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TAURIANOVA (RC), MERCOLEDì 22 GENNAIO 2025

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Operaio ucciso e bruciato a Simeri Crichi, il Pm chiede la condanna a 30 anni

Operaio ucciso e bruciato a Simeri Crichi, il Pm chiede la condanna a 30 anni

| Il 23, Apr 2013

Trent’anni di carcere per Alfredo Trapazzo, 33enne imputato di omicidio nel processo scaturito in seguito alla morte di Antonio Aloi, ucciso con quattro colpi di pistola e poi arso all’interno di un casolare a Simeri Crichi nel Catanzarese. La requisitoria si è conclusa oggi, il processo è stato aggiornato a maggio

Operaio ucciso e bruciato a Simeri Crichi, il Pm chiede la condanna a 30 anni

Trent’anni di carcere per Alfredo Trapazzo, 33enne imputato di omicidio nel processo scaturito in seguito alla morte di Antonio Aloi, ucciso con quattro colpi di pistola e poi arso all’interno di un casolare a Simeri Crichi nel Catanzarese. La requisitoria si è conclusa oggi, il processo è stato aggiornato a maggio

 

 

CATANZARO – Una condanna a 30 anni di reclusione è stata chiesta per Alfredo Trapazzo, di 33 anni, imputato nel processo per l’omicidio di Antonio Aloi, l’operaio ucciso con quattro colpi di pistola ed il cui corpo fu bruciato in un casolare di Simeri Crichi (Catanzaro) la sera del 19 settembre del 2010. La richiesta di condanna è stata avanzata dal pubblico ministero, Paolo Petrolo, al termine della requisitoria davanti ai giudici della Corte d’assise di Catanzaro. Nel corso della requisitoria il pubblico ministero ha ricostruito le indagini ed ha sottolineato la crudeltà con la quale sarebbe stato commesso il delitto. Durante l’udienza di stamane sono intervenuti anche i legali di parte civile, gli avvocati Carlo Petitto e Davide Gareri, che hanno affrontato tutti gli elementi emersi nel corso del processo. Al termine dell’udienza il processo è stato aggiornato al 23 maggio prossimo quando ci saranno le arringhe difensive e la sentenza. L’accusa ha sostenuto che sarebbe stato Trapasso a portare Aloi nel casolare dove poi lo avrebbe ucciso con una pistola calibro 7,65 e successivamente dato alle fiamme. Una settimana dopo il delitto i carabinieri a Tropea individuarono Trapasso, che venne sottoposto a fermo. Gli inquirenti ritengono che il delitto sia stato compiuto nell’ambito di un regolamento di conti tra Trapasso e la vittima. Al momento del fermo sul corpo di Trapasso furono riscontrate delle ustioni ritenute compatibili con l’incendio del cadavere.