Oreste Romeo analizza la Politica Italiana
redazione | Il 09, Ott 2013
Il coordinatore della “Lista Scopelliti Presidente” risponde ad alcune domande che hanno a che fare con l’interesse della collettività
Oreste Romeo analizza la Politica Italiana
Il coordinatore della “Lista Scopelliti Presidente” risponde ad alcune domande che hanno a che fare con l’interesse della collettività
Con il cambiare della stagione Politica italiana, avvalorata dalla rielezione del Capo dello Stato Giorgio Napolitano e dalla formazione di un Governo di “larghe intese” (che ultimamente ha ottenuto la seconda fiducia), sembra imporsi sempre più il ruolo dei Governatori regionali che da Nord a Sud restano legati al territorio e alla sua popolazione.
Un clima politico di cambiamento e “responsabilità” che nega di fatto le trame attuate da chi tenta di salire sul carro del vincitore, nonostante la nuova “vettura” non sia ancora partita, restando stordito con le bandiere in mano.
Ne abbiamo parlato con Oreste Romeo, avvocato prestato alla politica per passione, e coordinatore provinciale di Reggio Calabria della “Lista Scopelliti Presidente”.
Avvocato Romeo, alcune considerazioni in merito a questo cambio di passo della politica italiana che qualcuno continua a chiamare “tradimento”?
Quanto è successo la scorsa settimana è la prosecuzione logica della strada che ha portato alla rielezione di Giorgio Napolitano a Presidente della Repubblica.
Il discorso di insediamento del Capo dello Stato, come si ricorderà, non ha risparmiato niente e nessuno, ed in particolare ha posto l’accento sulla priorità di ridurre la grave distanza formatasi tra la politica e la gente, complice un quadro di progressivo logoramento dell’etica pubblica al quale aveva contribuito in maniera robusta, se non esclusiva, una legge elettorale da rivedere nell’irrinunciabile ottica di restituire dignità e credibilità al cittadino ed al ruolo dei partiti. Ciò posto, appare del tutto paradossale, quando non semplicistico e fuorviante, liquidare i recenti avvenimenti alla stregua di “tradimento”: trattasi di un gioco delle parti quanto mai inattuale, ove non si intendesse definirlo interessato esercizio provocato dalla immediata percezione della precarietà che improvvisamente mette in discussione l’equilibrio raggiunto e sin qui mantenuto, dal singolo e dal gruppo di riferimento, proprio grazie al “porcellum”.
È stata fondamentale l’azione dei Governatori Regionali a cui va riconosciuto il merito di aver, almeno per ora, guidato il Paese verso la stabilità politica?
Non credo di essere il solo a ricordare che l’ipotesi del secondo settennato, inizialmente scoraggiata dallo stesso Napolitano, alla fine si realizzò per non lasciare inascoltato il grido di dolore dei Governatori Italiani. Il Presidente siciliano Crocetta, a nome della gran parte dei colleghi, soprattutto meridionali, fu determinante nel sortire l’esito sperato, e ciò avvenne perché quel tentativo fu affidato al linguaggio efficace ed incisivo della concretezza e della responsabilità, in quel momento precluso ed inaccessibile ad un Parlamento frenato non tanto dall’incertezza del voto di febbraio, quanto piuttosto dalle vicende interne allo schieramento che pur essendo arrivato primo al traguardo elettorale, alla fine si accorse di avere realizzato l’ardua impresa di avere “non vinto”
Peraltro, l’immediato cambio di passo rispetto alle sciagurate e devastanti politiche messe in campo in qualsiasi ambito dal governo dei tecnici era esigenza ampiamente diffusa, e non destò sorpresa che i sensori più affidabili presenti sul territorio nazionale, ossia i Presidenti di Regione, avessero assunto in quel preciso momento storico un’iniziativa forte, largamente condivisa, che bypassò l’involuzione figlia della “logica” del muro contro muro, quando non dell’ostinato proposito di abbattimento del “nemico” di sempre. Anche in quell’occasione, come è spesso accaduto, fu sin troppo agevole per il Presidente Berlusconi giganteggiare sui suoi avversari storici e sugli improbabili vindici della moralità pubblica, gran parte degli uni e la totalità degli altri, arroccati su un’ostilità preconcetta ostativa a qualsiasi atto di generosità verso il Paese.
Che ruolo ha avuto il Presidente Giuseppe Scopelliti, che sembra aver dettato un indirizzo politico chiaro e decisivo?
Il ruolo del nostro Governatore è stato determinante per superare nel miglior modo possibile una situazione di grave rischio al quale il Paese è stato irresponsabilmente esposto dall’estremismo più radicale che frena importanti contesti istituzionali, i quali, grazie anche ad un circuito mediatico del tutto inaffidabile, non sono affatto estranei alla involuzione dell’azione di una parte politica che ben conosce il sistema della scorciatoia grazie al quale una burocrazia malata non può che ricambiare l’aiutino a suo tempo ricevuto dalla politica che ne ha agevolato la carriera.
