Operai della centrale Enel del Mercure, per protesta su una ciminiera
redazione | Il 04, Ott 2012
Chiedono garanzie sul futuro dell’impianto. “No ad ulteriori rinvii”
Operai della centrale Enel del Mercure, per protesta su una ciminiera
Chiedono garanzie sul futuro dell’impianto. “No ad ulteriori rinvii”
LAINO BORGO (COSENZA) – Quattro operai della centrale Enel del Mercure, a Laino Borgo, sono saliti per protesta su una ciminiera dell’impianto. I lavoratori chiedono garanzie sul loro futuro occupazionale in vista della Conferenza dei servizi organizzata dalla Regione Calabria per il 10 ottobre. «Ciò che temiamo – hanno sostenuto i lavoratori – è che venga ulteriormente rinviata, determinando così altri ritardi, ogni decisione sul futuro dei cento dipendenti della centrale».
Quella del Mercure è una storia nella quale sembra non appia mai il finale. La partita sembrava chiusa dopo che, nell’agosto scorso, il Consiglio di Stato ha annullato per un vizio di forma il decreto della Regione Calabria, emesso il 13 settembre 2010, che autorizzava l’Enel all’esercizio della centrale a biomasse del Mercure, ai confini fra la Calabria e la Basilicata. L’azienda pensava di attivare l’impianto per renderlo una delle centrali più grandi d’Europa. Contro questa ipotesi, da anni le popolazioni e gli Enti locali combattono, anche con manifestazioni molto partecipate. Poi lo stop al progetto: «La Sesta Sezione del supremo organo di giustizia amministrativa – rileva l’Enel – ha riscontrato un vizio procedurale dovuto alla mancata convocazione di una delle parti alla Conferenza dei Servizi. L’azienda – conclude il comunicato – ha investito 70 milioni di euro per realizzare una moderna centrale a biomasse vegetali di piccola taglia che può vantare standard di qualità ambientale molto elevati».
Il procedimento, dopo circa dieci anni di conferenze era stato emesso dalla Regione il 13 settembre 2010 con il decreto del dirigente del settore politiche energetiche della Regione Calabria, l’ingegnere Ilario De Marco, che dava l’ok alla modifica dell’autorizzazione rilasciata dall’Amministrazione provinciale di Cosenza in data 9 febbraio 2002; modifica richiesta da una direttiva europea che impone l’uso esclusivo di biomasse vegetali vergini negli impianti come quello che l’Enel vuole riaprire a Laino Borgo.
Nel 2002 la Provincia di Cosenza, all’epoca indicata a presiedere la conferenza dei servizi, aveva rilasciato l’autorizzazione al termine di tre conferenze dei servizi durante le quali diedero il loro parere favorevole il Parco del Pollino, la Regione, l’Asl di Castrovillari. E così l’Enel diede avvio ai lavori di riaccensione della centrale investendo circa 70 milioni di euro. Ma nel 2007, sulla base della nuova Direttiva 2006/12 Ce, l’Enel dovette presentare alla Provincia una richiesta di adeguamento dell’autorizzazione per esplicitare la limitazione all’uso esclusivo di biomasse di origine vegetale “vergine” e non quella da rifiuti o da scarti di lavorazione. E fu in quella occasione che si introdussero nel procedimento gli ambientalisti per ostacolare la riapertura dell’impianto nel cuore del parco nazionale del Pollino. Dopo il ko del Consiglio di Stato la partita sulla centrale di Laino sembrava finita, ma il nuovo iterdà nuova speranza ai lavoratori della centrale, del settore delle biomasse e dell’indotto. La prossima conferenza si terrà appunto il 10 ottobre. Ma nell’attesa i lavoratori sono già sul piede di guerra.
