“Nessun accordo sul nostro bene comune, l’acqua!” Il Coordinamento calabrese acqua pubblica “Bruno Arcuri” chiarisce circa l'accordo raggiunto dalla Sorical
Riceviamo e pubblichiamo:
In questi giorni i media calabresi hanno dato ampio spazio alla notizia dello “storico accordo” raggiunto dalla So.Ri.Cal. S.p.A., società affidataria della gestione degli acquedotti calabresi. I toni trionfalistici che hanno accompagnato questo “evento” necessitano una risposta da parte nostra: un tentativo di mettere i puntini sulle i in un campo, quella della gestione dell’acqua nella nostra regione, dove troppi e troppo spesso dimenticano facilmente.
Partiamo dalla notizia. La Sorical chiude un accordo di ristrutturazione del debito (circa 300 milioni di euro) con i suoi diversi creditori: Enel, Acea e Gala per forniture energetiche, la Depfa Bank finanziatrice del “project”, e altri 150 piccoli creditori. Ma di quali debiti stiamo parlando?
Soprassediamo su quello derivante dalle forniture energetiche: come abbiamo motivato nel nostro “Libro bianco sugli Acquedotti calabresi” questo debito è frutto di una scelta per noi sbagliata, fatta nel 2004, quando l’Enel si dichiarò disponibile a conferire in uso alla Sorical le sue centrali idroelettriche presenti in Calabria a copertura del fabbisogno di energia elettrica degli Acquedotti regionali. La Regione Calabria rifiutò la proposta perché, a suo dire e con molti dubbi da parte nostra, i costi di gestione e manutenzione delle centrali superavano quello di acquisto dell’energia.
Interessante invece è leggere della Depfa Bank come della finanziatrice del “project financing”, termine che spieghiamo brevemente per renderlo meglio comprensibile: il “project financing” o “finanza di progetto” identifica un sistema di realizzazione di opere pubbliche attraverso l’anticipazione dei fondi necessari da parte di un soggetto privato che, in cambio, ottiene la gestione dell’opera per un “congruo” numero di anni.
Ma nel caso Sorical, di quale “project” stiamo parlando? Ricordiamo che uno dei motivi principali dell’apertura ai privati nella gestione del servizio idrico stava proprio nella possibilità di rinvigorire le sempre più vuote casse pubbliche con i denari privati. Questa era la teoria. La pratica racconta invece di un pubblico che non doveva anticipare un euro ma che continua a mettere soldi, come con gli ultimi tre milioni e mezzo di euro erogati dalla Stasi, e di un privato che doveva anticipare i soldi ma che invece non ha messo un solo euro, costringendo all’accensione di un costoso mutuo con una banca, la Depfa appunto molto nota alle cronache giudiziarie per diverse operazioni spregiudicate con i derivati. Un mutuo sul quale avremmo avuto poco o nulla da ridire se fosse stato contratto dalla Veolia e pagato dalla Veolia, ma che invece è stato contratto dalla Sorical e pagato quindi anche dalla Regione Calabria.
Così siamo costretti a leggere giudizi positivi sul fatto che la Veolia “non ha mai creato difficoltà rendendo così più agevole la ricerca di un nuovo socio”: questo è semplicemente allucinante, per una multinazionale che tanti danni ha provocato nella nostra regione, nella gestione di due settori vitali come acqua e rifiuti. Basterebbe ricordare l’assurda vicenda dell’Alaco, il sequestro di quel bacino idrico, la fornitura di acqua non potabile a 400mila calabresi per pretendere dalla Veolia oltre a tutte le risorse rubate, il risarcimento dei danni provocati.
L’unica nota positiva sembra arrivare per le imprese sul territorio, i cui crediti sarebbero saldati al 100% in cinque anni. Ovviamente positiva per quelle imprese che agiscono nella legalità, non come quelle implicate nella vicenda “Ceralacca” e nei tanti altri scandali che hanno coinvolto la Sorical-Veolia.
Quello che ci sembra chiaro, e allo stesso tempo drammatico, è che con questa operazione si voglia “normalizzare” una vicenda, quella del debito Sorical, ricca invece di punti oscuri. Al contrario noi pensiamo che la vicenda non vada chiusa, che vada istituita una commissione di audit per fare finalmente chiarezza assoluta sui debiti, sulle anticipazioni, sulla riscossione dei debiti pregressi, sul ricorso al mutuo con la Depfa e, soprattutto, sulle tariffe applicate ai Comuni calabresi che sono assolutamente illegittime.
La notizia di una ritrovata appetibilità sul mercato della Sorical, per la quale non capiamo cosa ci sarebbe da gioire, necessita invece di un ragionamento più generale.
La politica del Governo Renzi vede come uno degli obiettivi principali il favorire, o meglio l’imporre, processi di fusione e aggregazione tra aziende che gestiscono i servizi pubblici locali. La realizzazione di questo piano, che comporterà la definitiva consegna dei beni comuni ai capitali finanziari, procede rapidamente e i passaggi sono ben evidenti: la “spending review” e la drastica riduzione delle società partecipate dagli enti locali; il decreto “Sblocca Italia” che, modificando profondamente la disciplina sul Servizio Idrico, punta ad affidarne le gestioni alle grandi aziende e multiutilities, di cui diverse già quotate in borsa; la legge di stabilità in cui probabilmente verranno inserite quelle norme volte a imporre agli Enti Locali la collocazione in borsa delle azioni delle aziende che gestiscono servizi pubblici.
Cambiano i governi, cambiano i premier, ma non cambia la volontà di dare centralità al mercato e allontanare le decisioni dal controllo democratico, tradendo e violentando quella volontà popolare espressa con il referendum del 2011, secondo la quale l’acqua e i servizi pubblici devono essere sottratti alle logiche di mercato e di profitto.
Noi non siamo felici per questa ritrovata appetibilità sul mercato della Sorical! Noi, come tutti i calabresi che si sono espressi contro la privatizzazione dei servizi pubblici locali, vorremmo l’acqua fuori dal mercato e, come unica soluzione per uscire da questa drammatica situazione, l’approvazione della nostra Legge di iniziativa popolare per la ripubblicizzazione del Servizio Idrico, sottoscritta da 11mila calabresi e in attesa di essere discussa in Consiglio regionale. Non di certo un nuovo socio privato quindi, ma un’azienda speciale, interamente pubblica, per poter gestire in maniera trasparente e partecipata il nostro prezioso liquido.
Come Coordinamento Calabrese Acqua Pubblica “Bruno Arcuri” continueremo nel nostro impegno, teso a contrastare questa volontà mercificatrice che vede l’acqua e tutti i servizi pubblici locali sempre più nelle grinfie del mercato, a partire da una serie di incontri-dibattiti per la presentazione del “Libro bianco sugli Acquedotti calabresi” nel quale sono riportate, con precisi riferimenti documentati, tutte le problematiche che hanno interessato i nostri acquedotti.
Coordinamento Calabrese Acqua Pubblica “Bruno Arcuri”