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TAURIANOVA (RC), MERCOLEDì 25 DICEMBRE 2024

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Omicidio Fabrizio Pioli: le intercettazioni in mano agli inquirenti

Omicidio Fabrizio Pioli: le intercettazioni in mano agli inquirenti

| Il 02, Mar 2012

E la denuncia di Simona, la donna con cui il giovane aveva intrapreso una relazione sentimentale

Omicidio Fabrizio Pioli: le intercettazioni in mano agli inquirenti

E la denuncia di Simona, la donna con cui il giovane aveva intrapreso una relazione sentimentale

 

 

Fabrizio Pioli manca da casa ormai da 8 giorni e ancora non si ha un quadro preciso di quello che possa essere successo. Ciò che sembra ormai inconfutabile è però il suo assassinio. E’ questo infatti quanto emerso finora dalle intercettazioni in mano agli inquirenti. Intercettazioni effettuate nella caserma dei carabinieri di Gioia Tauro, nel giorno in cui, come persone informate dei fatti, erano stati convocati dai militari: Simona, la donna con cui Fabrizio aveva intrapreso una relazione, la madre della donna, Vincenzo, marito di Simona, tornato di tutta fretta da Como dove vive per lavoro, dopo essere stato contattato dalla moglie, e Domenico Napoli, il fratello della donna, che attualmente si trova in carcere con l’accusa di omicidio ed occultamento di cadavere, il cui fermo, insieme a quello del padre Antonio, che risulta irreperibile, è stato convalidato giovedì dal gip Paolo Ramondino. Giunti in caserma, Simona e la madre vengono fatte attendere in una stanza e Vincenzo e Domenico in un’altra. Inconsapevoli di essere registrati, i quattro cominciano a dialogare e a fare gesti inconfutabili per gli investigatori. Usano parole e mimica che conducono gli inquirenti ad un’unica, sconfortante ed amara conclusione: «Fabrizio Pioli è morto, e dopo l’uccisione Antonio Napoli, coadiuvato da persone allo stato ignote, si è premurato di nascondere il cadavere».

Le intercettazioni in caserma

Tra Vincenzo e Domenico Napoli, rispettivamente il marito e il fratello di Simona:

Vincenzo: U pà? (inteso presumibilmente come il papà)

Domenico: Iu u cercanu u terrenu p emu iettanu (sono andati a cercare un terreno per gettarlo)

Vincenzo: gesticola con le mani

Domenico: Picchì tu chiamasti (perché tu hai chiamato)

Vincenzo: …inc….

Domenico: Avanzi a idi nui eramu (eravamo davanti a loro)

Vincenzo: Eh… (gesticola con le mani)

Per gli inquirenti, Vincenzo nel suo gesticolare con le mani sembrerebbe mimare una pistola.

Nei dialoghi tra Simona e la madre, viene fuori tutta la rabbia di Simona nei confronti dei genitori e del fratello, la sua convinzione su come si siano svolti i fatti e la minaccia esplicita: «Se lo trovano morto faccio sì che non veda più la luce del sole, non ti preoccupare».

La denuncia di Simona

Una vicenda che ha dell’incredibile, una storia d’amore impossibile, culminata con la tragica fine di un giovane e con la disperazione della sua amante, quella donna che per Fabrizio voleva lasciare il marito, la stessa che ha avuto il coraggio di denunciare, ai carabinieri prima e alla procura di Palmi dopo, quello che ha visto e ciò che crede di sapere circa gli avvenimenti di quel giovedì pomeriggio che ha “inghiottito”, facendolo scomparire nel nulla il suo amore. E’ un racconto lucido quello di Simona, che con minuzia di particolari racconta dell’incontro con il giovane elettrauto, di quella Mini Cooper di Fabrizio che parcheggiata di fronte a casa sua desta i sospetti dei genitori. Proprio per questi sospetti, i due decidono che Fabrizio «dovesse andare via di corsa – racconta Simona – perché chiaramente i miei sospettavano. Siamo usciti insieme, prendendo ciascuno di noi il proprio veicolo. Dietro ci sono venuti i miei genitori. Ho visto precisamente mio padre uscire di corsa di casa ed entrare nel Fiorino. Io ho preso direzione verso il paese – afferma la donna – Fabrizio verso la superstrada. Mio padre non lo conosce nel modo più assoluto. Per mio padre era una cosa gravissima averlo visto uscire da casa mia. Mia madre si è fermata davanti casa mia con la sua Fiat Panda. Io mi sono diretta all’asilo a prendere mio figlio». La ragazza racconta quindi di aver imboccato «la strada di Rosarno. All’imbocco ho visto il Fiorino di mio padre e la macchina di Fabrizio, e loro due litigare. Mio padre mi ha visto passare e ha fatto il gesto di fermarmi, allargando le braccia. In quel momento ho notato che nella mano destra aveva la pistola. La stessa pistola – sostiene – che mio padre aveva anche se non è detentore legittimo. Io avevo visto quella pistola in casa. La teneva all’interno di un gallinaio. Mio padre è stato condannato per tentato omicidio e denunciato per associazione mafiosa e ricettazione». Dopo la breve parentesi sul padre, Simona ritorna a raccontare quello che ha visto allo svincolo autostradale. «Fabrizio era appoggiato al finestrino della macchina – dichiara la donna –. Ho visto che erano agiati entrambi. Le due macchine erano parallele e loro si trovavano in mezzo ai veicoli. Non mi sono fermata e ho imboccato la strada per Gioiosa Jonica. Qui ho incrociato mio fratello Domenico a bordo di una 500 bianca. Mio fratello certamente andava da mio padre. Secondo me mio fratello aveva solo il compito di disfarsi della macchina di Fabrizio. Non che lo abbia, se morto, potuto uccidere». Simona giunta a Gioiosa, si ferma davanti alla caserma dei carabinieri, dove racconta per la prima volta a quanto avrebbe assistito. «Invece a mio modo di vedere – aggiunge – sotto la minaccia della pistola, mio padre può avere costretto Fabrizio a salire sul Fiorino oppure averlo costretto a utilizzare la minicooper, con la quale potrebbero essere andati chissà dove, ed abbia lasciato il Fiorino perché lo portasse via mio fratello. Ho provato tutta la notte a chiamare Fabrizio, ma il cellulare è spento. Ho paura di tornare a casa dopo queste dichiarazioni. Mi dichiaro disponibile a sottopormi ad un programma di protezione». Quella stessa sera i carabinieri, per verificare il racconto di Simona, effettuano una perquisizione a casa di Antonio Napoli. L’arma non viene trovata e per gli inquirenti è la prima conferma di quanto detto dalla testimone, suffragata dal ritrovamento di una grande quantità di munizioni non dichiarate: 99 proiettili calibro 9 millimetri Luger; 50 proiettili marca Fiocchi; un proiettile calibro 7.65 MFS; due serbatoi bifilari per armi semiautomatiche tipo “pistola” avente capacità di 15 colpi cadauno calibro 9 millimetri.

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