Parco della Sila si candida a patrimonio dell’Unesco Il direttore del CNR-Isafom sponsorizza la proposta
E’ in programma per il prossimo 7 dicembre, alle ore 9,30 presso la Casa della natura-CIPR di Rende (CS), un incontro a sostegno della candidatura del Parco Nazionale della Sila a patrimonio mondiale dell’Unesco, al quale parteciperà anche il direttore del CNR – Isafom (Istituto per i Sistemi Agricoli e Forestali del Mediterraneo), dott. Giorgio Matteucci.
«Tra il CNR-Isafom e il Parco Nazionale della Sila – ha dichiarato il dott. Matteucci – si è venuta a stabilire un’utile collaborazione in quest’ultimo periodo, diretta al raggiungimento di importanti obiettivi negli ambiti di comune attività, da quello ambientale a quello forestale, fino al paesaggio. Tale collaborazione incrocia, per di più, le attività del laboratorio pubblico-privato Alforlab, che vede come ente capofila il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) – Dipartimento di Scienze BioAgroalimentari, di cui l’Istituto per i Sistemi Agricoli e Forestali del Mediterraneo di Rende (CS) è articolazione in Regione Calabria. Un’esperienza che, crediamo, possa dare molto in termini di know how alla filiera foresta-legno».
«Il laboratorio Alforlab – spiega il direttore del CNR-Isafom – ha come obiettivo, infatti, lo sviluppo e l’integrazione di tecnologie innovative per la valorizzazione delle risorse ambientali e forestali della regione Calabria, e prioritariamente del legno, attraverso azioni di ricerca industriale e sviluppo sperimentale in tutte le diverse fasi della filiera foresta-legno-energia, dalla produzione, alla trasformazione, all’impiego delle nanotecnologie. La sua attività, quindi, che comprende anche studi e sperimentazioni in ambito idrologico, è finalizzata alla valorizzazione sostenibile del bosco, in linea con la missione del Parco, oggi anche riserva della biosfera, dove natura e attività economiche ecocompatibili camminano di pari passo».
«Siamo in campo anche noi – conclude – a sostegno della candidatura del Parco a patrimonio mondiale dell’Unesco, perché crediamo che il conseguimento di questo obiettivo sia funzionale oltre che alla conservazione dell’area protetta anche allo sviluppo dei territori e dei borghi che vi gravitano intorno».