Se è vero che il Presidente Scopelliti aveva parlato chiaramente ed in termini lineari già nella primavera del 2012, allorquando rilasciò la famosa intervista al giornale cattolico “L’Avvenire”, non deve destare sorpresa, oggi, che egli si sia lasciato guidare una volta di più dal rispetto sacrale per il ruolo del cittadino: è appena il caso di ricordare la fase di formazione delle liste ultime Elezioni Politiche, ed è del tutto evidente che qualche scelta, in quel contesto, sia stata “subita” dal rinnovamento predicato da Scopelliti, che non ne ha fatto mistero.
Ma la volontà di puntare forte e deciso su una classe politica rinnovata, fatta di simboli positivi, di professionalità di prestigio e di uomini e donne di sicuro radicamento nel territorio, si è rivelata vincente, con definitiva pace per l’usucapione alla quale anelavano talune espressioni di un tempo che difficilmente potrà ritornare.
Secondo Lei quale importanza ha rivestito il Pdl, quello calabrese, che sin dal primo momento si è presentato unito e coeso nelle scelte del suo leader regionale?
In un momento cruciale per la vita del Paese, la compattezza della pattuglia calabrese, con una interpretazione assai fedele dei valori realmente posti a base del centrodestra nazionale, ma anche del mandato popolare ricevuto, ha saputo rompere ogni indugio che rischiava di provocare uno sterile appiattimento dagli esiti incerti, se non infausti, riuscendo anche a fare da traino per altre realtà territoriali. Il che assume ancor più pregnante rilievo lì dove si consideri che il Meridione d’Italia oggi è la grande risorsa a disposizione non solo del Paese, ma anche dell’intero Continente, per superare la grave crisi in atto che coincide con l’esaurimento del sistema economico del secolo che ci siamo lasciati alle spalle. Uno schieramento compatto, quello coordinato dalla regia di Scopelliti, al quale il Governo del Paese non potrà che riconoscere la dignità di interlocutore autorevole, è percepito come confortante presidio per le aspettative dei nostri territori.
La vicenda di Piazza De Nava, in questo senso, è oltremodo eloquente di scelte fatte altrove che per chissà quale arcano motivo la cittadinanza reggina deve solo accettare supinamente. Il discorso può essere spostato anche sul versante dei provvedimenti indiscriminatamente autoritari adottati dalla sciagurata stagione dei tecnici al timone della Nazione. Lo spettro della criminalità organizzata è l’elemento frenante dell’ansia di crescita dei nostri territori. Lo Stato, addirittura, oggi si ritrova con uno scioglimento in meno ma con una fascia tricolore in più, dismessa da un giovane Sindaco, vittima dell’ennesimo attentato, che ha certificato con il suo gesto quanto Roma sia stata distante da noi. Ebbene, è ora che alle nostre latitudini lo Stato faccia lo Stato.
Le sembra, dunque, una richiesta che può segnare un nuovo passo per la Politica, segno distintivo che si ascolta maggiormente il territorio e i suoi cittadini?
Tutto obbedisce ad una idea di fondo: basta con i privilegi, visto che la distanza della gente rispetto alla classe politica finisce solo per provocare l’intervento dello Stato, con tutti i limiti ormai ampiamente messi a nudo dalla stagione dei commissariamenti. Onori ed oneri vadano a chi ci mette la faccia. E’ un messaggio positivo, la cui chiarezza è auspicabile che venga fatta propria in termini di concretezza anche da chi fino ad adesso ha avuto sospetta e strumentale visibilità solo per aver agitato le bandierine tanto care ad Emilio Fede. Quella è la politica degli schieramenti dei soldatini, in quanto tale, destinata solo al trastullo dell’età puerile, non al servizio che ponga seriamente l’uomo al centro dell’agire orientato alla tutela effettiva dell’interesse per il bene comune.
Eppure c’è chi critica, anche aspramente, questa leadership e tenta di creare una “fronda” interna in Calabria e in particolare nella Provincia di Reggio Calabria?
Dalla Calabria è stato lanciato un segnale, fortissimo e rassicurante, di coesione e determinazione, ma non per questo finiremo di sentire la voce del silenzio, anche se a questo punto quella stessa voce è destinata ad assumere un preciso significato. Anche per chi fosse audioleso.
