Operazione “Sette note”, rinviate a giudizio sette persone L’accusa è di spaccio di droga all’interno di strutture sanitarie private
Il giudice per le indagini preliminari ha deciso di rinviare a giudizio gli indagati dell’operazione “Sette note” scattata nell’ottobre scorso, con l’accusa di spaccio all’interno di strutture sanitarie private. Ad innescare l’inchiesta fu la denuncia di una madre per sottrarre il figlio ad un destino scellerato. Rinviati a giudizio Dimitri Bruno, Cesare Quarta, Manuel Esposito, Francesco Picarelli, Ilenia De Luca, Mario Caira, Carlo Bruno. Stralciate le posizioni di Maria De Rose, Marcello Bennardo, Riccardo Gaglianese, Maurizio Cairo e Francesco Noblea. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Stefano Antonio Pellegrino, Antonio Quintieri, Ugo Le Donne, Giuseppe De Marco, Cristian Cristiani, Luigi Leonetti, Pietro Sammarco, Antonio Vanadia, Antonio Aloe, Laura Pisani, Valeria Maffei.
Tra le accuse non solo spaccio ma anche minacce per estorcere denaro. Numerosi episodi di cessione di sostanza stupefacente – trenta i casi contestati – in particolare cocaina e marijuana. In particolare ciò che emerse dall’inchiesta furono le minacce proferite contro i genitori degli assuntori per indurli a pagare i debiti dei figli. Secondo le intercettazioni acquisite dagli inquirenti Bruno avrebbe minacciato la madre di un assuntore “il figlio avrebbe rischiato molto” qualora il debito non fosse stato saldato costringendo il genitore a consegnare, divisi in tranche, la somma di mille euro divisa in 100 – 500 – 400 euro. Stesso discorso per Quarta che avrebbe funto anche da intermediario, avrebbe minacciato la mamma dell’assuntore “non salgo sopra a picchiare Xxx per rispetto a voi che vi siete messa in mezzo”, costringendola a consegnare la somma di 700 euro divisa in due tranche di 400 e 300 euro
Sempre allo stesso assuntore – vittima Carlo Bruno e Maria De Rose – avrebbero ceduto droga per un valore di 4500 euro. Ancora Bruno è accusato di avere introdotto in più occasioni la droga nella casa di cura privata per la riabilitazione del tossicodipendente, anche grazie all’assist di un dipendente della stessa struttura. Tutti gli imputati sarebbero stati intercettati e pedinati durante le cessioni di sostanza stupefacente. Picarelli è accusato di aver favorito Bennardo ad eludere le investigazioni dell’Autorità mente Caira di aver taciuto e di aver reso false dichiarazioni.