Onu, 2016 “anno nero” per i diritti umani Offensiva ai diritti e alle libertà fondamentali a favore di interessi egoistici
Il 10 dicembre si celebra ogni anno nella giornata mondiale dei diritti umani, la proclamazione nel 1948 dei diritti da parte delle Nazioni Unite. Ma quest’anno c’è poco da celebrare, secondo un bilancio tracciato dall’Alto commissario ONU per i diritti umani. Il 2016 ha infatti visto aumentare la pressione sui diritti umani che rischia di mettere in pericolo le protezioni messe in campo dopo la seconda guerra mondiale.
In Siria si continua a combattere e morire, in Turchia la pressione del presidente Erdogan su istituzioni e liberi cittadini prosegue senza sosta, il Mediterraneo non smette di inghiottire uomini e donne e bambini. In Marocco e in altri 70 paesi del mondo, tra Africa Asia e Sudamerica, l’omosessualità continua a essere reato.
Un’altra minaccia viene identificata nella proliferazione, in Europa e Stati Uniti, di una retorica xenofoba, oltre alle violenze commesse da movimenti estremisti in tutto il mondo. E in tantissimi altri paesi l’accesso a cibo, farmaci, istruzione è una corsa a ostacoli. Un’altra minaccia viene identificata nella proliferazione, in Europa e Stati Uniti, di una retorica xenofoba, oltre alle violenze commesse da movimenti estremisti in tutto il mondo.
In Italia non va meglio, evidenzia Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti [1]”,: alcune aree presentano ancora numerose lacune nel raggiungimento del pieno rispetto dei diritti umani. Innanzitutto l’esigenza di introdurre il reato di tortura e di garantire la trasparenza delle forze di polizia per impedire i numerosi casi di abuso registrati nel Paese. A questi si aggiunge l’esigenza, quanto mai attuale, di fermare il femminicidio e la violenza contro le donne, di proteggere i rifugiati, fermandone lo sfruttamento e la discriminazione e bloccando la criminalizzazione dei migranti. Assicurare condizioni dignitose e rispettose dei diritti umani nelle carceri, troppo spesso sovraffollate.
Combattere l’omofobia e la transfobia e garantire tutti i diritti umani alle persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender. Inoltre l’esigenza di fermare la discriminazione, gli sgomberi forzati e la segregazione etnica messa in atto nei confronti dei rom. Infine la riforma Fornero e il Jobs Act, che ha privato i lavoratori dei diritti che hanno garantito la dignità alle persone che oggi sono umiliate dalla privazione ingiustificata del loro lavoro. Infatti la ventilata riforma del lavoro orientata in senso liberistico, tanto che non v’é chi non si sia reso conto, tra i giuslavoristi, che trattasi di una mera controriforma di segno regressivo per i diritti dei lavoratori, tesa a traguardare meramente la liberalizzazione dei licenziamenti ed a sancire, con il decorso del tempo, l’eutanasia della tutela reintegratoria ex art. 18 Stat. lav. per tutti indistintamente i lavoratori.
Come è noto, la legge Fornero ha aperto la prima vera crepa nell’edificio dell’articolo 18: esso viene modificato rendendo meno automatico il diritto alla reintegra anche in caso di licenziamento ingiustificato, e ciò sia per il licenziamento disciplinare che per quello cosiddetto economico. Per far si che i diritti umani siano rispettati è necessario creare un’istituzione nazionale indipendente che possa assicurare la protezione di questi diritti e imporre alle aziende italiane il loro pieno rispetto.