Pecora : “Chiudere l’allegra stagione di certe cerimonie antimafia”
redazione | Il 12, Dic 2011
Il movimento “Ammazzateci tutti” interviene sulle dichiarazioni dell’assessore Lamberti Castronuovo: “Antimafia dei fatti” è infatti quella dei ragazzi che vengono a Reggio Calabria per commemorare il Giudice Antonino Scopelliti ogni anno ad agosto”
Pecora : “Chiudere l’allegra stagione di certe cerimonie antimafia”
Il movimento “Ammazzateci tutti” interviene sulle dichiarazioni dell’assessore Lamberti Castronuovo: “Antimafia dei fatti” è infatti quella dei ragazzi che vengono a Reggio Calabria per commemorare il Giudice Antonino Scopelliti ogni anno ad agosto”
REGGIO CALABRIA – Abbiamo molti doveri e molte responsabilità in più tutti noi che operiamo
nel difficile terreno dell’antimafia sociale. E tra i doveri primeggiano
l’esempio di legalità e la testimonianza alla Verità, senza ipocrisie ed
ammiccamenti. Le parole dell’Assessore Provinciale di Reggio Calabria alla
Legalità Eduardo Lamberti Castronuovo, pronunciate nei giorni scorsi in
merito ad una specifica vicenda, vanno proprio in questa direzione e ci
invitano ad una seria riflessione su ciò che deve essere l’impegno della
società civile nel contrasto alle mafie, impegno che deve partire dalla
ricerca del bene comune>>. Ad affermarlo in una nota è Alessandro Pecora,
responsabile organizzativo per la Calabria del Movimento Antimafia
“Ammazzateci tutti”.
L’assessore Lamberti ha perfettamente ragione quando parla della
necessità etica di chiudere l’allegra stagione di certe “cerimonie
antimafia” che risultano essere non soltanto inutili, ma soprattutto
insopportabilmente dispendiose per le casse pubbliche, a maggior ragione
per il rispetto che si deve ai cittadini, ai padri e madri di famiglia
calabresi, che si trovano a doversi confrontare con i drammi di una
gravissima crisi economica.Il convegno, la commemorazione,
l’iniziativa pubblica non possono basarsi esclusivamente sulle risorse
pubbliche, ricevute magari oltre misura da amministratori compiacenti, ed
oltretutto sono totalmente sterili – prosegue Alessandro Pecora – se prima
e soprattutto dopo non vi sono dei percorsi educativi che creino nei
soggetti coinvolti una maggiore consapevolezza su quello che deve essere il
cambiamento di mentalità che deve vedere protagonisti principalmente i
giovani calabresi, e non sia pure illustri accademici e manager del nord
Italia. L’iniziativa pubblica non deve essere altro che il portato finale
dei risultati prodotti e non un modo per autopromuoversi e autocelebrarsi.
Siamo testimoni, per averlo vissuto in prima persona, che vale molto di
più un percorso di socializzazione e di educazione alle regole, come
avviene ad esempio nelle formazioni musicali e nello sport, che cento
esibizioni su palcoscenici. Noi di “Ammazzateci tutti” siamo giornalmente e
silenziosamente impegnati in percorsi di educazione alla legalità per i
giovani, e non andiamo – prosegue il responsabile organizzativo
dell’Associazione antimafia – a chiedere inutile visibilità per questo. E’
vero, infatti, che “di mafia si muore, ma di antimafia si campa, ed a volte
benissimo”, ed è indubbio che sull’antimafia sociale si sono costruiti
mestieri, carriere professionali, universitarie e politiche che poco o
nulla hanno a che fare con il volontariato che invece migliaia di giovani
svolgono in tutta Italia. “Antimafia dei fatti” è infatti quella dei
ragazzi che vengono a Reggio Calabria per commemorare il Giudice Antonino
Scopelliti ogni anno ad agosto, a volte rinunciando alle vacanze estive.
“Antimafia dei fatti” è quella dei ragazzi impegnati a lavorare nei campi
di lavoro organizzati nei terreni confiscati alle mafie. “Antimafia dei
fatti” è silenzioso e sobrio volontariato e promozione sociale come quello
promosso da benemerite associazioni musicali e sportive giovanili. E’ un
impegno che deve essere giornaliero e costante, una vera e propria ragione
di vita, al di là di ogni riconoscimento pubblico>>. <<Nei nostri percorsi
e incontri con decine di migliaia di giovani in tutta Italia – conclude
Alessandro Pecora – abbiamo constatato un minimo comune denominatore,
ovvero che i giovani non hanno bisogno di nuovi eroi o di novelli paladini,
ma che desiderano essere educati con l’esempio di chi prima di ogni altro
deve assumere atteggiamenti coerenti con ciò che va dicendo. E questo, al
giorno d’oggi, non è assolutamente scontato.