FAMILIARI: SIAMO ALLA FAME
“Arrampicarsi su una ciminiera alta 65 metri è probabilmente l’ultimo gesto estremo che resta ai nostri cari per chiedere l’attenzione delle Istituzioni. Siamo alla fame e non sappiamo cosa dare da mangiare ai nostri figli”. Lo dicono i familiari dei quattro operai della centrale Enel del Mercure che stamattina sono saliti per protesta su una ciminiera chiedendo prospettive per il loro futuro occupazionale. “Le istituzioni – aggiungono – devono darci garanzie. Chiediamo l’intervento immediato di tutte le istituzioni coinvolte perché facciano in modo che i lavoratori possano tornare al loro lavoro e alle loro famiglie. L’Italia è un Paese allo sbando. Non ne possiamo più. Ci sentiamo presi in giro dalla politica delle false promesse e dei rinvii”. In una nota il Comitato per la riattivazione della centrale del Mercure sostiene che “l’iter autorizzativo per la ripresa dell’impianto è durato dieci anni e dopo innumerevoli pareri positivi tutto viene rimesso in discussione assieme a 150 posti di lavoro fissi e oltre 1000 derivanti dalla filiera del legno. L’eccesso di burocrazia sta distruggendo il nostro Paese e le nostre speranze di sopravvivenza e di legalità. La cosa più grave è che ad agosto tutti promettevano tempi rapidi per la ripresa e la conclusione della Conferenza dei servizi e ora invece avvertiamo l’amara sensazione che tutto si stia nuovamente incagliando nei meandri della burocrazia. Una mancanza di attenzione intollerabile nei confronti della dignità e del lavoro delle famiglie”.
COMITATO: GRAZIE A SCOPELLITI
“In questa giornata di protesta, alla Regione Calabria e al Presidente Scopelliti va il ringraziamento dei lavoratori e delle loro famiglie per avere dato prova di buona amministrazione con la pronta convocazione della Conferenza dei Servizi e per aver preso una posizione chiara nei confronti dei lavoratori e della centrale”. E’ quanto afferma, in una nota, il Comitato per la riattivazione della Centrale Enel del Mercure. “Quello che chiediamo ora – aggiunge – è che tutti gli attori coinvolti in questo ennesimo procedimento amministrativo procedano, come ha fatto la Regione Calabria, velocemente e sulla base di dati tecnici e scientifici e non certo sulla base degli interessi personali di pochi falsi ambientalisti che cercano da anni solo strumentalizzazioni e burocrazia”.
CGIL: DA REGIONE SOLO SILENZIO
“Quattro lavoratori sono saliti stamani sulla ciminiera del stabilimento della centrale Enel del Mercure e scenderanno solo se verranno confermati gli impegni e garantita la continuità dell’impianto. Si battono perché vengano mantenuti gli impegni e si creino i posti di lavoro alla Centrale a biomasse del Mercure. L’impianto sta morendo per colpa di una burocrazia ostinata e miope”. Lo sostengono, in una nota, le segreterie regionali della Cgil e della Filctem. “Se la riapertura non sarà autorizzata entro il 31 dicembre – aggiungono – la mancata riattivazione farà perdere posti di lavoro e incentivi governativi, con un doppio e irreversibile danno. In una situazione drammatica dalla Regione arriva solo silenzio e un immobilismo che non mira alla risoluzione dei freni burocratici e alla riattivazione della produzione. Sembra incredibile che un’eccellenza produttiva, e un centro economico strategico per il presente e il futuro dell’area del Pollino, venga abbandonato dalle istituzioni in questo modo, mettendo in crisi l’intero comparto regionale dell’energia”. “Crediamo che in un momento già critico e di fortissima contrazione occupazionale – concludono Cgil e Filctem – la Regione debba spezzare il suo imbarazzante silenzio e l’inerzia e salvare i tanti lavoratori e le loro famiglie da un futuro pieni di incertezze e disagio. Una volta in funzione, a regime, la Centrale del Mercure assicurerebbe 150 posti di lavoro tra diretti indotto e oltre mille nuovi posti derivanti dalla filiera del legno. Salvarla è un obbligo”.