Nuovo viaggio nell’unificazione di Radicena e Jatrinoli Il sociologo Mimmo Petullà focalizza l'attenzione sulle pratiche inclusive delle periferie di Taurianova
di Mimmo Petullà
Ogni eventuale percorso di costruzione delle pratiche commemorative, riguardante il Regio Decreto Legge riunente Radicena e Iatrinoli in un unico comune, sarebbe impensabile se al centro dell’attenzione non riportasse – tra l’altro – la complessa questione delle frazioni. Inefficace risulterebbe finanche l’individuazione e la promozione degli aspetti considerati più significativi, se i contenuti della memoria – che s’intendessero proporre quale comunitario oggetto di studio – non restituissero una delle fondamentali e fedeli immagini del passato e del presente, raffigurata proprio dalle aree urbane più periferiche. L’adozione di tale prospettiva consente di cogliere l’effetto di divisione – se non di vera e propria frattura – che su di esse ha continuato a insistere anche dopo l’evento del millenovecentoventotto. Bisogna infatti ammettere che, in modo particolare per le frazioni, la variabile rappresentata dalla distanza fisica – rispetto alla parte centrale della città – si è tradotta nel consolidamento di visibili disuguaglianze di natura sociale ed economica.
Dal canto loro, le traiettorie dello sviluppo che hanno contrassegnato certi provvedimenti di politica urbana, nel successivo e lungo periodo dello svolgimento di riordino territoriale, hanno sottratto queste zone a una pianificata sistematicità dell’intervento pubblico, dunque al senso della comunità, trasformandole in vere e proprie appendici – non raramente indicate con accezioni negative – caratterizzate da una vita essenzialmente localista e costruita su dinamiche relazionali tendenzialmente anonime. Un processo d’inesorabile impoverimento, questo, il cui epilogo è stato quello di pervenire a forme pressoché istituzionalizzate di marginalizzazione urbana, che hanno scoraggiato l’esperienza abitativa da ogni riferimento – visivo e simbolico – alla città, lasciando al contempo intendere che a Taurianova la spaccatura tra il centro e la periferia non rappresenta unicamente una problematica concernente la dimensione urbanistica, ma pone ineludibili e articolati interrogativi anche sul versante più ampiamente democratico e culturale.
La decisiva e svalorizzante fisionomia delle frazioni, tuttavia, si è registrata nel momento in cui esse sono state defraudate dei riferimenti alla propria storia e alle proprie tradizioni, dunque deprivate della potenziante conoscenza delle vitali radici, di prioritario e assoluto rilievo – basti pensare, ad esempio, all’operosa comunità di San Martino – anche per la rappresentazione identitaria di Taurianova. Il modo con cui tale legame di appartenenza è stato essenzialmente mortificato e assorbito – fino a essere quasi del tutto rimosso dall’agenda dei variegati percorsi amministrativi – lascia cogliere l’insufficienza della politica nel riconoscere e custodire memorie e valori simbolici, senz’altro fondamentali per attribuire senso al rapporto che congiunge la popolazione al suo territorio. Sembra in ogni caso si assista, oggi, a una maggiore disposizione di ascolto nei confronti delle frazioni e delle contrade, che si lascia cogliere in una più appropriata attenzione alla riqualificante trasformazione dei sunnominati territori. Si tratta di un avvio che potrebbe essere ulteriormente intensificato, magari sperimentando – come prioritario punto d’incontro e di sintesi – una concezione collaborativa, attraverso la stabile promozione di strumenti di partecipazione democratica, volti a incoraggiare il cittadino di riferimento a diventare attore attivo e responsabile, coinvolto nell’individuazione e nella soluzione delle problematiche.
L’auspicio, appunto per questo, è che l’evento commemorativo dell’unificazione di Radicena e di Iatrinoli contribuisca a favorire la diffusione di rinnovate strategie e pratiche inclusive, nel tentativo di collocare al centro delle scelte decisionali le istanze che impattano sui vissuti e sulle criticità di tutte le periferie, di cui vanno incentivate le non sottovalutabili capacità produttive e socio – relazionali.