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TAURIANOVA (RC), VENERDì 22 NOVEMBRE 2024

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Per chi sono scomode le “verità” di Spatuzza “u tignusu”

Per chi sono scomode le “verità” di Spatuzza “u tignusu”

| Il 02, Set 2010

È in piena evoluzione la campagna mediatica promossa da Gaspare Spatuzza in concomitanza con la decisione di rivolgersi al Tribunale amministrativo perché riveda la disposizione della commissione nazionale presieduta dal sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano, che non gli ha concesso il nulla osta necessario al suo inserimento in un programma di protezione che gli consentirebbe di essere ascoltato nella aule di giustizia in qualità di “collaboratore”

Per chi sono scomode le “verità” di Spatuzza “u tignusu”

È in piena evoluzione la campagna mediatica promossa da Gaspare Spatuzza in concomitanza con la decisione di rivolgersi al Tribunale amministrativo perché riveda la disposizione della commissione nazionale presieduta dal sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano, che non gli ha concesso il nulla osta necessario al suo inserimento in un programma di protezione che gli consentirebbe di essere ascoltato nella aule di giustizia in qualità di “collaboratore”

È in piena evoluzione la campagna mediatica promossa da Gaspare Spatuzza in concomitanza con la decisione di rivolgersi al Tribunale amministrativo perché riveda la disposizione della commissione nazionale presieduta dal sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano, che non gli ha concesso il nulla osta necessario al suo inserimento in un programma di protezione che gli consentirebbe di essere ascoltato nella aule di giustizia in qualità di “collaboratore”. La lettera inviata qualche settimana fa al settimanale di Carlo De Benedetti, L’Espresso, doveva rappresentare – e così è stato – il clou, ma non stupirà nessuno se fra qualche giorno direttamente o indirettamente “u tignusu” (il calvo), come veniva indicato dai suoi sodali, farà giungere all’esterno del carcere di massima sicurezza, dove comunque è “custodito” come se fosse un vero “pentito”, altre dichiarazioni e messaggi. Parte della sinistra, soprattutto quella che fa capo al siciliano Giuseppe Lumia, senatore del Pd, appoggiata dagli ex missini ed oggi ultras finiani, Fabio Granata e Carmelo Briguglio (alleati fra loro per sostenere la giunta siciliana), segue ogni sua mossa ed ogni sua dichiarazione nel tentativo neppure nascosto di mantenere alta la pressione sul presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, alla prese con le inchieste della procura di Catania che lo tengono con il fiato sospeso ormai da un anno, e che riesce a mantenere il suo governo soltanto grazie all’appoggio del terzetto Cardinale-Lumia-Cracolici.


Sul fronte giudiziario vero e proprio saranno i magistrati di Caltanisetta a scrivere il futuro di Spatuzza e di buona parte dell’antimafia, che fino ad oggi ha cavalcato e cavalca ogni sua rivelazione e ogni sua interpretazione. Sergio Lari, il capo della procura, lasciate alle spalle le celebrazioni del 18esimo anniversario della strage di Capaci e di Via D’Amelio e le audizioni promosse dalla commissione Antimafia presieduta da Giuseppe Pisanu (“contestato” all’epoca del suo incarico di ministro dell’Interno), deve fare nelle prossime settimane il punto sulle nuove indagini e su quanto Spatuzza gli ha raccontato di quei tragici episodi. Non sarà facile. Deve fare i conti, infatti, perfino con quei politici che, proprio in questi giorni, aderendo acriticamente a quanto sostenuto dall’ex boss, saranno inevitabilmente sconfessati per aver condiviso e cavalcato senza alcuna remora ricostruzioni sulla strage in cui morirono Paolo Borsellino e cinque uomini della polizia, ricostruzioni che dalle più approfondite indagini di questi mesi saranno azzerate. Lari, infatti, ha un testimone (Spatuzza) che gli ha smontato pezzo per pezzo 18 anni di “verità” sulla strage di via D’Amelio e deve prendere delle decisioni che saranno durissime per l’antimafia degli ultimi 15 anni: poliziotti che hanno depistato, magistrati che ufficialmente dirigevano le indagini sconfessati al 70 per cento, politici e partiti che hanno cavalcato quella strage per interessi poco nobili, sbugiardati inesorabilmente.

