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TAURIANOVA (RC), MERCOLEDì 01 GENNAIO 2025

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Nuova legge elettorale?

Nuova legge elettorale?

| Il 26, Set 2012

Le riflessioni di Saverio Zavettieri

Nuova legge elettorale?

Le riflessioni di Saverio Zavettieri

 

 

Riceviamo e pubblichiamo:

La Conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama unitamente al Presidente Schifani ha fissato per i primi di Ottobre l’iter per la tanto attesa riforma della legge elettorale con cui andare al voto nella prossima primavera. Dopo tante disquisizioni e tatticismi che hanno prodotto un nulla di fatto si è pervenuti alla decisione obbligata di andare in Aula anche senza accordo, con l’onere, per tutti i soggetti in campo, di scoprire le carte non essendo più lecito tergiversare anche per i tempi ristretti ormai al limite della Costituzione. Noi “Riformisti e Socialisti” intendiamo prendere per buoni i propositi fin qui emersi ed avanziamo semplici ragionamenti ed alcune ipotesi.

Per quel che ci riguarda diciamo “Si!” ad una nuova legge elettorale che recuperi il principio della rappresentanza, sacrificato sull’altare della governabilità che, tanto il “Mattarellum” che il “Porcellum” hanno disatteso creando un solco tra eletti ed elettori e partorendo governi che solo in un caso hanno abbracciato l’arco dell’intera legislatura. Il rispristino del voto di preferenza, peraltro voluto da un referendum disatteso, si presenta pertanto come lo strumento più idoneo per una scelta libera e partecipata della rappresentanza elettiva. In un sistema vivo e vitale, la governabilità, più che dal sistema elettorale, viene garantita dalla responsabilità delle forze politiche in campo oltre che da progetti politici unificanti, da scelte programmatiche omogenee, da alleanze coerenti; tutte questioni che fanno a pugni con l’attuale bipolarismo.

Diciamo invece “No!” ad una legge elettorale merce di scambio tra i Partiti della strana maggioranza sol per costruire rapporti, alleanze politiche e strategie che non possono essere vincolate e condizionate unicamente dal tipo di voto che serve per eleggere il Parlamento salvo che non si passi dal sistema di democrazia parlamentare tutt’ora in vigore ad uno di democrazia diretta da costruire con una legge costituzionale e che solo un’Assemblea costituente potrebbe portare a compimento senza perpetuare il rituale degli strappi e delle forzature.

La scelta di modifica della legge elettorale sganciata dal progetto di riforma delle Istituzioni su forma di governo parlamentare o presidenziale, bicameralismo e riduzione dei parlamentari su cui per altro si è già pronunciato un ramo del Parlamento, rappresenta di fatto un limite obiettivo non privo di effetti negativi. “Errare umanum est – come nel ’92 – perseverare diabolicum”!

In sostanza, sulla partita della legge elettorale, si misurano le strategie delle forze della strana maggioranza che sostiene “Monti” per il “dopo – Monti” con probabilità di successo direttamente proporzionali al peso di ognuna di esse e non alle ragioni di efficienza e funzionalità delle istituzioni o agli interessi del Paese che vengono sempre dopo.

Il dato che emerge e di cui prendere atto, al di là se piace o dispiace, specie dopo il viatico del Quirinale sull’approvazione anche a maggioranza del meccanismo elettorale, assegna al Cavaliere il ruolo di dominus come socio di maggioranza del Parlamento senza cui, o contro cui, risulta impossibile una modifica dell’attuale meccanismo elettorale se non nella versione a lui più gradita o meno sgradita.

Alla luce di queste considerazioni vanno inoltre vagliate tre possibili ipotesi di riforma, fermo restando una quarta che consiste nel mantenimento della legge elettorale attuale che trova la sua forza intrinseca nella difesa dello status quo ante su cui reggono tutte le leadership delle forze politiche presenti in oggi Parlamento.

L’ipotesi più gettonata, e per questo meno probabile, è quella che vedrebbe insieme, d’accordo tra loro, i partiti della strana maggioranza Pd – PdL – UDC per tirare la volata ad un “Monti – bis” molto gradito al Quirinale ed a Casini, non sgradito al Cavaliere, fortemente osteggiato per legittima difesa da Bersani e dal suo partito. La soluzione tecnica della legge, necessariamente inedita e costruita ad hoc, sarebbe un misto di spagnolo, tedesco ed ungherese, buona per confondere le idee ed imbrogliare l’elettorato.

La seconda ipotesi poggia sulla riedizione dell’asse tra PdL ed UDC, sempre possibile essendo da tempo abituati alle piroette di Casini, che comporta un rientro nei ranghi del centrodestra di quest’ultimo compensato con l’avvio del superamento del bipolarismo attraverso il varo di una legge elettorale sul modello tedesco (proporzionale, soglia di sbarramento al 4% e premio di maggioranza) tanto agognata dal leader UDC. Pazienza per Bersani che andrebbe sulle barricate!

La terza ipotesi, quella residuale, ma non per questo la meno probabile, è basata su un’intesa tra gli antagonisti di questo ventennio – PdL e PD nelle diverse varianti – sempre in nome dell’interesse superiore dell’Italia ridotta al lumicino dai loro errori che, sancendo una tregua, puntellando un sistema giunto ormai al capolinea introducendo uno Statuto speciale per l’opposizione con la spartizione bipartisan dei vertici istituzionali, una rendita di posizione per il migliore perdente e l’esclusione delle forze complementari di centro, di sinistra e di destra ingessando così il Paese per non si sa quanti anni ancora. L’unico inconveniente, in tal caso, consiste nell’individuare il kamikaze da consegnare in pasto all’elettorato.

Come talvolta avviene nel gioco del Monopoli dopo tre mosse si rischia di ritornare alla casella di partenza!

On. Saverio Zavettieri