di messaggistica a cadere in quest’ennesima
trappola. Il messaggio-truffa si presenta così: “Ciao, hai già visto?… Ora puoi
chattare con i tuoi amici su WhatsApp con i testi colorati, io ho già attivato”,
un messaggio seguito da un link che se cliccato attiva costosi abbonamenti a pagamento
sullo smartphone della vittima ed alimenta la pericolosa catena di Sant’Antonio che
in pochi giorni ha colpito centinaia di utenti in tutta Italia. Ed ancora “_Commissariato
di PS On Line – Italia_”, a invitare a prestare attenzione perché si tratta
dell’ennesima truffa: “Come è già successo per le nuove emoji e gli sfondi colorati
adesso è la volta dei testi colorati. Ricordiamo che tutte le nuove funzionalità
di Whatsapp sono presenti esclusivamente negli aggiornamenti che periodicamente vengono
licenziati dai gestori della piattaforma”. Il modo migliore per difendersi, rileva
Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” è quello di non
rispondere a questi messaggi palesemente strani e quindi di non cliccarci sopra.
Una seconda possibilità è quella di affidarsi agli antivirus. In rete, infatti,
si possono trovare degli ottimi programmi gratuiti, disponibili sia per pc sia per
dispositivi mobili, ma si sa che gli hacker sono quasi sempre un passo avanti anche
alle società produttrici di antivirus e quindi non vi è assoluta certezza di protezione
assoluta. In un’ultima analisi, si può procedere a disinstallare l’applicazione
dal device e provare ad installarla nuovamente. E se siete stati colpiti, è bene
anche cambiare la password, anche se spesso si arriva troppo tardi e potrebbero essere
stati sottratti dati a volte anche quelli bancari o, come nel caso della truffa whatsapp
potrebbero essere stati attivati abbonamenti a pagamento che addebitano spese rilevanti
a carico dell’ignaro utente. In questi casi, è bene presentare prontamente una
denuncia-querela come tanti cittadini che si sono rivolti alla nostra associazione
ai quali abbiamo prestato assistenza e che ci hanno contattato tramite i nostri contatti
email info@sportellodeidiritti.org o segnalazioni@sportellodeidiritti.org.