Palmi, operazione “Zeus” all’epilogo in Tribunale Chiesta la condanna degli spacciatori. Pene fra i 12 e i 3 anni. Molte prescrizioni e una sola richiesta di assoluzione. La lettura della sentenza è prevista per il prossimo 24 settembre
di Luigi Mamone
E’ entrato nella fase conclusiva, il 17 giugno scorso, davanti al Tribunale penale a composizione collegiale presieduto dal Dott. Antonio Battaglia (a latere Ascioti e Maione) con la requisitoria del Pubblico Ministero Rocco Cosentino e le prime arringhe difensive della numerosa falange di avvocati che assistono i 23 imputati, il processo passato alle cronache come “Operazione Zeus”. Questo nome – più che dal principe degli Dei- deriva da quello del negozio e dal nomignolo del suo titolare, Francesco Sergi, di Palmi, ritenuto la mente organizzativa e il volano di una vasta rete di spaccio di sostanze stupefacenti sia di tipo cannabideo quali la marijuana che di cocaina: La rete tessuta dal Sergi si riforniva dello stupefacente sulla piazza di San Procopio, nell’hinterland del pre-Aspromonte reggino. La droga veniva poi smerciata sulla piazza di Palmi e di altri centri pianigiani. L’operazione Zeus, che nel lontano 2004 portò ad una serie di arresti, derivava da una lunga attività di indagine condotta anche con sofisticate tecniche di captazione ambientale dalla Polizia di Stato del Commissariato di Taurianova. Soprattutto- ha sottolineato il Dott. Cosentino – le microspie messe nella vettura di Sergi che – sentendosi a bordo dell’auto maggiormente sicuro rispetto a quando utilizzava il telefono – parlava liberamente con la fidanzata del tempo, Domenica Pudano, anch’essa imputata, contribuendo a fornire agli inquirenti un quadro quanto mai completo e articolato sugli assuntori e spacciatori di stupefacente che con loro avevano avuto o avevano in quel periodo rapporti. Alla fine del suo intervento il Dott. Cosentino, che aveva evidenziato le differenziazioni di posizione fra i vari imputati in relazione ai vari episodi agli atti d’indagine avvenuti in luoghi e tempi diversi con la necessità ,pertanto, di operare necessari distinguo sia in tema di responsabilità che di quantificazione della richiesta di condanna formulava le sue richieste che per alcuni imputati vedevano la richiesta del Non Luogo a Procedere essendo decorso il termine di prescrizione, per altri – chiamati a rispondere di molteplici capi di imputazione vi era invece richiesta di condanna per tutto quanto non prescritto. Il magistrato formulava una sola richiesta di assoluzione: per il Dott. Carlo Terranova, accusato da Sergi e da Giuseppe Monterosso di aver distribuito gratis e a piene mani dosi nel corso di festini presso la sua abitazione. L’accusa, iperbolica e evidentemente ritorsiva- giungeva solo dopo che il Terranova aveva sospettato che i due – con i quali aveva avuto qualche frequentazione conviviale, fossero stati gli autori del furto di un prezioso quadro secentesco valutato da Vittorio Sgarbi diverse centinaia di migliaia di euro sporgendo denuncia di furto. La requisitoria di Cosentino vedeva la richiesta di pena più pesante nei confronti di Sergi: 12 anni di reclusione e € 50.000,00 di multa; 9 anni di reclusione oltre multe di € 35.000,00 per gli imputati Giuseppe Filippone , Gregorio Malvaso , Giuseppe Monterosso, e Giuseppe Pirrottina; 8 anni e sei mesi di reclusione e € 27.000,00 di multa venivano richiesti per Ferdinando Divino, Carlo Mascalchi, Giovanni D. Messina e Domenica Pudano. Condanne ad 8 anni e € 27.000,00 di multa venivano richieste Antonino Losordo, Raffaele Macrì, Rocco Pirilli, Gian Carlo Rossini e Valentina Tripodina. Per Vincenzo Messina la richiesta- più mite – era di anni 3 di reclusione e € 3.000,00 di multa. L’assoluzione – sia pur con la formula dubitativa ai sensi del 1° comma dell’art. 530 cpp – veniva chiesta – come detto – per Carlo Terranova. Per i restanti imputati: David Biamonte, Pasquale Rocco Furina, Giuseppe Maceri, Giancarlo Messina, Giuseppa Messina, Emiliano Nizzari e Carmelo Villivà vi era richiesta di non luogo a procedere per prescrizione. Seguivano gli interventi difensivi degli Avv. Antonino Napoli, Davide Vigna, Giuseppe Germanò, Luigi Mamone e Maria Natalia Pratticò che evidenziavano le ragioni per l’assoluzione dei loro assistiti argomentando e insistendo per una lettura diversa dei fatti di causa. Ciò in quanto molte delle accuse deriverebbero da letture di frasi, talvolta dialettali, pronunciate dagli imputati intercettati e interpretate dalla PG in senso colpevolista come espressioni criptiche sintomatiche di responsabilità . L’udienza, è stata poi rinviata al 24 settembre per i restanti interventi difensivi e per la lettura del dispositivo di una sentenza che dopo oltre 11 anni metterà fine – almeno in questo grado di giudizio – ad una vicenda sintomatica del camaleontismo degli spacciatori e della ramificazione sul territorio del fenomeno dello spaccio.