Pasqua in Italia
redazione | Il 20, Apr 2011
Viaggio da Nord a Sud per scoprire processioni, riti, feste e rappresentazioni della Settimana Santa
Pasqua in Italia
Viaggio da Nord a Sud per scoprire processioni, riti, feste e rappresentazioni della Settimana Santa
(ANSA) Il prossimo 24 aprile in Italia e in tutto il mondo cristiano si celebra la Pasqua per laresurrezione di Gesù Cristo. I festeggiamenti cominciano il venerdì santo, giorno della crocefissione secondo le Scritture, quando la gente sfila per le strade con le fiaccole, a piedi scalzi o in catene per rendere più faticoso il percorso dell’espiazione e si concludono la domenica, giorno in cui Gesù risorge, quando, dopo la Messa, esplode la gioia dei fedeli con grida esultanti, abbondanti pranzi, il volo della colombe, lo scoppio dei mortaretti e dei fuochi d’artificio.
Confratelli incappucciati, incatenati e scalzi, costumi d’epoca, antiche ricette gastronomiche, immagini sacre in cartapesta, croci insanguinate, stendardi, ritratti dei Santi protettori, simboli e allegorie: ogni città, ogni regione, ogni borgo d’Italia celebra la Pasqua con riti diversi e seguendo le proprie tradizioni e usanze popolari, accomunati dalla rappresentazione della morte e della resurrezione di Cristo, che mette in scena il dolore collettivo e il suo superamento catartico. Le rappresentazioni viventi in tutto il Paese sono oltre tremila: conoscerle è come fare un viaggio nella storia e nel folclore del nostro Paese alla scoperta di tradizioni religiose, ma anche di antichi costumi e abitudini popolari. E’ impossibile raccontare tutte le celebrazioni in Italia ma ce ne sono alcune che meritano una citazione particolare per la bellezza dei riti e delle tradizioni, per la partecipazione popolare, la spettacolarità dei costumi, l’originalità e per la teatralità della festa, sempre emozionante e suggestiva.
Cominciando dal Nord si segnala l’originale Pasqua di Bormio, in provincia di Sondrio, dove i festeggiamenti affondano le loro radici nella natura e nelle tradizioni pastorali. Qui i “Pasquali” sono un rito propiziatorio, dopo i rigori dell’inverno per la nuova stagione, che si svolge come una gara tra cinque diverse contrade, rappresentate da un pastore che trasporta in chiesa un agnellino e composizioni artigianali per farli benedire. Il rito pasquale di Firenze rappresenta la benedizione del fuoco e racconta una storia che risale alla prima crociata, nel 1096, quando Pazzino de’ Pazzi, cavaliere fiorentino al seguito di Goffredo di Buglione, piantò per primo lo stendardo cristiano a Gerusalemme. In ricompensa gli vennero donati alcuni frammenti di pietra del Santo Sepolcro, che riportò a Firenze e che usò per accendere il fuoco sacro del sabato santo. Da allora si rese la cerimonia più suggestiva costruendo un carro che porta il fuoco tra le strade della città. La domenica di Pasqua il carro, trainato da buoi inghirlandati e scortato dagli sbandieratori, procede per le vie della città fino al sagrato del Duomo. Qui viene legato all’altare maggiore con un filo di ferro, lungo il quale una colombina, che porta nel becco un ramoscello d’ulivo, deve scivolare verso il carro con la miccia accesa per incendiare i fuochi d’artificio e farlo scoppiare.
Ha origini medievali la celebrazione della “Madonna che scappa” che si svolge nella scenografica piazza Garibaldi di Sulmona, in Abruzzo. E’ una rappresentazione carica di significati religiosi e di toni drammatici, che coinvolge la statua della Madonna, chiusa nella chiesa seicentesca di San Filippo Neri. La statua, accolta da una folla esultante, viene portata fuori dalla chiesa e condotta prima lentamente e poi sempre più rapidamente verso il centro della cittadina dove incontrerà Gesù. Durante la corsa la Madonna perde il manto nero che la avvolge e che libera il prezioso vestito con rami d’oro e tra le sue mani le spunta una rosa rossa, simbolo di prosperità, mentre candide colombe si liberano in cielo, coinvolgendo la cittadinanza in un corteo festoso.
