“Scoperte che cambieranno storia della Magna Grecia” Il grande archeologo italo-americano Paolo Visonà parla dei suoi importanti ritrovamenti su Antonimina e Cittanova grazie all'opera di studio iniziata da Domenico Raso
di Giuseppe Campisi
Un cerchio che si è chiuso paradossalmente con la riscoperta di un’asse viario per attestare la potenza dei politico-militare dei locresi e la certificazione dell’origine greca dei territori dell’entroterra tirrenico tra cui Cittanova. Partendo dagli studi e dalle ricerche condotte capillarmente dal compianto professor Domenico Raso si è riusciti a determinare, datare e segnalare siti di interesse storico-antropologico ed archeologico non solo sul territorio di Cittanova ma anche sul versante della limitrofa Antonimina.
Un lavoro certosino condotto dall’archeologo italoamericano Paolo Visonà e dalla sua equipe internazionale che, nel corso di un impegno con la Calabria lungo oramai più di trent’anni, ha riportato alla luce dopo scavi e posizionamenti sofisticatissimi ben quattro forti di origine magnogreca (di cui due sullo Zomaro) e due nell’area di Antonimina tra cui un grande sito che si pensa essere un santuario di frontiera di circa 4000 mq orientato a Locri ed un altro, fortificato, di circa 1500 mq dove sono stati rinvenute coppe, vasi ed altri elementi che fanno pensare altresì allo svolgimento, in loco, di importanti rituali votivi legati alle divinità della foresta. Inoltre, tra il forte ed il santuario Visonà ha rinvenuto anche un grande sito preistorico risalente al 6500 a.C. di età, dunque, monolitica. «Queste scoperte – ha dichiarato il grande scienziato – cambieranno la storia della Magna Grecia per come l’abbiamo conosciuta finora.
Fare questi rinvenimenti non è stato semplice perché sono occorsi ben 16 anni di missione archeologica straniera per trovare ciò che aveva intuito Raso ed anche di più. Ma cambieranno anche la storia di questi luoghi e di Antonimina che ora facilmente possiamo datare a più di 8000 anni fa». Scoperte sensazionali seguite alla lettura del libro di Raso “Zomaro, la montagna dei sette popoli” da parte di Visonà – che dopo Orsi, può dirsi la massima autorità archeologica che ha attenzionato così profondamente la Calabria – letteralmente folgorato dagli studi dell’ispettore cittanovese di cui lo studioso italoamericano ha riferito di stare verificandone gli studi sin dal 2012. Una Calabria in larga parte tutta ancora da scoprire in quanto non solo la costa dovrebbe essere il punto di attrazione archeologico da monitorare (come è stato fatto sinora) bensì anche l’entroterra. Ricerche a tappeto svolte (ed ancora svolgere) tra il villaggio Zomaro ed il villaggio Moleti per provare la presenza di insediamenti al di sopra del 1000 metri di quota «cosa finora ritenuta impossibile» ha ripreso Visonà, che ha anche informato di un impegno di ulteriori due anni per completare gli studi in loco.
Campioni spediti in America, a Como ed alla soprintendenza provinciale per realizzare anche il sogno dei ricercatori: allestire un museo ed un percorso didattico-culturale da offrire a turisti, curiosi ed appassionati: «Vi vogliamo dare i mezzi per costruire ricchezza – ha affondato il colpo Visonà dopo aver analizzato la situazione economica calabrese – per voi e per i vostri figli con un minimo sforzo. Cartelli, un percorso, ed un museo. Non occorre tanto, occorrono cultura e testa, perché sta a voi portare avanti il nostro lavoro e magari svilupparlo». Parole forti, chiare che non lascino spazio a tentennamenti ed interpretazioni e che fanno il paio con il recente posizionamento della grossa pietra stadiale nei pressi della chiesa di Santa Maria della Catena, curata dal naturalista Giuseppe D’Amico, per avvalorare la tesi della grecità di Cittanova quale snodo fondamentale verso le tre importanti colonie di Medma, Ipponion e Metauros legate all’esse con Locri e riprese dagli interventi dei due sindaci presenti, per Cittanova, Francesco Cosentino, e per Antonimina, Luciano Pelle, nella comune intenzione di creare sinergia, rete e cooperativismo grazie alla spinta degli studi di Visonà e Raso alla cui memoria, in conclusione di cerimonia, è stata dedicata, alla presenza dei familiari, una toccante lapide commemorativa.