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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 02 DICEMBRE 2024

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Neonato muore a Brescia per un batterio preso in ospedale Altri 10 contagiati Focolaio epidemico da batterio Serratia marcescens presso il reparto di Terapia Intensiva Neo natale dell'ASST Spedali Civili

Neonato muore a Brescia per un batterio preso in ospedale Altri 10 contagiati Focolaio epidemico da batterio Serratia marcescens presso il reparto di Terapia Intensiva Neo natale dell'ASST Spedali Civili
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Un focolaio epidemico di infezione-colonizzazione da Serratia
marcescens si è sviluppato presso il reparto di Terapia Intensiva
Neonatale dell’ASST Spedali Civili di Brescia. La sorgente è
caratterizzata da tre casi di sepsi neonatale, un’infezione delle vie
urinarie e sei casi di colonizzazione, ovvero in tutto dieci casi. Lo
rende noto la direzione degli Spedali civili di Brescia dove un
neonato il 6 agosto è morto a causa di un’infezione dal batterio
Serratiamarcescens, dopo un decorso particolarmente infausto
dell’infezione. Nel reparto si è sviluppato, infatti, un focolaio
epidemico di Serratia marcescens identificato il 20 luglio scorso.
“Attualmente, dei dieci neonati positivi per Serratia, 6 sono ancora
degenti. E dei restanti 27 degenti risultati negativi allo screening
10 sono stati dimessi e 17 sono ancora ricoverati”. In due neonati,
con isolamento del germe da emocolture (del 18 e 19 luglio) ed a un
terzo neonato sono stati riscontrati segni clinici di congiuntivite,
con isolamento del microrganismo da tampone oculare (effettuato il 19
luglio). I primi due casi diagnosticati sono andati progressivamente
migliorando ed attualmente sono in via di risoluzione, purtroppo il
terzo paziente ha sviluppato segni clinici da shock settico ed un
quadro clinico che è progressivamente peggiorato e, nonostante la
terapia antibiotica a largo spettro e tutte le cure intensive prestate
ha cessato di vivere».Sono stati poi altri i casi diagnosticati:
«Attualmente – scrive il Civile – dei dieci neonati positivi per
Serratia sei sono ancora degenti. E dei restanti 27 degenti risultati
negativi allo screening 10 sono stati dimessi e 17 sono ancora
ricoverati». Adesso i familiari intendono fare chiarezza su quanto
accaduto. Sarà la Magistratura a dare tutte le risposte. Le cronache
e non solo, osserva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello
dei Diritti [http://www.sportellodeidiritti.org/]”, associazione che
da voce ed assistenza alle vittime della malasanità, ovvero a coloro
i quali hanno subito danni ascrivibili ad errori medici, spesso
ricercando le verità, da tempo riportano casi di morti sospette di
cui i responsabili spesso sono le “Infezioni Ospedaliere”; ma cosa
sta succedendo negli ospedali Italiani, dove il meccanismo si è
inceppato facendoci ripiombare nel medioevo sanitario? Se in merito a
protocolli standardizzati e misure di prevenzione abbiamo fatto passi
da gigante, qualcosa nella catena non funziona. L’unica pratica che
dovrebbe essere messa in pratica negli ospedali per poter arginare il
problema, ovvero quello di isolare in apposite stanze i pazienti con
una équipe di infermieri dedicati che non trattino altri pazienti, in
modo da non tramettere a questi ultimi i ceppi resistenti, oggi non
è prevista se non i rarissimi casi. Mancano le stanze per gli
isolamenti, manca il personale sanitario, mancano gli infermieri.
L’esempio di come poco ci voglia per tenere sotto controllo
l’epidemia da Klebsiella resistente ai carbapenemici arriva da
Israele che ha provveduto con un isolamento a coorte ed uno staff
dedicato. Il nostro governo risparmia, ma al solito risparmia laddove
dovrebbe investire, in strutture e risorse umane, e questo modus
facendi è la causa principale dell’aumento delle “morti
sospette”. Quanto ci costerà ancora questo modo di fare, specie in
vite umane? E’ arrivato il momento di invertire la rotta ed
investire in maniera corretta nella nostra sanità, perché rischiamo
di fare un grande passo indietro e di vanificare tutti i progressi
fatti fino a qui che ci hanno permesso di sconfiggere le malattie
infettive.