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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 20 OTTOBRE 2024

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Omicidio Soumaila Sacko, la condanna delle istituzioni Il mondo calabrese dice no alla violenza

Omicidio Soumaila Sacko, la condanna delle istituzioni Il mondo calabrese dice no alla violenza
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CGIL CALABRIA

Un morto e due feriti. Questo il bilancio della vile aggressione avvenuta la scorsa notte a San Calogero in provincia di Vibo Valentia. Preso di mira come un bersaglio di tiro a segno: così è morto Sacko Soumaila, ventinovenne maliano, che insieme ad altri due connazionali, regolarmente soggiornanti in Italia, si trovava all’ex Fornace, una fabbrica abbandonata nella zona di San Calogero, alla ricerca di lamiere e altro materiale di scarto utili per costruire l’ennesimo riparo di fortuna. Soumaila e gli altri due migranti feriti, Madiheri Drame e Madoufoune Fofana, vivevano nella II Zona Industriale di San Ferdinando, nell’area della tendopoli nella quale da anni sopravvivono in condizioni disumane i numerosi braccianti impiegati nei campi della Piana di Gioia Tauro.
Da troppo tempo, come Flai e Cgil denunciamo le condizioni di vita e di lavoro alle quali sono costretti a sottostare ancora oggi, malgrado gli importanti risultati legislativi ottenuti e l’allestimento della nuova tendopoli, uomini e donne che di anno in anno durante la stagione di raccolta ritornano nella piana. Quello che è accaduto, oltre a dimostrare drammaticamente quali possano essere le conseguenze della mancata accoglienza e dell’inesistente integrazione, impone ancora una volta l’intervento immediato e non rinviabile dello Stato per il superamento definitivo dell’ormai nota situazione alloggiativa in cui sopravvivono da troppo tempo uomini, donne e bambini. Come più volte ribadito, vanno messe definitivamente in atto tutte le azioni necessarie per favorire la fuoriuscita dall’ancora attuale condizione di degrado e precarietà che caratterizza l’intero territorio della Piana di Gioia Tauro e ridare dignità al lavoro agricolo garantendo il rispetto dei contratti e individuando fin da subito idonee strutture alternative alle baracche, ai capannoni e ai casolari, serviti in questi anni, e mai come adesso, a coprire il fabbisogno di posti letto e quanto necessario. Un’accoglienza dignitosa è il primo passo per arginare gravi abusi quali lo sfruttamento lavorativo: negare un’accoglienza degna di un paese civile a questi lavoratori vuol dire necessariamente consegnarli ai caporali e agli sfruttatori.
Quanto avvenuto la scorsa notte è sconcertante e nel ribadire la nostra condanna verso tali gesti manifestiamo serie preoccupazioni per l’aumento di violenze inaudite alimentate da un clima esasperato sempre più dedito all’odio. Nel totale dissenso per quanto accaduto, confidiamo nel l’operato delle Forze dell’Ordine e della Magistratura perché facciano piena luce consegnando il responsabile alla Giustizia.

Angelo Sposato Celeste Logiacco
Segretario Gen.le CGIL CALABRIA Segretario Gen.le CGIL PIANA DI GIOIA TAURO

GIUSEPPE IDA’ (SINDACO ROSARNO)

