O. Greco (IdM), Calabria, servono 200 miliardi non decreti La pandemia sta facendo il suo inesorabile corso ma la vera bomba ancora non è scoppiata ma già cammina inesorabilmente e si fa sentire
Riceviamo e pubblichiamo
Quello che stiamo vivendo, per chi ancora non se ne fosse accorto o per chi ancora tende a nasconderlo e a sublimarlo con gli hashtag, non è uno stato di calamità naturale ma un vero è proprio scenario di guerra. Il SSN sta combattendo il nemico sul suo fronte, la battaglia è quella di sconfiggere la pandemia e tutelare la salute pubblica. Ma il tempo passa, decreto dopo decreto l’emergenza continua e quindi le misure di sicurezza si prorogano in un continuum calcolato in un periodo compreso fino a sei mesi. Un lasso di tempo che vedrà il nostro Paese affrontare senza dubbio la crisi economica e poi sociale più imponente della sua storia. L’economia italiana è in ginocchio! Privato, pubblico, grandi e piccole aziende, autonomi con o senza Partita IVA, attività ricettive e di ristorazione, il mondo agricolo, ma anche le fasce deboli e meno abbienti, si troveranno a fare i conti con la propria sussistenza e quindi esistenza. Italia del Meridione sarà a fianco del sistema economico imprenditoriale, ossatura su cui si regge il nostro Paese, delle Piccole e Medie imprese e di chi vive situazioni di disagio sociale che potrebbero portare per necessità ad altri scenari. La pandemia sta facendo il suo inesorabile corso ma la vera bomba ancora non è scoppiata ma già cammina inesorabilmente e si fa sentire, default dell’economia, recessione in ogni settore e quindi disoccupazione e crisi sociale. Ma ancora qualcuno pensa di giocare a Risiko, le azioni messe in campo non corrispondono alla drammaticità della situazione e più passa il tempo più battaglie stiamo perdendo a suon di proclami, di rimpalli e negoziazioni, il “Cura Italia”, il dl da 25 miliardi varato a marzo sembra essere ancora sospeso in un limbo. I bonus tardano ad arrivare perché si scontrano con la fragilità e l’arretratezza dei sistemi di gestione degli enti.
Quello che è stato definito “reddito di emergenza” deve essere esteso necessariamente a tutte quelle fasce di popolazione che stanno soffrendo la crisi, compresi coloro che rientrano nel lavoro nero, che non significa lavoro criminale. Sosteniamo con forza e ci uniamo in modo corale alla battaglia intrapresa dai numerosi lavoratori autonomi possessori di Partita Iva.
Sono necessarie azioni di forza e strumenti e mezzi adatti alla situazione, abbattere il muro della burocrazia diventa fondamentale. È il momento della reazione a catena per troppo tempo rinviata. Non bisogna “battere moneta” come qualcuno farnetica ma soltanto immettere liquidità, sostenere concretamente l’economia, rimpinguare i conti correnti e per questo non c’è bisogno né di proclami né di alzate di testa ma solo agire nell’immediato! E se l’Europa si fa attendere (ma arriverà), allora deve essere il Governo a intraprendere quelle misure necessarie. Il debito pubblico deve perdere la sua connotazione negativa e diventare invece ciò che salverà il Paese. Le misure devono essere dirompenti attivando garanzie per miliardi di euro e di prestiti e finanziamenti alle imprese, obbligatoriamente a tasso 0 e da estinguersi in tempi lunghi, anche 10 anni. Pagamenti, mutui, affitti, utenze, scadenze fiscali, devono essere sospese trovando soluzioni adatte a rispondere alla mancanza di liquidità. Fondi di solidarietà devono arrivare a tutte le famiglie italiane. L’autonomia lasciata ai comuni deve essere supportato da nord a sud in maniera equa e rispondente alle reali necessità sia sociali ma anche finanziarie, nella ripresa aiutare le attività commerciali soprattutto in settori strategici come il turismo e l’enogastronomia che rappresentano una grossa fetta del PIL nazionale diventa fondamentale attraverso la sospensione di tasse e canoni.
Da più parti si alza il grido di aiuto, si fanno già i conti con le perdite e le cifre di segno negativo sono davvero pesanti, interi settori sono piegati più di altri. Il 2020 è segnato inevitabilmente! Permettere ai privati di ripartire, di rimettere in moto il sistema economico, di non fallire ma neanche di consentire alle banche (di nuovo!) di speculare, offrendo scoperti o fidi a tassi da usurai, innescando processi da cui sarà difficile uscirne! Dare la possibilità di sostenere la forza lavoro con procedimenti di sostegno come i già citati voucher.
Parola d’ordine liquidità in tutte le forme possibile. La cifra deve essere proporzionata al momento ma soprattutto al dopo. 200 miliardi per iniziare, sorreggendo le imprese e qualsiasi attività produttiva rimpinguando i conti correnti direttamente sul calcolo del fatturato mensile, con totale garanzia statale per i primi mesi di totale inattività. A cui dovranno seguire prestiti agevolati, a tassi irrisori e rientri in tempi lunghi.
Mai come in questo momento serve lungimiranza e competenza, ciò che da sempre come IDM sosteniamo, ma che manca a questo Paese da tempo e che ora è indispensabile per uscire dall’emergenza, e dove anche la politica deve ritornare ad essere protagonista e guida anche in quel cambiamento che non può più essere rimandato. Colpiti sì ma pronti a ripartire con una nuova visione di questo Paese!