Sul capo della procura di Caltanissetta c’è un peso enorme. Per questo Spatuzza rimane scomodo per molti piemme, anche per quegli stessi che con molto ritardo – come sostiene il sottosegretario Alfredo Mantovano -, ne hanno chiesto la “protezione”. Se, infatti, si leggono tutti i verbali da lui riempiti a centinaia, emerge che Spatuzza smonta senza appello la ricostruzione fatta fino ad oggi dell’attentato di Via D’Amelio, ma smonta anche la teoria secondo cui l’uccisione di Borsellino è stata accelerata, ribaltando così quanto – con non molta attenzione – ha scritto Pisanu nella sua bozza di relazione sulle stragi, e quanto ha sostenuto Antonio Ingroia e, certe volte, Pietro Grasso. Insomma, Spatuzza semina dubbi e sollecita la riflessione di tutti. Sono diversi i verbali sui quali la stampa non ha mai puntato la lente di ingrandimento, e che “sconvolgono” le ricostruzioni che più di un piemme ha offerto sulla decisione di Cosa Nostra di uccidere Borsellino. In ordine di tempo eminenti procuratori hanno rivelato, soprattutto attraverso alcune interviste, che il magistrato “pagò” con la vita il suo “no” alla “trattativa” fra la mafia e le istituzioni, aggiungendo che dopo Capaci l’organizzazione dell’attentato in via D’Amelio subì una “accelerazione”. Ma ancora una volta Spatuzza, come per l’ormai famosa 126 Fiat, dice cose molto diverse. Nei verbali, il collaboratore di giustizia boccia le ricostruzioni di alcune procure, quelle stesse che sembrano dargli credito. Il 17 novembre 2008, interrogato dal capo della procura di Caltanissetta Sergio Lari e da Nicolò Marino, sulla “motivazione” e sull’“esigenza di fare” l’attentato di Via D’Amelio dopo Capaci, Spatuzza spiega: “Mi trovavo nel 99-2000 a Tolmezzo (carcere di massima sicurezza, ndr) … io esterno a Filippo Graviano (della quale famiglia mafiosa faceva parte il pentito, ndr): vedi che qua, all’interno delle carceri, ce hanno tutti con noi, perché per colpa nostra, per queste stragi, è stato applicato il 41 bis, quindi diciamo che a noi non ci possono vedere . …lui (Filippo Graviano, ndr) mi spiega che se oggi stiamo passeggiando all’aperto, se portava in avanti i progetti che avevano questi due magistrati, in riferimento a Falcone e Borsellino), oggi dice (Graviano, ndr): saremmo murati vivi sottoterra, quindi questi (quelli che si lamentano del 41 bis, ndr) che parlano non sanno quello che dicono. Quindi questo cosa asserisce: asserisce che c’era in programma, da questi due magistrati, progetto di fare un carcere speciale che andavano ancora dentro il 41 bis, quindi là si chiude l’argomento”.

Spatuzza fu ancora più chiaro il 29 giugno dello scorso anno quando lo interrogano i magistrati di Firenze guidati dal procuratore capo Giuseppe Quattrocchi. Si riparla di “trattativa” e delle due stragi di Capaci e Via D’Amelio e Spatuzza aggiunge dettagli a quanto aveva detto ai piemme nisseni sette mesi prima: “..quando avviene Capaci noi (il gruppo Graviano, ndr) abbiamo già dell’esplosivo macinato dentro per Via D’Amelio, per un altro attentato”. E spiega che i due attentati sono “qualche cosa di personale…” e al magistrato che insiste se quegli attentati sono legati ad “un attacco allo Stato con l’accordo politico”, Spatuzza aggiunge: “Certo, là si entra più nello specifico, perché ad esempio, Falcone e Borsellino cosa c’entrano con una trattativa politica? Potrebbero rappresentare una minaccia, potrebbero ostacolare il progetto o la trattativa, se così possiamo dire. Però quella è una cosa personalissima di Cosa Nostra… noi la interpretiamo come una questione personale di Cosa Nostra”. Ricostruzioni che evidenziano, invece, come la pianificazione delle due principali stragi fu precedente ad ogni presunta “trattativa” e, addirittura, il tritolo per Via D’Amelio era pronto prima di Capaci. Di questo e di altro, oltre ai magistrati, si occuperà, pare, la commissione Antimafia, alla ripresa dei lavori parlamentari. Nella bozza di relazione di quel periodo proposta due mesi fa da Pisanu, infatti, non si fa cenno alcuno a queste rivelazioni di Spatuzza, sfuggite a una verifica, ma che verranno riproposte da alcuni parlamentari affinché non si corra il rischio di suffragare, magari a convenienza politica, omissioni ed abusi. Difficilmente la bozza Pisanu verrà approvata nella stesura originaria, per i troppi i limiti e le ricostruzioni parziali. Sarà necessaria, invece, la lettura globale e la verifica di tutte – ma proprio tutte – le verità di Spatuzza. Con buona pace per Lumia e Granata.