Padre Fedele scrive al Papa e al clero Il religioso chiede di essere riammesso al ministero sacerdotale
COSENZA – «Sono stato costretto ad usare i mass media per farti giungere questa dolorosa e sanguinante lettera». Lo scrive Padre Fedele Bisceglia, in una lettera indirizzata al Santo Padre, Papa Francesco, e anche al nuovo vescovo di Cosenza, non ancora insediatosi, Mons. Francesco Antonio Nolé, al clero calabrese e romano e al Segretario di Stato del Vaticano. Padre Fedele si trova in Madagascar, per risolvere alcuni problemi burocratici che stanno interessando una delle strutture di assistenza costruita in collaborazione con l’associazione “La Terra di Piero”.
Poi, si apprende, si sposterà in Nepal, in attesa dell’inizio del nuovo processo di appello, fissato per il 9 giugno a Catanzaro, che riguarda l’accusa di aver abusato sessualmente di una suora.
Il religioso afferma nella missiva, come fatto molte volte, di essere innocente e di essere stato calunniato. «Prostrato al bacio del tuo piede, attendo tue paterne disposizioni», scrive Padre Fedele, che conferma di aver scritto più volte al vescovo Nunnari ma di non aver mai avuto risposta. Per questo si rivolge anche al nuovo vescovo, Mons. Nolé.
«Caro Arcivescovo Nolé, desidero ardentemente essere riammesso all’esercizio del mio ministero sacerdotale», gli scrive l’ex frate. I collaboratori di Padre Fedele, che si occupano dell’associazione di volontriato “Il Paradiso dei Poveri”, temendo per la sua vita ora che è tornato in Africa, in zona di guerra, hanno reso noto anche il suo testamento spirituale, nel quale si legge «ho incontrato ed avvicinato spesse volte un vescovo emerito, Mons. Serafino Sprovieri che non solo mi ha sostenuto con consigli e saggi incoraggiamenti ma mi ha aiutato ad ottenere qualche favore dalle Congregazioni. Debbo ringraziare Don Fausto Cardamone parroco di San Nicola, al quale spesso ho aperto il mio cuore sanguinante».
Si ribadisce, per il resto, il totale abbandono da parte del clero. «Purtroppo questa diabolica calunnia ha mietuto qualche vittima: due magistrati, un collaboratore, un benefattore dell’Oasi Francescana, amico di Nunnari” – si legge ancora nello scritto – inoltre si sono verificati incidenti stradali, disgrazie e discordie in famiglia».