Esprimo ferma e netta condanna per il gravissimo fatto di sangue avvenuto nelle campagne di San Calogero, costato la vita ad un giovane migrante del Mali ed il ferimento di due suoi connazionali, vittime di un agguato mentre nottetempo si accingevano, secondo le prime risultanze investigative, a recuperare qualche lamiera arrugginita da una vecchia fornace da anni abbandonata. E’ un omicidio efferato che non può restare impunito, e chi si è macchiato di tale crimine deve essere al più presto assicurato alla giustizia. Ma un gesto isolato, tra l’altro non avvenuto a Rosarno, non può consentire che si parli ancora una volta di una Città xenofoba e razzista, quando in realtà sin dai primi anni novanta è stata tra le prime comunità d’Italia ad accogliere ed aiutare, con profondo sentimento umanitario, migliaia di extracomunitari in fuga dai paesi d’origine a causa di miseria, malattie, guerre. C’è tuttavia da rilevare che per effetto della gravissima crisi del comparto agricolo, del crollo delle opportunità di lavoro e della presenza abnorme di migranti in un territorio economicamente al collasso, la situazione, purtroppo, è iniziata a degenerare ed all’interno della nostra città, a fronte della presenza di circa un migliaio di nuovi immigrati interamente integrati e rispettosi delle leggi, sono sorti dei veri e propri ghetti, sacche di degrado sociale, che stanno rendendo quei quartieri invivibili per i residenti. Da due anni a questa parte, grazie alla preziosa collaborazione delle Forze dell’Ordine ed all’eccellente lavoro della Prefettura, sono state effettuate numerose operazioni interforze che hanno consentito di accertare i reati perpetrati da numerosi immigrati, quali sfruttamento della prostituzione, spaccio di droga, ubriachezza molesta per sé e gli altri, occupazione illegale di immobili e svariati crimini minori, misure che, ovviamente, non sono sufficienti per contrastare l’illegalità che si sta diffondendo sempre più. La speranza è che il neo Ministro degli Interni Matteo Salvini, al quale già domani chiederò un incontro, intervenga con azioni decise e risolutorie su irregolari e criminali, ma anche con provvedimenti idonei a combattere la piaga purulenta della disoccupazione, in modo da creare le condizioni per una reale e costruttiva integrazione e scongiurare il rischio di tensioni sociali. Rosarno è una Città accogliente ed aperta per chi è onesto, lavoratore ed è pronto ad integrarsi con i nostri usi e costumi.

RETE DEI COMUNI SOLIDALI RECOSOL

Quanto accaduto nella serata di ieri, con un altro tiro a segno nei confronti dei migranti, è intollerabile ed è il frutto avvelenato di un clima di razzismo dilagante affermato dalle forze politiche che hanno soffiato sull’odio per conquistare consenso. Un ragazzo di ventinove anni è stato ammazzato a sangue freddo. Era colpevole di cercare qualcosa per costruirsi un tetto per affrontare la notte. Domani gli sprar gestiti dalla Rete dei Comuni solidali a Gioiosa e Cinquefrondi saranno in lutto per la morta atroce e insensata di Sacko Soumayla e per opporsi alla logica che vede i migranti solo come un pericolo e non come esseri umani. Vogliamo ricordare Sacko con le parole di don Pino Demasi: “Soumaila Sacko aveva 29 anni. Era un bracciante e viveva nella tendopoli di San Ferdinando. Molti di noi lo conoscevano. Si accompagnava spesso a don Roberto. Recentemente e’ stato ricoverato in ospedale a causa di un ‘ulcera e qualcuno di noi ha fatto la notte in ospedale con lui. Dopo una lunga giornata di lavoro, pagata per pochi euro, era andato a cercare delle lamiere, per la sua baracca, in una vecchia fabbrica abbandonata sulla Statale 18, vicino Rosarno. Alle 20.30 qualcuno, a distanza di 60 metri, gli ha sparato colpendolo alla testa. Soumaila è morto. Si’ perché’ nei nostri territori qualcuno ha deciso cosi. IN QUESTA TERRA SI MUORE NON SOLO DI NDRANGHETA,DI TUMORE E DI MALASANITÀ’ MA ANCHE DI RAZZISMO. NOI ABBIAMO SCELTO DA CHE PARTE STARE! VIVA LA CALABRIA CHE RESISTE”.

TONINO CONDRO’

Alle parole di Don Pino De Masi, è seguito il commento di Tonino Condrò, del movimento Masaniello:

ERASMO PALAZZOTTO (LIBERI E UGUALI)

Nei giorni scorsi in Calabria è morto un sindacalista, ammazzato a colpi di
fucile. Lavorava nei campi per pochi euro all’ora, in nero, come migliaia
di altri migranti. Viveva in una baraccopoli, senza luce né acqua.
Organizzava i lavoratori, provava a renderli coscienti dei loro diritti.
Sono passate 48 ore e il Ministro dell’Interno non ha trovato nemmeno una
parola da spendere soltanto perché era del Mali. E come lui neanche il
ministro del Lavoro ha speso parole per questa tragedia. Eppure sono
persone loquaci. Lo afferma il deputato di LeU Erasmo Palazzotto.

