Nino Spirlì scrive una lettera a Jole Santelli (sic!). Tra loro si parlano? Il vicepresidente si rivolge al suo presidente per una questione nobile e condivisbile, con i soliti toni in "odor di santità", sui problemi dell'autismo
Caro amico ti scrivo… inizia così una famosa canzone del mai dimenticato Lucio Dalla, e poi, magari, vista la lettera (pubblicata dalla stampa) del vicepresidente della giunta regionale Nino Spirlì, “…così mi distraggo un po’…”.
A prima vista ho pensato si trattasse di uno scherzo, magari una “fake”, utilizzando il linguaggio moderno, e invece no, il vicepresidente della Giunta Regionale della Calabria, scrive al suo presidente (sic!). Ovviamente, la domanda nasce spontanea, pur non facendolo apposta, ma nasce. Presidente e vicepresidente, si parlano, ordunque, c’è stato qualche screzio? Possiamo fare qualcosa per lenire questa presunta “inimicizia”? Comprendo che la campagna pubblicitaria “Scegli calabrese” non sia andata giù alla governatrice, forse per la provenienza finlandese, magari se fossero stati prodotti locali (come quelle dei “sangiorgisi”, ovvero provenienti da San Giorgio), dei mercati rionali, magari sarebbe stata più felice e soddisfatta. Magari un buon costoluto calabrese o che ne so, i pomodori giganti di Belmonte Calabro, conditi con olio d’oliva, ricavato dagli ulivi secolari della nostra regione.
Comprendiamo pure che questa campagna con il logo del Carroccio associato a quello della Regione Calabria ha creato una casino della Madonna (oh, scusa Nino).
Ovviamente fa scalpore, stupore e diciamo pure incredulità, venire a conoscenza che un vicepresidente si rivolge alla sua presidente (dalla stessa nominato), con una lettera oltremodo inviata alla stampa. E chissà la Santelli quante mail riceverà ogni giorno, avrà la casella postale intasata di comunicazioni, istante ed altro, tra queste, dovrà trovare il tempo di leggere quella del suo vicepresidente (sic!).
La lettera giustamente non inizia con “C’era un volta…”, ma con “Cara Presidente”, rivolgendosi ad essa per una questione seria, condivisibile, ossia il problema dei “bambini, adoloscenti e adulti affetti da autismo o altre disabilità”.
Spirlì scrive, “Come saprai, la chiusura totale delle attività specialistiche ha previsto anche il fermo dell’attività di sostegno per bambini e non, colpiti da questo gravissimo disagio. Le famiglie, senza aiuti, sono allo stremo! La mancanza di terapie di sostegno sta causando gravissimi e pericolosissimi squilibri a questi nostri sfortunati fratelli. E noi non possiamo permetterlo”. Bene, giusto. Ma non glielo poteva dire a voce? La lettera continua, “Ti chiedo di autorizzare, seduta stante, la ripresa, chiaramente in sicurezza, delle terapie specifiche, per l’autismo in tutte le sue forme. Salvaguardare la salute e l’equilibrio delle persone più deboli, fortifica le famiglie e aumenta la loro affettuosa disponibilità nei confronti di questa nostra Istituzione che si sta dimostrando attenta e umana quanto e più delle Istituzioni nazionali. Sono certo che troverai la convinzione della giustezza di questa mia richiesta e non chiuderai le porte alle accorate richieste di tante, troppe, famiglie disperate”.
Mah…chi ci capisce è bravo. Affidandoci alle teorie socratiane, del “so di non sapere”, e aggiungo, “per non sapere leggere e scrivere”, e ancora, “meglio un uovo oggi che una gallina domani”, ma tu questo che senso ha? Cosa sta a significare? Gesto nobilissimo, condivisibile nella maniera più assoluta senza alcuna esitazione di sorta, ma perché scrivere una lettera? La cosa ci preoccupa, e ripeto, se possiamo fare qualcosa caro Nino, fai riferimento pure a noi senza esitare, una buona parola ci sarà sempre per te. Ovviamente lo faremo sempre “per intercessione” non divina, ma laica.
Ah, la lettera doveva essere firmata “Tuo, Nino Spirlì”, e invece no, solo Nino Spirlì. Qualcosa che non torna potrebbe esserci, a pensar male si fa peccato…ma…!