Palmi, dopo anni di processo assolti i vertici di Lunaria La struttura d’accoglienza per minori, considerata un modello d’efficienza, fu posta in sequestro nel 2010
Assolti dai due più gravi capi di imputazione, per non aver commesso il fatto (Capo A) e perché il fatto non costituisce reato (Capo B e) prescrizione per tutta un serie di imputazioni minori riconnesse per presunte inottemperanze di natura formale ad adempimenti di carattere burocratico. E’ finita così dopo 9 anni – con la lettura di una sentenza assolutoria da parte del Presidente del Collegio Penale del Tribunale di Palmi – Dott.sa Gentile – la vicenda giudiziaria di Nunzia Ottomani e Giancarlo Mamone, Presidente e Responsabile dei rapporti istituzionali della Cooperativa Lunaria di Cittanova. La struttura – da tutti considerata e apprezzata per l’offerta educativa, fuchiusa d’autorità a seguito di una serie di sopralluoghi effettuati dall’Uopisal del tempo e confluiti in una informativa di reato redatta da personale all’epoca in forza al Commissariato di Cittanova. Atti che descrivevano un quadro d’insieme inquietante, fatto di trascuratezza e disinteresse verso la cura dei minori ospitati in una struttura, l’ex Asilo Sant’Antonio che, all’epoca dei fatti era una depandance del locale Liceo Ginnasio, al punto che un vano seminterrato di pertinenza ed uso esclusivo della istituzione scolastica e nel quale erano ammassati sedie, banchi tavoli e altro materiale di proprietà del Liceo, dismessi e da smaltire, venne invece considerato nella disponibilità alla Cooperativa, accusata pertanto, nel contesto, anche di questo unitamente alla presunta inadeguatezza dell’impianto elettrico che- in realtà era un unicum con il resto dell’edificio scolastico la cui carente manutenzione dell’impianto idrico al piano superiore aveva provocato delle macchie di umidità e della muffa in un soffitto della casa famiglia, sufficienti però a supportare altro capo di imputazione. L’accusa più grave era quella di aver lasciato i ragazzi in condizioni di abbandono al punto di non provvedere alle terapie necessarie a curare una forma di broncopolmonite di cui uno dei giovani fu vittima nel corso della sua permanenza in quello che ad una mera lettura degli atti poteva apparire una sorta di lazzaretto. Lager per minori dove nessun medico era preposto all’assistenza e alla cura delle malattie, i vetri erano rotti e i mobili distrutti ,l’impianto elettrico inadeguato, la cuoca senza cuffia, grembiule e guanti, il laboratorio di falegnameria aperto e incustodito e per le esigenze di vestiario i ragazzi lasciati al buon cuore della gente di Cittanova mentre i due imputati malversavano le somme delle rette che la regione avrebbe dovuto corrispondere. Un quadro apocalittico che l’istruttoria dibattimentale ha dimostrato assolutamente non veritiero. Ma tanto accanimento fu sufficiente a far decretare la chiusura e la morte di una struttura modello- accreditata da anni con il Ministero della Giustizia e operante in proficua sinergia e con ottimi risultati educazionali con i Tribunali per i minori della Calabria, garantendo una assistenza continua che talvolta vide alcuni ragazzi – altrimenti durante le festività costretti a restare soli in comunità – ospiti Reggio nelle abitazioni personali dei due imputati per le domeniche, nelle feste e per eventi sportivi importanti in anni in cui Reggina e Viola Basket militavano nelle rispettive serie A di categoria. Questo a conferma di un rapporto di assistenza veramente para genitoriale certamente diverso dalla fosche illazioni che portarono al sequestro della struttura nei primi mesi del 2010 nonostante che nelle more tutte le documentazioni burocratiche- dal Documento di Valutazione Rischi al progetto dell’impianto elettrico – asseritamente non presenti nella struttura durante le prime ispezioni – fossero state prodotte al punto che in una delle ultime relazioni il verbalizzante avesse scritto “tutte le criticità sono da considerarsi superate”. Legittima pertanto al momento della lettura della sentenza la commozione della Presidente della Cooperativa Lunaria, Nunzia Ottomani, che in questi anni – a causa del blocco da parte della Regione – a seguito della contestazione di malversazione delle somme di cui alle imputazioni – aveva visto congelate le rette che attendeva per saldare i debiti con Equitalia e INPS derivati dai ritardi fisiologici che caratterizzano i pagamenti da parte della Regione Calabria. Con la conseguenza di essersi ritrovata a causa di ciò con la casa ipotecata da Equitalia. Ma – dice con un file di voce all’uscita del Tribunale – “ quello che mi fa mi più male e che ha minato anche la mia salute è stata l’umiliazione derivata dalla cassa di risonanza negativa di quei giornali che all’atto del sequestro hanno descritto la struttura come un lazzaretto e chi la dirigeva come un aguzzino- E’ stata una umiliazione grande. Ho pianto tantissimo perché quei ragazzi per me erano come dei figli”. E scappa via con gli occhi nuovamente rossi di nuove lacrime che, si spera, lavino – con una sentenza giusta – una pagina di attività giudiziaria controversa. L’avv. Luigi Mamone, difensore dei due imputati, ha espresso la propria soddisfazione per la decisione del Tribunale che – ha detto – ha chiuso una vicenda che già al termine delle indagini avrebbe potuto essere conclusa con un decreto di archiviazione.