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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 16 DICEMBRE 2024

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Pasolini? Oggi sarebbe un suicida Il poeta Michele Caccamo contro la disumanizzazione

Pasolini? Oggi sarebbe un suicida Il poeta Michele Caccamo contro la disumanizzazione

«Siamo finiti nell’orrore ma c’è ancora chi lo scambia per scienza, assistenza, bontà umana.

Gli intellettuali sono pietrificati nessuno che si sdegni per questa avanzante disumanizzazione. L’uomo è stato rimpiazzato da una coscienza indotta. Pasolini oggi vivrebbe nello sconforto, sempre più solo, sempre più escluso. Si sarebbe suicidato, non avrebbe più dato a nessuno la possibilità di farlo uccidere».
Così Michele Caccamo al margine di una presentazione del suo libro “Le sacche della rana-poemetto su Pier Paolo Pasolini.” Opera, come lui stesso ama definirla, sentimentale. Non una biografia ma un giallo, che percorre tutta l’esistenza del Poeta di Sarzana. L’adolescenza, la conversione, il processo, la guerra, Roma, Ninetto, Monteverde, Ostia, Pino. Un poemetto che racconta l’aspetto intimo e poco indagato di Pasolini: la sua necessità di amare, di essere amato, di sferzare il popolo contro ogni prevaricazione, di allertare la parte più povera del proletariato sulla imminente privazione di ogni possibilità di negoziato. Un profeta, Pasolini, che aveva anticipato la deriva, la conclusione del libero arbitrio, lo svuotamento degli animi.
Continua Caccamo: «La democrazia digitale ha rappresentato la fine della competenza, ha ridotto le capacità cognitive, è diventata una piatta percezione collettiva. L’individuo non conta nulla, hanno imposto a tutti quanti la stessa conoscenza siamo senza occhi senza mani senza cervelli, siamo cloni proiezioni ologrammi. Pasolini non ci sarebbe stato a nessuna di queste condizioni, a questa contraffazione della vita».
Il poemetto di Michele Caccamo auspica la ripresa della contestazione, della dialettica politica. L’urgenza di ridare la parola al pensiero. “Pier temeva si arrivasse alla manipolazione delle masse che si arrivasse al totalitarismo mentale temeva si cambiasse la natura della coscienza e ogni nome all’amore] i contadini ancora pensavano che la continua fioritura di un fagiolo bastasse a difenderli]”. Ormai tutto è stato spostato, lontano, oltre ogni rivendicazione.