Notte al Museo di Castelvecchio: un romanzo di Fabrizio Ago
redazione | Il 28, Ago 2013
Pubblicato da youcanprint nella collana Narrativa
di ROBERTA STRANO
Notte al Museo di Castelvecchio: un romanzo di Fabrizio Ago
Pubblicato da youcanprint nella collana Narrativa
di Roberta Strano
Notte al museo di Castelvecchio è un originale romanzo di Fabrizio Ago, scrittore torinese.
Autore di saggi, solo recentemente si dedica alla narrativa, avvertendo il desiderio di riuscire a scrivere anche in maniera diversa, più rilassata, dando spazio a fantasia, suggestioni, emozioni.
Il romanzo è suddiviso in 9 capitoli. La vicenda si svolge in un’unica notte di fine marzo a Verona all’interno della Sala Reggia del Museo di Castelvecchio.
L’autore ha dichiarato di essere stato ispirato dal luogo quando gli è capitato di essere stato a Verona “Mi era capitato di andare due volte a Verona, e lì mi si era come accesa una lampadina. Innanzi tutto quello è un museo magico, con l’architettura medievale, misteriosa e armonica ad un tempo, meravigliosamente restaurata da Carlo Scarpa. Nella Sala Reggia, che subito mi rimase cara, sono poi esposte trenta opere, quadri e sculture gotiche del Tre e Quattrocento, tutte bellissime e nell’insieme ben conservate.”
Ed è in questo magico museo che prende vita la sua storia.
Lo scrittore colpito dalle statue decide di farne i protagonisti del suo romanzo. “Era abbastanza semplice immaginare che parlassero, anche che facessero commenti e persino pettegolezzi sui visitatori. Dovevo assolutamente sintonizzarmi con loro, studiandole una ad una, non per ammirane la fattura, ma per carpirne i segreti, ascoltare quello che avevano da rivelarmi, insomma immedesimarmi nella loro dimensione, dando voce ai loro pensieri, sentimenti e ricordi. E questo sia nei rapporti che le opere intrattengono tra loro, che nel modo in cui loro vedono noi umani, o si sentono da noi guardate, con il nostro disinteresse, ma anche i nostri affanni e trepidazioni, in particolare in un periodo difficile come quello attuale.”
Le opere che parlano adottano un linguaggio un po’ desueto e forbito.
Quattro statue, posizionate in semicerchio, usano fare commenti e pettegolezzi in versi.
Tra i racconti assumono rilevanza quello del Cristo sul periodo non menzionato dai Vangeli, quando (secondo la ricostruzione romanzata) lui si recò in Tibet, e la fine della storia d’amore tra una pala ed una statua, con le grandi pene di quest’ultima. E’ stata necessaria un’attenta ricerca storiografica sia sui personaggi rappresentati, che sul periodo in cui tali opere vennero dipinte o scolpite.
Fabrizio Ago è nato a Torino, nel 1942.
Dopo la laurea si è trasferito per motivi di lavoro nell’Africa sub-Sahariana, pur mantenendo sempre Roma come base operativa. È poi approdato alla Cooperazione italiana allo Sviluppo ed ha viaggiato di continuo tra medio Oriente, Cina e Sud-Est europeo.
Attualmente vive in Canada, a Toronto, ma spesso l’autore si rifugia nella sua piccola, ma magica casetta di Procida, dove seduto in una comoda poltrona, davanti al mare ed al Vesuvio, trova l’ispirazione per nuovi libri.
Per l’esperienza trentennale maturata, Ago è un attento studioso di Musei, in cui ha sempre visto qualcosa di magico.
Ha scritto vari saggi, anche veri e propri manuali, su temi legati al museo come concetto generale od a musei specifici.
Per contatti o per lasciare un commento: agofabrizio@gmail.com
http://espressionelibri.wordpress.com/2013/07/22/intervistando-fabrizio-ago-di-roberta-strano/