Nucera (Pdl), “No all’impoverimento dell’autonomie locali”
redazione | Il 27, Ago 2011
Tagliarne le funzioni impoverendone le dotazioni finanziarie, come si sta tentando di fare in queste ore, è un autentico attacco alla democrazia dal basso su cui i Popolari Liberali nel PdL esprimono la loro netta contrarietà”
Nucera (Pdl), “No all’impoverimento dell’autonomie locali”
Tagliarne le funzioni impoverendone le dotazioni finanziarie, come si sta tentando di fare in queste ore, è un autentico attacco alla democrazia dal basso su cui i Popolari Liberali nel PdL esprimono la loro netta contrarietà”
REGGIO CALABRIA – “Le Regioni, le Province, le Città Metropolitane e i Comuni sono enti autonomi regolati dalla Costituzione, con propri statuti e propri poteri, secondo criteri di bilanciamento nel rapporto con lo Stato centrale ed in più, primi ‘sportelli sociali’ nel rapporto tra Pubblica amministrazione e cittadini. Tagliarne le funzioni impoverendone le dotazioni finanziarie, come si sta tentando di fare in queste ore, è un autentico attacco alla democrazia dal basso su cui i Popolari Liberali nel PdL esprimono la loro netta contrarietà”.
E’ quanto afferma il segretario-questore del Consiglio regionale, Giovanni Nucera, coordinatore in Calabria del movimento di ispirazione cattolica. “Le pur difficili condizioni della finanza nazionale – prosegue Nucera – non possono essere certo affrontate elidendo con un semplice tratto di penna storie secolari, indirizzi e impostazioni culturali sulle forme di Stato, che sono alla base dell’ordinamento repubblicano. Voglio ricordare che l’Italia, così come avveniva nel ‘ 300 nel resto dell’Europa con le Città-Stato, muove il suo cammino verso lo Stato nazionale con l’avvento dei Comuni. Ma per restare più da presso alla storia, mi pare sia impossibile dimenticare la straordinaria elaborazione di pensiero di don Luigi Sturzo e Alcide De Gasperi, che è alla base di teorie dello Stato incarnate dalla Democrazia Cristiana nell’Italia repubblicana ed implementate nella Costituzione proprio per non scindere il binomio cittadino- istituzioni! Dire che tutto ciò che si va preparando in queste ore in Parlamento desta preoccupazione è puro eufemismo, perciò non è accettabile che sulle Autonomie locali si cali un’autentica mannaia che avrebbe come principale risultato quello di estinguere precise identità che hanno caratterizzato il nostro Paese sul piano dei servizi pubblici, della sicurezza sociale e delle diversità culturali. Aspetti – ricorda Giovani Nucera – che hanno arricchito con apporti originali l’Italia, elevando ed impreziosendo la qualità del livello di cittadinanza e, allo stesso tempo, di responsabilità dell’intera comunità nazionale. Affidare, dunque, ad un semplice ‘decreto’ – sottolinea Nucera – un sommovimento istituzionale di tale portata non solo non convince, ma inaugura una strada pericolosa, stranamente neocentralista, nonostante l’avviato percorso di costruzione dello Stato federale. Le Autonomie locali – evidenzia Giovanni Nucera – hanno certamente bisogno di un buon tagliando istituzionale, magari riflettendo sulla eventuale necessità di ripristinare taluni sistemi di controllo troppo in fretta cancellati dalla legge Bassanini, di valutare la costituzione di consorzi per la gestione di straordinari servizi in tema di controllo e salvaguardia dell’ambiente e del territorio, tutto questo, però, senza snaturarne la funzione di rappresentanza democratica, di primo interfaccia con i cittadini nel governo e nell’erogazione dei propri servizi. Ecco perché appare inaccettabile porre agli occhi dell’opinione pubblica nazionale la presunta ‘spreconeria’ del sistema delle Autonomie locali, come se le difficoltà del Paese, della crescita economica, del suo target di capacità di competizione internazionale, fossero tutti addebitabili a Regioni, Province e Comuni. E’ un indirizzo che personalmente non condivido, che non aiuta il Paese ad uscire dalla crisi, anzi, ne deprime ulteriormente le potenzialità di ripresa e distrugge la preziosa esperienza frutto dell’impegno dei cattolici in politica, che ha permesso all’Italia di portarsi, in poco più di un decennio, dopo l’immane tragedia della seconda guerra mondiale, tra i primi sette Paesi al mondo più sviluppati”.
cc L’Ufficio Stampa