Pdci, la Segreteria Regionale: “La Calabria deve uscire dall’isolamento”
redazione | Il 02, Nov 2010
I dirigenti calabresi del Partito di Diliberto fanno una disamina dei problemi locali. La stessa formazione politica il 5 novembre terrà a Reggio Calabria il convegno: “2 giugno 1946 a 60 anni dal voto esperienze a confronto” e una mostra attinente al tema
Pdci, la Segreteria Regionale: “La Calabria deve uscire dall’isolamento”
I dirigenti calabresi del Partito di Diliberto fanno una disamina dei problemi locali. La stessa formazione politica il 5 novembre terrà a Reggio Calabria il convegno: “2 giugno 1946 a 60 anni dal voto esperienze a confronto” e una mostra attinente al tema
La Segreteria Regionale del PdCI, riunitasi a Lamezia Terme, nei giorni scorsi, alla presenza del Responsabile del Dipartimento Enti Locali del PdCI Pino Sgobio e del Segretario Regionale del PdCI Michelangelo Tripodi, ha – tra gli altri argomenti trattati – discusso su una questione fondamentale per lo sviluppo della Calabria e cioè “l´isolamento” che oggi più che mai vive il Sud e la Calabria in particolare.
Non a caso il Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria dott.
Giuseppe Pignatone recentemente ha ribadito che uno degli strumenti essenziali per il ripristino della legalità in Calabria è costituito dall´impegno del Governo e dello Stato in tute le sue espressioni per far uscire il Sud dall´isolamento in cui vive per superare il divario esistente tra Nord e Sud.
In questo senso e come esempio di tale gap la Segreteria Regionale ha posto l´accento su alcuni punti nodali che richiedono una diversa politica nazionale nei confronti del Sud e della Calabria.
Sulla Centrale a carbone di Saline e più in generale sull´uso del carbone per la produzione di energia in Calabria (vedi anche la vicenda della centrale di Rossano) il PdCI conferma la necessità di fermare un disegno di devastazione e di saccheggio del territorio.
Purtroppo, il parere favorevole espresso dalla commissione VIA del ministero dell´Ambiente sulla centrale a carbone di Saline Joniche rappresenta la conferma di una scelta compiuta già da tempo dal governo Berlusconi che espropria la regione delle sue prerogative, penalizza per l´ennesima volta la provincia di Reggio Calabria, umilia un territorio che invece di ottenere risarcimenti subisce nuove aggressioni e mette a rischio la salute e l´incolumità dei cittadini.
La commissione ministeriale ha espresso il proprio parere favorevole calpestando il parere negativo espresso due anni fa dalla Commissione VIA regionale e le continue e ripetute posizioni contrarie espresse dalla precedente Giunta Regionale e dal Consiglio regionale nella precedente legislatura con la mozione approvata all´unanimità dal Consiglio Regionale il 6 settembre 2007 di cui primo firmatario è stato proprio il Segretario Regionale del PdCI Michelangelo Tripodi che diceva no alla centrale e impegnava la Giunta Regionale ad attivare tutti gli strumenti disponibili per impedire la realizzazione della centrale a carbone.
Tuttavia, nonostante il parere ministeriale, la battaglia deve continuare a tutti i livelli per impedire la realizzazione di un impianto che avrebbe effetti devastanti in una delle zone di maggiore pregio e qualità della costa jonica reggina.
Inoltre, la Segreteria Regionale del PdCI ha rilanciato l´allarme sulla crisi drammatica del diritto alla mobilità per i cittadini calabresi a seguito della scelta sciagurata di Trenitalia di cancellare decine di treni a lunga percorrenza da e per la Calabria, del comportamento vergognoso di Alitalia che cancella voli e aeroporti, del fallimento della Metromare che doveva garantire collegamenti efficienti sullo Stretto, dell´allarmante condizione in cui versa l´autostrada Salerno-Reggio Calabria ridotta ad una vera e propria mulattiera e della cancellazione dei Cargo e della linea ferroviaria verso il porto di Gioia Tauro, limitando e vanificando lo sviluppo dell´
intermodalità
(scambio mare-terra) delle merci che arrivano al Porto via nave.
In tal modo, con queste scelte punitive e vessatorie il governo nazionale Bossi – Berlusconi, FS Cargo e Trenitalia, Alitalia, ANAS, consorzio Metromare, ecc. stanno dando il colpo di grazia al già fragile, precario e pieno di criticità sistema della mobilità calabrese.
Data la gravità di questa situazione e i rischi incombenti sul futuro della regione, anche a causa di un governo regionale succube e subalterno ai voleri romani, il PdCI ha deciso di avviare una campagna di iniziative e di sensibilizzazione per denunciare questo stato di degrado e per chiedere una svolta profonda per garantire alla Calabria e ai calabresi i diritti che sono stati cancellati.
Inoltre l’organizzazione politica comunista ha organizzato per venerdì 5 novembre con inizio alle ore 17 nella sala convegni della
Provincia di Reggio Calabria in località Spirito Santo un dibattito organizzato dal comitato donne del PdCI di Reggio Calabria dal titolo “Il 2 giugno 1946 e il voto alle donne – esperienze a confronto”. Al dibattito, che sarà coordinato da Daniela Labate, componente del coordinamento della Federazione Giovanile Comunisti Italiani di Reggio Calabria, interverranno Elisa Gambello, componente delle segretaria provinciale della Cgil comprensorio Reggio-Locri, Saretta Bottari,
esponente dell’associazionismo cattolico, Giovanna Campolo, già consigliera di parità, e Valentina Paviglianiti, componente della
segreteria provinciale del Partito dei Comunisti Italiani di Reggio Calabria. Le conclusioni del dibattito saranno di Antonella Bertoli, giornalista del quotidiano “La Repubblica”. Lo stesso giorno all’interno dei locali della provincia in località Spirito Santo sarà possibile visitare la mostra “Una giornata memorabile” ideata dalla giornalista Bertoli e realizzata da La Repubblica News. La mostra intende ricordare due fatti estremamente importanti per il nostro Paese: il referendum tra Monarchia e Repubblica e la partecipazione per la prima volta delle donne al voto. La mostra, composta da 25 pannelli e 80 fotografie, mette assieme, oltre all’alto valore politico, emozioni, pensieri e sentimenti di quante si recarono alle urne per la prima volta. Nobili e operaie, contadine e lavoratrici, sorelle e compagne, donne borghesi e intellettuali, si alternano nelle foto e nelle didascalie, ripercorrendo la storia di Italia e facendo una ricognizione storica di ciò che fu il femminismo in Italia dal 1946 a tutt’oggi. La mostra, quindi, diventa un invito a riflettere se l’eredità che le “fondatrici del femminismo” ci hanno lasciato sia stata colta nella sua pienezza e ci riporta, inevitabilmente, con i pensieri ai fatti di questi giorni e agli scandali che hanno colpito il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.