In Campania sono bellissimi i riti pasquali dell’isola di Procida e di Ischia, terre ricche di tradizioni da vivere all’aperto nelle piazze dei piccoli borghi. Ischia offre la “Corsa dell’Angelo” che si svolge a Forio: risale a una tradizione del 1600 e riproduce il momento dell’incontro tra la Madonna e il figlio risorto. L’Arciconfraternita di Forio d’Ischia – custode delle statue della Madonna, del Cristo risorto, di san Giovanni apostolo e dell’angelo che vengono portate a spalla in processione – organizza la messa in scena teatrale, che ha una struttura molto rigida nella scelta dei costumi, dei simboli e degli orari del corteo. Suggestivo è il momento in cui l’angelo fa tre inchini al Cristo risorto e corre incontro alla Madonna ad annunciare la resurrezione del figlio dopo aver fatto tre inchini. A metà del percorso viene fatto scivolare il velo dal volto della Madonna e la strada si riempie di petali di fiori lanciati dai balconi in un tripudio di canti e di applausi. La settimana Santa di Procida risale al XVI secolo ed è molto teatrale: il giovedì santo, al tramonto, si svolge laprocessione dei dodici apostoli, organizzata dalla confraternita dei Bianchi, la più antica, fondata nel 1583. Terminata la funzione religiosa dodici confratelli si incappucciano e con una croce in spalla e una corona di spine sul capo procedono per le strade dell’isola. Al termine della processione nella sacrestia di una delle tredici chiese di Procida si svolge l’ultima cena, dove si consuma un pasto a base di legumi, pesce arrostito, agnello, pane azzimo e vino. Infine il venerdì santo alle prime luci dell’alba inizia la processione dei “misteri”, statue portate a braccia rappresentanti scene della vita e della morte di Gesù, organizzata dalla confraternita dei Turchini, fondata nel 1629 dai Padri Gesuiti.
In Puglia tante sono le processioni di fedeli incappucciati e scalzi ma la più spettacolare è quella di Ruvo di Puglia, in provincia di Bari. E’ la processione degli “otto Santi” che sfilano per le vie del centro, rischiarato dalle fiaccole dei confratelli e dalle bianche lenzuola appese ai balconi. Durante i cortei da giovedì a domenica le statue vengono portate a spalla dagli uomini con il tipico andamento lento e cadenzato e la domenica si assiste allo scoppio della “Quarantana”, un fantoccio che ha le sembianze di una vecchia signora vestita di nero, la cui esplosione segna la vittoria della vita sulla morte. Grande partecipazione popolare e clima emozionante caratterizzano la Settimana Santa di Bagnara Calabra, in provincia di Reggio Calabria; la domenica di Pasqua le confraternite celebrano una festa religiosa ricca di tradizioni detta la “Confrontata” che rappresenta l’incontro del Cristo risorto e della Madonna svelata. Sempre in Calabria, in provincia di Cosenza, i festeggiamenti pasquali sono arricchiti da tradizioni d’origine albanese: a Civita e a Frascineto, per esempio, il lunedì di Pasqua le “Vallje” sono danze e canti popolari in lingua albanese, in ricordo della vittoria dell’eroe Skanderberg sui Turchi. In seguito alla sua morte nel 1468, per sfuggire al dominio degli Ottomani, molte famiglie albanesi emigrarono in Calabria e in Puglia, dove ancora oggi le loro tradizioni folcloristiche sono vive e molto sentite. Spettacolari e suggestive sono le rappresentazioni di Pasqua in Sicilia: le celebrazioni, che risalgono a epoche antiche e che hanno assimilato riti e tradizioni popolari, sono vere e proprie rievocazioni storiche della passione di Gesù e che riguardano l’ultima cena, il tradimento di Giuda, la cattura di Gesù, il processo, il calvario, la sua morte, la deposizione, la sepoltura e la resurrezione.
La processione dei “Misteri” di Trapani è la più conosciuta: i fedeli, coperti da cappucci e tuniche, sfilano a piedi nudi in processione seguendo un cerimoniale rigoroso, d’origine spagnola, stabilito dal 1765 dalle Confraternite. Durante il corteo che comincia il venerdì santo e termina il giorno dopo, ognuna esibisce un certo numero di statue in rappresentanza di un mestiere (mistere), che il venerdì santo porta assieme all’urna del Cristo morto e dell’Addolorata per le strade e le piazze della città fino alla cattedrale per farle benedire. Altrettanto affascinanti sono le celebrazioni in provincia di Ragusa: a Modica si celebra la “Madonna vasa vasa”, che prevede due processioni che partono dalla chiesa di Santa Maria di Betlem, una con il Cristo redento e l’altra con la Madonna addolorata, e percorrono le vie cittadine con itinerari diversi che confluiscono in piazza Municipio dove avviene l’incontro e la vasata (il bacio e l’abbraccio) tra madre e figlio.
