Panedigrano si scaglia contro Talarico Arrivano critiche dal Comitato Salviamo la sanità del Lametino
L’ex Presidente del Consiglio Regionale, Talarico, va capito. È come quelle vecchie dame di corte che tirano avanti millantando antiche glorie, reperti onirici della loro vanagloria. E però, per carità di patria non bisogna schioccare le dita. Riportarli nel mondo reale sarebbe per loro troppo duro, se non fatale.
Franco Talarico, nel suo mondo onirico, crede oramai che durante l’Amministrazione Scopelliti la sanità lametina vivesse il suo massimo fulgore. Come si fa ad essere così crudele da ricordargli che, lui zitto e accondiscendente, l’allora Commissario Scopelliti con il decreto 18 del 2010 classificò il nostro Ospedale e la nostra sanità “Spoke”, cioè periferia, dei due (sì, 2) Hub di Catanzaro?
Né vale la pena sottrarlo al suo mondo incantato per ricordargli che lui ed il suo fido Mancuso per cinque interminabili anni contrastarono l’attivazione a Lamezia del previsto Polo Traumatologico Regionale – Trauma Center con l’incredibile motivazione che si trattasse di una “struttura superata e datata”, proprio mentre tutte le altre Regioni se ne andavano dotando, anche per ubbidire ai dettami del Decreto Balduzzi.
Ed è bene non turbarlo neanche nella sua falsa convinzione che durante il suo “regno” nessun reparto del nostro Ospedale sia stato tagliato. Tanto, i guai son fatti. E di certo rinfacciarglieli non riattiverebbe gli storici reparti specialistici di oculistica e otorino disattivati da Scopelliti, né attiverebbe il reparto di neurologia che, sebbene previsto nel decreto di Scopelliti, il suo fedele Mancuso non intese mai attivare.
Forse Talarico ha ancora la lucidità di ricordare che portò nel nostro Ospedale la ministra Lorenzin per farle dire che il nostro Servizio Trasfusionale, fino ad allora una vera bandiera di eccellenza, andava chiuso ed accorpato a Catanzaro. Ma, visto che adesso Scura ha dato seguito a quella insana idea, potrebbe addirittura volersi appuntare sul petto anche quest’ultima medaglia.
Lasciamolo allora stare nella beatitudine in cui si trova. Il tempo è galantuomo e, col suo passare, provvede a districare anche i più ingarbugliati inganni.