Parolisi parla ogni settimana con figlioletta
redazione | Il 08, Ago 2011
Vittoria ora vive con i genitori di Melania a Somma Vesuviana, i colloqui a casa dei nonni paterni
Parolisi parla ogni settimana con figlioletta
Vittoria ora vive con i genitori di Melania a Somma Vesuviana, i colloqui a casa dei nonni paterni
(ANSA) ANCONA – Salvatore Parolisi, il caporalmaggiore dell’esercito in carcere per l’omicidio della moglie Melania Rea, parla ogni settimana con la figlioletta Vittoria, che attualmente vive con i nonni materni a Somma Vesuviana. Una sorella di Salvatore va a prendere la piccola e la porta in casa dei nonni paterni, dove il papà può parlare con la bambina telefonicamente. Segno, spiega il legale della famiglia Rea, l’avv. Mauro Gionni, di un’ampia collaborazione tra le due famiglie nell’interesse della bimba, rimasta orfana della mamma e con il padre in carcere accusato di aver trucidato Melania. Il tribunale dei minori di Napoli, intanto, non ha ancora fissato l’udienza per l’affidamento di Vittoria. SOLDATESSE SARANNO SENTITE DA PM – “Numerose” reclute della caserma ‘Clementi’ di Ascoli Piceno, sede del 235/o Reggimento ‘Piceno’, verranno presto convocate dal procuratore militare di Roma, Marco De Paolis, nell’ambito dell’inchiesta aperta sui fatti emersi dopo l’omicidio di Melania Rea: lo ha detto all’ANSA lo stesso procuratore, precisando che “non si tratta di un’inchiesta su Parolisi (il caporalmaggiore istruttore arrestato con l’accusa di aver ucciso la moglie Melania Rea – ndr), ma su ciò che sarebbe avvenuto all’interno della caserma, sui rapporti tra superiori ed inferiori”. “Vogliamo approfondire alcune circostanze emerse finora – aggiunge De Paolis – per stabilire se sono raffigurabili reati”. Uno su tutti, quello previsto dall’art. 146 del codice penale militare di pace: “Minaccia a un inferiore per costringerlo a fare un atto contrario ai propri doveri”, punito con la reclusione militare fino a cinque anni. La procura militare, in sostanza, vuole capire se da parte di uno o più istruttori siano state attuate minacce nei confronti delle reclute anche per indurle, nel caso specifico, ad intrattenere relazioni o avere rapporti di natura sessuale. Il procuratore militare De Paolis ha già acquisito nell’ambito dell’inchiesta numerosa documentazione, fatto sopralluoghi, sentito alcune persone, tra cui i vertici della caserma, ma l’indagine entrerà nel vivo nei prossimi giorni con l’ascolto di diverse soldatesse che hanno svolto il periodo di addestramento ad Ascoli Piceno e che dovranno riferire sul comportamento adottato nei loro confronti dagli istruttori. Il fascicolo processuale è, allo stato, senza indagati.
PROCURATORE MILITARE, NESSUN INDAGATO – “Non c’é alcun indagato. L’inchiesta é soltanto all’inizio”. Lo ha detto all’ANSA il procuratore militare di Roma, Marco De Paolis, a proposito di notizie di stampa secondo cui vi sarebbero tre indagati nell’indagine da lui avviata su presunti abusi commessi dagli istruttori della caserma ‘Clementi’ di Ascoli Piceno, quella dove presta servizio il caporalmaggiore Salvatore Parolisi, arrestato con l’accusa di aver ucciso la moglie, Melania Rea. Il procuratore militare aveva ieri confermato l’apertura di un’inchiesta da parte del suo ufficio sui fatti emersi dopo l’omicidio di Melania Rea, precisando che “non si tratta di un’inchiesta su Parolisi, ma su ciò che sarebbe avvenuto all’interno della caserma, sui rapporti tra superiori ed inferiori”. Il magistrato ha quindi spiegato di voler “approfondire alcune circostanze emerse finora” per stabilire se sono raffigurabili reati, in particolare quello previsto dall’art. 146 del codice penale militare di pace: “Minaccia a un inferiore per costringerlo a fare un atto contrario ai propri doveri”. La procura militare, in sostanza, vuole capire se da parte di uno o più istruttori siano state attuate minacce nei confronti delle reclute anche per indurle, nel caso specifico, ad intrattenere relazioni o avere rapporti di natura sessuale. A questo fine, il procuratore militare De Paolis ha già acquisito numerosa documentazione, fatto sopralluoghi, sentito alcune persone, tra cui i vertici della caserma, ma l’indagine entrerà nel vivo nei prossimi giorni quando saranno convocate “numerose” soldatesse che hanno svolto il periodo di addestramento ad Ascoli Piceno e che dovranno riferire sul comportamento adottato nei loro confronti dagli istruttori. Anche questi ultimi, ovviamente, saranno ascoltati, “ma allo stato – ribadisce De Paolis – non c’é alcun indagato”. LEGALI PAROLISI, SPIATO DA AMICI, VIOLATA DIFESA – Salvatore Parolisi, arrestato per l’omicidio della moglie Melania Rea, è stato fin da subito “spiato da alcuni amici”, che ne hanno “registrato le conversazioni per poi consegnarle agli inquirenti”, con una “palese violazione dei diritti difensivi minimi”. E’ quanto affermano in una dichiarazione congiunta i due difensori del caporalmaggiore, gli avvocati Nicodemo Gentile e Valter Biscotti, che ieri hanno depositato a Perugia, dove si trovano, l’istanza di revoca della misura cautelare del loro assistito, riservandosi di consegnare al Tribunale del Riesame dell’Aquila, cui la richiesta è indirizzata, una memoria difensiva di accompagnamento. “Salvatore Parolisi – dicono gli avvocati Gentile e Biscotti – ha appreso con forte dispiacere e delusione che già a partire dai primi giorni della scomparsa di Melania, alcune delle persone che gli giravano intorno, fingendo vicinanza, lo spiavano e lo osservavano in tutti i movimenti, registrandone addirittura le parole, per poi, da investigatori aggiunti, consegnare in tempo reale il risultato delle loro attività agli inquirenti”. “Questa circostanza – affermano i legali – conferma il dato che Parolisi da subito è stato trattato come un indagato di fatto, un presunto colpevole in un’indagine con metodo sospettocentrico, con una palese violazione di quei diritti difensivi minimi, insopprimibili, che devono essere invece riconosciuti ad ogni persona e ad ogni indagato”.
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