MEZZOGIORNO IN MOVIMENTO

“La drammatica vicenda del migrante ucciso nel vibonese fa riemergere in tutta la
sua assurdità la situazione in cui versa la Piana di Gioia Tauro e, in particolare,
l’area di San Ferdinando dove, com’è noto, è presente una fatiscente tendopoli.
Uno scenario di degrado assoluto di fronte al quale occorre una seria e autentica
assunzione di responsabilità”. E’ quanto afferma “Mezzogiorno in Movimento”,
la nuova realtà politica di impronta meridionalista e garantista fondata da Andrea
Cuzzocrea, Mimmo Gangemi, Gianpaolo Catanzariti, Pierpaolo Zavettieri e Ilario Ammendolia.
“Al di là della necessaria e attenta attività investigativa che dovrà far luce
su quanto accaduto – prosegue il movimento – riteniamo che si debba avviare una profonda
riflessione sulla gravità di questo episodio che ha visto pagare con la vita una
persona, un giovane, che si batteva con coraggio per rivendicare condizioni di vita
dignitose per tutti coloro che occupano, senza controllo, l’enorme baraccopoli pianigiana.
Al riguardo, pertanto, ci chiediamo quale sia l’impegno e la strategia complessiva
che lo Stato sta attuando per porre fine a tutto ciò, ovvero per impedire che uomini
e donne vengano continuamente sfruttati da persone senza scrupoli, magari al soldo
delle organizzazioni criminali, che del traffico di vite umane hanno ormai fatto
un vero e proprio business illegale ma incredibilmente gestito alla luce del sole.
E’ forse il caso – proseguono gli esponenti di “Mezzogiorno in Movimento” – che
gli organi competenti illustrino quale sia lo stato dell’arte rispetto, ad esempio,
al proclamato smantellamento della baraccopoli sorta e mantenuta irregolarmente ed
a che punto sia il piano di accoglienza tanto sbandierato. Il risultato, sconfortante,
parla oggi di un vero e proprio ghetto a cielo aperto, un non luogo fatto di baracche,
tende, alloggi di fortuna e totale assenza di servizi minimi, specchio fedele di
una regione che sembra tornata decenni indietro nel tempo. Cosa ne è stato, ci chiediamo,
dei piani per favorire l’accoglienza diffusa, restituire dignità a queste persone
e ridare decoro al territorio, consentire una civile e regolare integrazione? Un
altro interrogativo non più eludibile inoltre, – evidenzia il movimento – tocca
da vicino il tema tanto sbandierato della legalità. Ebbene, cosa sta facendo al
momento lo Stato per garantire ai braccianti agricoli una qualsivoglia forma di tutela
minima legale, quali vitto, alloggio, compensi regolari e tutele assicurative? Ecco,
sono questi a nostro avviso gli interrogativi da porre con urgenza al centro dell’agenda
politica nazionale. Il prezzo delle mancate risposte continua a diventare, ogni giorno,
sempre più caro come testimonia l’assurda morte del povero Sacko Soumayla. Aspettiamo
con fiducia che si ponga fine all’approccio fatto di chiacchiere e inutili cerimonie,
per passare al più presto ad azioni che riportino nella Piana di Gioia Tauro al
ripristino delle basilari regole del vivere civile, in primis per le tante persone
che ancora nel 2018 vivono in condizioni di schiavitù, private della dignità e
del futuro, evitando, al contempo, di scaricare sulle popolazioni pianigiane una
delle emergenze democratiche, favorita dall’assoluta inerzia statuale”.
A tal proposito Mezzogiorno in movimento propone a tutte le associazioni ed alle
organizzazioni della città metropolitana la convocazione, nei prossimi giorni, degli
Stati generali delle organizzazioni democratiche nella piana reggina.

DOMENICO FURGIUELE (LEGA)

La gravità dei fatti di  San Ferdinando non può in alcun modo legittimare forme di protesta violenta e disordini.

