Neppure il Generale Inverno ferma le manovre in corso a Donbass I separatisti non demordono e si preparano a combattere nonostante il freddo
di Maurizio Compagnone
Slavyansk: In Ucraina orientale il Generale Inverno è arrivato, ma i
separatisti non demordono, anzi si preparano a combattere anche per il
lungo inverno. Si approntano luoghi di ricovero da usare da rifugio per
sfidare il lungo inverno scegliendo le case che meglio hanno retto alla
furia delle forze armate di Kiev. Tutto può essere utile, si recupera di
tutto, ogni cosa può tornare utile al bisogno, anche una vecchia
cisterna ricolma di buchi, ci si ingegna per chiudere gli stessi e
usarla per raccogliere acqua piovana.
Kiev in realtà la pace non l’ha mai voluta, se avesse voluto veramente
garantire la tregua, questa sporca guerra, di cui gli stessi ucraini
sono vittime di giochi sporchi che partono da lontano, ben prima
dell’arrivo di Majdan si sarebbe fermata.
Tutto è iniziato con gli accordi sottoscritti al suono di biglietti
verdi tra l’ex Presidente Yanukovych e la grande compagnia petrolifera
statunitense Chevron, accordo sottoscritto in dicembre 2013 alla
presenza dell’Ambasciatore statunitense a Kiev, vero sponsor
dell’operazione miliardaria nel Donbass.
Da ieri le forze armate ucraine stanno inviando nella zona orientale
rinforzi, batterie missilistiche Grad e vecchie batterie missilistiche
dell’Ex URSS S-300 ancora efficienti.
Le forze armate ucraine fortificano le loro posizioni, scavano il
terreno per creare trincee, approfittano della tregua per rinforzare i
contingenti nelle aree da loro controllate. La popolazione ha
abbandonato i campi, e le fattorie sono prede dei militari che usano per
posizionare i loro avamposti.
Gli ucraini spesso sparano per ricordare ai separatisti che sono lì, non
c’è giorno che per le armi sia giorno di festa.
I separatisti si dannano nel frattempo a riparare i mezzi militari
abbandonati dagli ucraini in fuga, si scelgono tra i blindati quelli
meno mal messi che vengono ripristinati alla loro funzionalità con i
pezzi recuperati da quelli meno riadattabili.
La città di Slavyansk è il centro operativo dove è attiva la “clinica
del recupero” dei mezzi militari sottratti all’esercito ucraino, qui
vengono riportati a nuova vita.
I separatisti impediscono alla stampa di raggiungere le zone da loro
controllate, non vogliono dare il fianco alle forze armate di Kiev.
Meglio non far sapere i loro piani strategici in preparazione.
Tutto fa presupporre che si prepara un lungo inverno di guerra, che non
vede sbocchi.
L’accordo sottoscritto il 5 settembre mai rispettato fa presupporre che
non c’è volontà di vera pace.
Gli scontri sono a fisarmonica, da intensi a deboli per diventare nulli
durante la notte, il freddo pungente aiuta, è impossibile combattere con
temperature rigide che rendono difficile la vita per i combattenti di
entrambe le parti.
Unico mezzo di sussistenza al freddo è la legna, si gira per le case
abbandonate in cerca di mobili da bruciare e di tavole di legna per
costruire rifugi dove ripararsi dal rigido generale inverno che comincia
a far capolino.
Maurizio Compagnone
Opinionista de “La Gazzetta italo brasiliana”
Opinionista di “Piazza Italia di Caracas”
Opinionista di “Un Mondo di Italiani”
Opinionista di “Ventono Nuovo”
Opinionista di “TG New”
Editorialista di Approdo News