“Falchi” contro “colombe”, ma ci sono anche “avvoltoi” nel partito che oggi vivono momenti di sconforto per lo stand-by (la mancata formazione del Gruppo Forza Italia, nda) provocato dal nuovo assetto politico? (particolare)
Mi perdoni se Le manifesto la mia incapacità di comprendere il senso di queste etichette, che pure rispondono all’esigenza di provocazione del corretto ed attento operatore dell’informazione. Nella mia opinione, un’azione calibrata sull’eccezionalità del momento e, soprattutto, sulla non facile quotidianità dei nuclei familiari, è l’unico fattore di coagulo per le diverse sensibilità interne non soltanto al centrodestra calabrese, che oggi vedo rivitalizzato rispetto alle afasie della scorsa legislatura, e comunque deciso a recitare un autonomo ed incisivo ruolo sulla scena nazionale, storicamente destinataria di legittime istanze del Meridione liquidate con pigra svogliatezza, talvolta addirittura con inconcepibile supponenza.
Tralasciando quelle che appaiono beghe interne del partito, litigi che vorrebbero avvicinare il centrodestra alla litigiosità del centrosinistra, crede che questa nuova stagione possa portare ad una riforma della Legge elettorale? (particolare)
Archiviato il disastro della stagione del rigore, è auspicabile che si chiuda definitivamente con una legge elettorale, il famigerato “porcellum”, che ha indebolito l’assetto democratico del Paese, oggi ancor più a rischio non solo per effetto dell’ondata di antipolitica che ne è derivata, per di più con l’elevazione di una imbarazzante incompetenza ad un rango inimmaginabile.
In verità, un altro effetto che si è prodotto in Italia a fronte dell’indebolimento della politica, è rappresentato dall’uso politico della Giustizia, che recentemente ha riconosciuto senza mezzi termini la stessa Ilda Boccassini, detta “la Rossa” forse non soltanto per questioni connesse alla sua chioma. De Magistris ed i suoi precari teoremi, tutti crollati al vaglio della terzietà del Giudice; il caso del Giudice Antonio Esposito, presidente della Suprema Corte di Cassazione che ha condannato il Leader del Centrodestra Silvio Berlusconi; la persistente zona franca che sembra l’habitat naturale riservato all’Ing. De Benedetti; gli imbarazzanti silenzi sul sacco di Siena: sono solo le spie del diffuso malessere che il Governo deve necessariamente tentare di sanare, sì come il Presidente Napolitano ha avuto modo di evidenziare a pochi minuti dalla lettura del verdetto di legittimità su Silvio Berlusconi lo scorso 1° agosto.
La Giustizia non può rinunciare ad essere il volto migliore dello Stato: da venti anni a questa parte non è sempre stato così, ed il Cittadino, talvolta o troppo spesso, si è sentito addirittura incoraggiato a praticare l’odio sociale dall’atteggiamento sopra le righe di singoli magistrati improvvisatisi fautori di una sorta di vendetta sociale, poco importa se per sterile protagonismo a sfondo carrieristico, narcisistico, ovvero in funzione di una prospettiva politica che la volontà popolare non ha condiviso.
Ultime considerazioni sull’evoluzione politica Regionale e locale, visto l’avvicinarsi delle elezioni nella città di Reggio Calabria.
Ho grande fiducia nell’intelligenza della gente, nonostante sia evidente il tentativo di drogarla contando sui contributi di false operazioni-verità provenienti da determinati settori di una stampa apertamente schierata. Adesso, uno sparuto gruppo di geni della comunicazione s’è inventata la sottoscrizione di una petizione on line per “evitare di pagare i debiti del Comune”. Nemmeno a farlo apposta, “Il Sole 24 Ore”, già manuale delle giovani marmotte per questi geni prestati alla mistificazione delle leggi dell’aritmetica, ha pubblicato un resoconto che fa Giustizia delle ciniche strumentalizzazioni che sono state pianificate ed eseguite nel tentativo di convincere il Pianeta che a Reggio possa essersi verificato qualcosa di immorale nella gestione della cosa pubblica. Il risultato è che le casse del Comune di Reggio soffrono sicuramente, ma in misura di gran lunga inferiore rispetto a quelle di Città verso le quali si stacca il biglietto di sola andata. E questa è un’altra fandonia di dimensioni cosmiche, visto che una persistente impronta provinciale, dell’esser riusciti a mandare i figli “a studiare fuori”, ha sempre fatto vanto, quasi fosse il raggiungimento di chissà quale status. Esisteranno, ed esistono, casi del tutto particolari, in quanto tali, suscettibili cdi sfuggire a qualsiasi catalogazione. Ma, alla fine, la differenza sarà, sempre e comunque, determinata dalla scelta dei cittadini che premierà l’impegno quotidianamente profuso a beneficio di tutti, con buona pace di chi ancora insegue obiettivi di tipo personale dopo aver alimentato ed avallato decisioni punitive per la collettività ed i singoli. Come sempre, ci sarà chi avrà qualcosa di concreto da presentare in termini di affidabilità, contrapposto a chi trova diletto negli slogan americaneggianti concepiti nei salotti. La Città ben comprende che chi in passato ha ricevuto molto grazie agli apparati di partito oggi è portato a contrabbandare per rottamazione l’ansia, personale, di esser riciclato.
Si ringrazia CM NEWS per la gentile concessione