La politica , le forze sociali devono fare muro per evitare il ripetersi di eventi tremendi perché purtroppo le condizioni per far esplodere quella che è ormai da tempo una polveriera sociale ci sono tutte.

Sono passati otto lunghi anni dagli eventi rivoltosi che hanno tristemente macchiato quel nobile territorio della Calabria e le condizioni degli immigrati sono sotto gli occhi di tutti.

Degrado, sporcizia, senso della precarietà, atmosfera pesante: sono solo alcuni  dei fattori di un sistema che lo Stato conosce benissimo , ma verso cui  in tutto questo tempo non si è mosso, limitandosi al contrario a fare parate, convegni ipocriti e ad alimentare la solita retorica dell’accoglienza selvaggia.

Oggi, spiace dirlo, la Piana  è la stessa polveriera di un tempo, nulla sostanzialmente è cambiato, con le tragiche conseguenze che siamo costretti a registrare.

Chi ha brutalmente sparato agli immigrati ha un disegno pericolosissimo: gettare nel caos un ambiente già di suo surriscaldato.

Un disegno che va  cancellato subito riportando serenità e ragionamento.

Solo così sarà possibile aprire un tavolo operativo, non di quelli che in passato hanno lasciato il tempo che hanno trovato, per poter adottare nell’immediato misure finalizzate perlomeno a mitigare lo scempio della civiltà in atto nella piana di Gioia.

La violenza, e per violenza intendo anche quella verbale di alcuni falsi sacerdoti e sacerdotesse che non vedevano l’ora di ascrivere l’accaduto al Ministro Salvini, non aiuterà a risolvere nulla.

Piaccia o non piaccia ai retori milionari dell’accoglienza incondizionata, agli imprenditori del disagio e agli speculatori del sistema,  lavoreremo pacificamente, ma in modo determinato  per cancellare dall’Europa l’idea che l’Italia possa continuare ad essere trattata come il piu’ grande campo profughi continentale.

ARCI LAMEZIA-VIBO E ARCI CALABRIA

Ciò che è accaduto a San Calogero, in provincia di Vibo Valentia, non può passare come uno dei “soliti episodi” che possono accadere in Calabria.È chiaro che non è, solamente un episodio di razzismo, ma certamente qualcosa di più. Ha a che fare con la sicurezza e la legalità dei territori. Al posto di Sacko Soumalya, cittadino del Mali di 29 anni, morto dopo essere stato ferito a colpi di fucile sparati da ignoti, poteva esserci un qualsiasi cittadino calabrese. Di origine maliana anche i due feriti che si trovavano con il sindacalista proveniente dal Mali. Ma ciò che è assurdo, al di là della nazionalità, è che si possa perdere la vita per una lamiera, con un colpo di fucile da caccia sparato, con evidente crudeltà, in testa. È un grave problema , politico e sociale, che evidenzia il dramma di uno Stato assente e “distratto”, in un territorio difficile e complicato come quello calabrese. C’è bisogno del contributo di Tutti perché qualcosa possa cambiare in meglio.

NICOLA IRTO (PRESIDENTE CONSIGLIO REGIONALE CALABRIA)

“La barbara uccisione del cittadino maliano Soumaila Sacko, avvenuta a San Calogero, impone alla Calabria onesta di ribellarsi allo spirito di sopraffazione che pochi tentano di esercitare nei confronti della stragrande maggioranza della nostra comunità regionale, fondata sui valori dell’accoglienza e della solidarietà. Noi, cittadini calabresi, ripudiamo ogni forma di violenza, come quella che ha portato all’esecuzione del giovane migrante, e rifiutiamo il cinismo di chi sostiene la teoria dell’homo homini lupus”. Ad affermarlo è il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Nicola Irto, che prosegue: “Siamo sconvolti, come lo è l’intera regione, di fronte alla ferocia che ha causato la morte di Sacko. Tuttavia, non è sufficiente testimoniare l’orrore per quanto accaduto. Occorre che tutti abbassino i toni, a cominciare da chi assolve responsabilità pubbliche, perché la nostra società è esposta, oggi più che mai, ai pericoli della xenofobia e del razzismo. Auspico che le forze dell’ordine e la magistratura, sempre concretamente impegnate nella tutela della sicurezza pubblica, facciano al più presto piena luce su questa drammatica vicenda”.

