Nigeria, massacro nella moschea ostile ai Boko Haram Tre bombe e spari su fedeli a Kano, almeno 120 morti e 270 feriti
(ANSA) Una moschea nella più grande città nel nord della Nigeria, centinaia di fedeli, la preghiera del venerdì iniziata da poco. Due kamikaze si fanno saltare in aria quasi simultaneamente nel cortile e un’altra esplosione devasta una strada laterale. Poi le raffiche dei Kalashnikov falciano i fedeli terrorizzati che fuggono o cercano un riparo. L’ennesima carneficina di civili inermi ad opera degli integralisti islamici Boko Haram (120 morti, 270 feriti è l’ultimo bilancio) è stata compiuta oggi nella Grande Moschea di Kano, quella dove proprio la scorsa settimana l’emiro Sanusi Lamido Sanusi aveva rivolto un appello alla popolazione di tutto il nord del Paese, chiedendo alla gente di prendere la armi contro i terroristi dell’organizzazione Boko Haram.
Un appello importante, di grande rilievo, visto che arrivava da uno dei dignitari musulmani più influenti della Nigeria, un Paese di 170 milioni di abitanti di cui circa 80 milioni musulmani, residenti soprattutto nel nord. L’emiro di Kano è ufficialmente il secondo responsabile musulmano più importante in Nigeria dopo l’emiro di Sokoto, che è considerato il leader di tutti i nigeriani di fede islamica. Nominato emiro quest’anno dopo la controversa decisione del presidente Goodluck Jonathan di sollevarlo dall’incarico di responsabile della Banca centrale nigeriana, Sanusi Lamido Sanusi ha deciso di prendere posizione contro i Boko Haram dopo che negli ultimi dieci giorni quasi quotidianamente i fanatici del terrore hanno ammazzato quasi 300 persone in villaggi, scuole, chiese e moschee, mercati, stazioni di autobus, caserme e edifici governativi. “Questa gente (i Boko Haram) quando attacca uccide tutti, giovani, donne, vecchi e bambini. Rapisce le ragazze per renderle schiave – aveva detto l’emiro – Voi dovete essere forti, dovete capire che dovete difendervi da soli. Non dovete aspettare che siano i soldati a proteggervi”. La carneficina di oggi viene letta da molti osservatori come l’evidente ritorsione al discorso dell’emiro, al suo richiamo a non arrendersi al terrore e alla violenza, a organizzarsi e a reagire dato che l’esercito regolare, pur presente in forze nella zona da mesi, non è finora riuscito neppure a porre un freno alle sanguinose scorrerie degli integralisti islamici. Che, tra l’altro, nell’area hanno anche proclamato un Califfato sull’onda di quello instaurato dall’Isis (Stato islamico) di Abu Bakr al-Baghdadi in Siria e Iraq. La città di Kano, con i suoi 10 milioni di abitanti, è stata spesso teatro di sanguinosi attacchi. Il più spettacolare, nel gennaio 2012, aveva ucciso 185 persone. Un giornalista della France Presse ha riferito di aver contato, in un obitorio della città, 92 corpi. In precedenza soccorritori e medici di vari ospedali avevano affermato di aver “ricevuto” almeno 64 persone decedute e 126 feriti, molti in condizioni gravissime. In serata il bilancio si è ulteriormente aggravato. Qualcosa di nuovo, dopo la strage, oggi è comunque successo. Dei circa 15 miliziani che hanno sparato sui fedeli in fuga, almeno quattro sono stati catturati dalla folla mentre a loro volta cercavano di allontanarsi. E sono stati linciati. Degli altri si sono perse le tracce.