A Caltanissetta le celebrazioni partono il mercoledì con un imponente e commovente corteo, la “Real Maestranza”, costituito dai rappresentanti locali delle più antiche corporazioni artigiane. Il personaggio principale della manifestazione è il Capitano, eletto ogni anno tra i vari rappresentanti delle categorie artigiane, che ha l’onore di portare il Cristo in Croce. Poco distante, a San Cataldo, si portano in processione anche i “Sampauluna”, giganti di cartapesta raffiguranti gli undici Apostoli. Nella piazza principale di Adrano, in provincia di Catania, durante la domenica di Pasqua si effettua “La diavolata”, una rappresentazione sacra d’origine medievale, dove cinque diavoli vestiti di rosso escono da una botola insieme a Lucifero, alla morte e a un angelo, nell’eterna lotta del bene che sconfigge il male, della vita che vince sulla morte. Anche in Sardegna i riti della Settimana Santa sono davvero suggestivi: a Sassari di grande effetto è la rappresentazione della “Madonna dei Sette Dolori”, quando la statua della Vergine, addobbata con oro e gioielli, viene portata in processione dalle confraternite alla ricerca del figlio morto, che si conclude con il loro incontro la domenica di Pasqua in piazza Colonna Mariana. A Iglesias la processione più attesa è quella del venerdì santo con la rappresentazione del funerale di Gesù, accompagnato da una lunghissima schiera di figuranti in abiti di chiara provenienza spagnola. Anche ad Alghero la Pasqua ha forti radici ispaniche e si celebra con il coinvolgimento dell’intera popolazione.
Per un’antica tradizione, che risale al 1501 quando nella città si insediarono gli Aragonesi, una statua lignea del Cristo viene esposta alla devozione dei fedeli, mentre le donne vestite a lutto vi si affollano per chiedergli la grazia. Il venerdì santo si assiste al rito della schiodatura del Cristo dalla croce e alla sua deposizione nella culla, mentre i fedeli avanzano con un passo di danza che mima l’atto del cullare il Cristo e le Confraternite sfilano indossando cappucci a punta. La domenica di Pasqua il Cristo risorto incontra la Madonna tra voli di colombe e fuochi d’artificio. Interessante è anche la ricca tradizione gastronomica legata alla Pasqua, che sfocia in piacevoli e tradizionali sagre popolari. La domenica, dopo il lungo periodo di Quaresima, si consumano agnello, uova e dolci a forma di colomba. L’uovo, simbolo pasquale per eccellenza, è l’incarnazione della vita che si rinnova, della fecondità. Gli antichi romani seppellivano di questi tempi un uovo dipinto di rosso nei loro campi come augurio di fertilità della terra e la stessa usanza trova riscontro e testimonianza già presso i Greci, i Cinesi e i Persiani. I primi a usare l’uovo come oggetto benaugurante furono i Persiani che festeggiavano l’arrivo della primavera con lo scambio di uova di gallina. In Occidente questa usanza risale al 1150, quando il capo dell’abbazia di St. Germain-des-Pres donò a re Luigi VII, appena rientrato dalla Crociata, prodotti delle sue terre, incluse le uova. Da questo gesto nasce, dunque, l’uso di regalare uova a Pasquacollegato al significato del rifiorire della natura.
Tra le celebrazioni religiose pasquali che hanno come protagonista l’uovo ci sono quelle di Urbania, in provincia di Pesaro, dove si svolge il tradizionale gioco chiamato “Punta e cul”, ispirato alle usanze contadine. La mattina di Pasqua e nei due giorni seguenti ci si sfida al gioco delle uova sode che vengono sistemate a terra e collocate in fila una dietro l’altra con un disegno a forma di “S”; vince la gara chi riesce a mantenere l’uovo intatto, battendo il suo con quello del vicino. Anche a Tredozio, in provincia di Forlì, si svolge lo stesso tipo di manifestazione, chiamata la “Sagra e il Palio dell’uovo”, che termina con una divertente gara di mangiatori di uova sode. Nelle tavole pasquali, poi, non possono mancare l’agnello, preparato in mille modi diversi, che ricorda il sacrificio di Cristo; e il dolce per eccellenza, la colomba, che nasce con ingredienti molto semplici: uova, farina e lievito. In seguito ne furono aggiunti altri, in modo da arricchirne la sostanza, come il burro, lo zucchero, i canditi e una copertura di pasta di mandorle e di frutta secca.
C’è una curiosità sulla nascita della colomba pasquale, legata a un episodio della vita di Alboino, re longobardo del VI secolo d.C. Si narra che Alboino, non riuscendo a conquistare la città di Pavia, ordinò che venissero rapite tutte le fanciulle vergini. Gli abitanti della città e i rappresentanti della Chiesa architettarono uno stratagemma per salvare le ragazze, sfruttando il noto amore di Alboino per le colombe. Ogni ragazza pavese si presentò al re longobardo affermando di chiamarsi Colomba e regalandogli un dolce fatto proprio con questa forma, come messaggio di pace. Nella simbologia del Cristianesimo e nella Bibbia, infatti, la colomba pasquale rappresenta la pace e la salvezza per gli uomini.
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