FLORA SCULCO (CONSIGLIERE REGIONALE)

“Se il Governo ha politiche più efficaci di quelle finora messe in atto per fronteggiare il fenomeno migratorio, proceda spedito e con la necessaria responsabilità. Ma fermiamo, da qualsiasi parte provengano, le parole che ingenerano sospetti, equivoci e confusione e rendono rancoroso e incomprensibile il dibattito pubblico”.
E’ il suggerimento della consigliera regionale di Calabria in Rete Flora Sculco, che aggiunge: “Dinanzi all’uccisione terribile del giovane Sacko e a fatti che evocano il tempo della schiavitù e delle brutalità xenofobe e razziste più deplorevoli, si faccia spazio all’umanità di cui siamo portatori come persone e come italiani e si salvaguardi l’unità delle forze politiche e del Paese, specie su una questione dai tratti epocali e la cui complessità è sotto gli occhi di tutti”. Infine: “E’ un dovere irrinunciabile bonificare, subito e una volta per tutte, intervenendo in maniera energica e con ogni mezzo a disposizione, le arre della disperazione in cui è la calpestata la dignità delle persone. Così come favorire l’integrazione di chi ne ha diritto in un quadro di trasparenza e legalità costituzionale”.

GIANLUCA CUDA (SEGRETARIO PROVINCIALE PD CATANZARO)

Dispiace assistere alla cattiva prova di sé del Consiglio Regionale della Calabria. Per l’ennesima volta, ed era la sesta volta, è mancato il numero legale della maggioranza dei consiglieri regionali e per questa via non si è garantito ancora una volta il regolare svolgimento dei lavori. E dire che erano tanti i temi da trattare e da decidere. Non solo sull’annosa e ad oggi irrisolta questione sanità, ma l’altro ieri su tutto il resto, su quale fosse la linea da tenere come Istituzione Regionale sui tragici fatti di San Calogero in provincia di Vibo Valentia – dove la sera di sabato 2 giugno, un uomo di 29 anni originario del Mali è morto per una fucilata alla tempia: si chiamava Sacko Soumayla.

Sacko era un sindacalista che lottava contro i nuovi schiavisti che fanno lavorare i miserabili scampati alla guerra e alla fame, lavorava come bracciante per 3 euro l’ora nella Piana di Gioia Tauro ed era padre di una bambina di cinque anni. Questa vicenda accade a distanza di pochi anni da altri tragici fatti che hanno a tema l’integrazione sociale e lo sfruttamento al lavoro, e questo accade aldilà delle facili e sconsiderate prese di posizione populiste della lega nord e del suo segretario, oggi ministro degli Interni della Repubblica. Con lo scioglimento della seduta, il consiglio regionale della Calabria non si è potuto esprimere su questi fatti tragici, non vi è stata nessuna nota ufficiale, e purtroppo, nessuna solidarietà istituzionale è stata espressa.

Sbaglia di grosso chi pensa di trovarsi di fronte a un fatto isolato. La Calabria e con essa tutto il Sud non è da sabato sera che sta andando in pezzi, e questo avviene nella paralisi e nell’immobilismo delle istituzioni, i cui protagonisti sembrano presi ad accapigliarsi solo ed esclusivamente per le loro beghe personali. Tutto questo è contro gli interessi dei Calabresi e dei partiti democratici, a partire dal Pd ed assume comportamenti ingiustificabili che di politica non hanno nulla. Il nostro compito, intendendo di tutti coloro che stanno sul famoso territorio e tra la gente comune, è in questi termini un compito arduo, quasi impossibile. L’impressione che si ha è di nuotare contro corrente, in tempi di marea montante a noi ostile. Del tutto sommessamente ed in punta di piedi l’appello che vogliamo lanciare è di porre fine una volta per tutte a tale cattivo esempio del consiglio regionale calabrese, prima che tutto diventi irreparabile e la tempesta ci travolga.