Le donne tedesche lavorano poco e vengono pagate male. A dirlo uno studio OCSE secondo
cui “Il modello dell’uomo che guadagna da solo o comunque porta lo stipendio maggiore
a casa è ancora dominante”. Se il 70% delle donne lavora, solo un 30% ha un ‘full
time’. E con venti ore alla settimana, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello
“Sportello dei Diritti”, si tratta di un tempo dedicato al lavoro piuttosto
breve. Nelle coppie che hanno un solo figlio, le donne contribuiscono con il 22,6%
alle entrate familiari. E questo è il risultato peggiore su 15 Paesi in Europa.
Le donne si sentono costrette per lo più a ridurre il tempo dedicato alla professione
per gli orari di apertura rigidi di asili e scuole. E nel tempo libero si occupano
molto del lavoro domestico. Lo scarto fra gli stipendi di uomini è donne è del
21%. Un fattore essenziale è anche la circostanza che, se hanno figli piccoli, le
donne vogliono restare a casa per occuparsene: la scelta del part-time non è però
sempre reversibile (in full-time) e per questo, nel dibattito pubblico, si parla
di “trappola”.La cultura del lavoro femminile è poi diversa nell’est e nell’ovest
del Paese: un residuo dei tempi della divisione della Germania. Nel 2002, il 50%
delle donne nell’ovest rispondeva di ritenere che nell’età prescolare dei figli
la mamma dovesse astenersi dal lavoro; nel 2012, la percentuale di chi coltiva questa
convinzione è calata al 20%. Nell’est, nel 2002 solo il 17% delle donne la pensava
così, e dieci anni dopo la percentuale è calata sotto il 10%. Un’eredità della
DDR, che ha sempre promosso il lavoro femminile.