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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 26 NOVEMBRE 2024

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Operazione contro Mancuso, arrestati non rispondono al Gip I presunti esponenti della 'ndrangheta vibonese si sono avvalsi della facoltà di non rispondere

Operazione contro Mancuso, arrestati non rispondono al Gip I presunti esponenti della 'ndrangheta vibonese si sono avvalsi della facoltà di non rispondere
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di Letizia Dato

VIBO VALENTIA – Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere,davanti al gip Alberto Filardo, quasi tutti i fermati dell’operazione “Costa Pulita”, che ha portato mercoledì scorso a disarticolare le famiglie Accorinti di Briatico, Il Grande di Parghelia e a far emergere la presenza della cosca Mancuso di Limbadi nella gestione di plurimi affari.

A comparire davanti al Gip sono stati Leonardo Melluso, i figli Simone ed Emanuele, Antonio Accorinti (figlio del latitante del Boss Nino), Francesco Marchese, Giancarlo Lo Iacono, Carlo Russo e Salvatore Prostamo, Giuseppe “Pino” Bonavita. Tutti, assistiti dall’avvocato Giuseppe Bagnato.

Si sono avvalsi invece della facoltà prevista dal codice il boss Michele Cosmo Mancuso, i fratelli Federico e Davide Surace, nonché Salvatore Muzzupappa (tutti difesi dall’avvocato Francesco Sabatino); i fratelli Carmine e Ferdinando Il Grande (avv. Vincenzo Galeota e Michele Accorinti); Gerardo La Rosa (avv. Carmine Pandullo e Galetoa); e Giuseppe Evalto (avv. Franco Muzzopappa). Per la giornata di domani è prevista la decisione del gip Filardo, che si è oggi riservata, in merito alla convalida dei provvedimenti di fermo. Da parte loro, le difese, hanno contestato l’assunto accusatorio e chiesto l’annullamento della misura per i rispettivi clienti.

Gli unici che non si sono avvalsi della facoltà di non rispondere sono stati Leonardo Melluso, Marchese e Prostamo che hanno negato ogni accusa.

Dalle indagini è emerso che il boss riceveva ‘ndranghetisti seduto in un bar di Nicotera Marina. Luogo considerato sicuro dal momento che gli esponenti della costa controllavano periodicamente il locale per scongiurare la presenza di microspie, avvalendosi anche di uno scanner che durante le perquisizioni è stato sequestrato.

Ma la cosca non sapeva che Finanza e Carabinieri avessero effettuato accorgimenti che permettevano di eludere i controlli su microspie e telecamere. Intercettazioni che hanno permesso di indagare cittadini che si rivolgevano a Mancuso per ottenere un intervento sui credito vantati nei confronti di altre persone. La grande cosca legata ai Mancuso soprattutto riconducibile al clan Accorinti, ha portato alla luce il monopolio che questa esercitava nel territorio vibonese. Oltre le estorsioni, i Mancuso controllavano i collegamenti tra Calabria e le Eolie con il sequestro di varie strutture.