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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 05 DICEMBRE 2024

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Per l’anno nuovo. Dio, io vorrei… Di Michele Caccamo

Per l’anno nuovo. Dio, io vorrei… Di Michele Caccamo
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Vorrei, già dalle prime ore, raccogliere i frammenti dei miei ossicini portati al fosso, e prima che possa giungere la notizia riuscire a dire che non sono affatto morto, che sebbene ammutolito ho escogitato con il mio cuore la liberazione.
Vorrei si perdessero i tribunali di guerra, e l’oratoria di questa epoca poco chiara, confusa tra la pazienza degli uomini e il puntiglio dell’ingiustizia.
Vorrei che tutta la ferratura che avete nella bocca non avesse acustica, fremito, sintonia; che ogni parola fosse una spia della vostra soffocazione.
Vorrei si perdessero, al mio primo dispiacere, i cuori freddi e torbidi che mi aspettano e i capisquadra della calunnia, posati come pidocchi sulla carne: con le loro voci di successo non sono altro che niente.
Vorrei che l’uomo buono che io sono non venisse più abusato.
Vorrei che finalmente tu Dio mi dicessi quando potrò aprire ai venti le mie mani, la pulizia delle mie mani. Quando mi lascerai venire con te. Quando potrò volare sui terrazzi come le colombe, come la giovinezza salva e rifugiata nel seno delle tue donne.
Io non so più come vestire il mio corpo; come nascondere la mia croce, come scacciare i fanatici d’assalto dalla mia sensibilità. Non so più come stare dentro al bene segreto della tua Bellezza.
Dio, mi hai lasciato sotto il tiro di chiunque e non ti sei mai girato verso i miei occhi schiacciati, dal troppo nero, nella terra. Tu non mi hai voluto liberare e hai permesso che mi ingarbugliassero. Hai permesso che io avessi il ventre pieno di uomini sordi e ciechi, di mormoratori di quell’ira folle che ho nel destino. Hai permesso si passassero da una mano all’altra la mia solitudine e la mia amarezza, che mi strappassero il cuore spacciandolo per cartaccia, che mostrassero la mia anima in pubblico come fosse una bestia.
No, non è merito tuo se io sono sopravvissuto a tutto.
Troppo a lungo mi hai tenuto con le braccia carbonizzate; con le pupille strane, che avevano la loro tinta migliore nel fango. Troppo a lungo mi hai sottratto le lacrime dell’amore, mi hai voluto martire dell’assenza. Troppo a lungo mi hai lasciato recitare i versi del suicidio, come volessi insegnarmi a morire: le pompe del cielo avevano un inno dolce, veramente le mie ferite erano una garza medicale. E io avrei voluto chiudere gli occhi, con la dolcezza che hanno gli uccelli.
Dio, io vorrei che prima di allontanare l’anno vecchio preparassi un tuono di richiamo, un cuscino contro il male. Perché qui, ricordalo, non hai lasciato nessun campanello per la ricordanza, nessun pastore benevolo e paziente; qui hai lasciato un esercito di spiriti maligni e a mille a mille le idee squallide. Non hai neanche censurato gli umani che mi hanno addentato le palle, che hanno cercato il gusto nel mio petto dissanguato. Quegli umani che hanno messo sulla mia testa il supplizio, e nei miei pensieri la morte.
Dio, vorrei che prima di allontanare l’anno vecchio mi facessi diventare uno di voi, asciutto e incolore, lontano da questo brutto imbroglio che è diventata la vita. Che guarissi il mio cuore malato, che facessi muovere l’eterno in tutto l’universo affinché io mi dichiari salvo.
Vorrei che tenessi il mio cranio aperto per scaricare la ragione nera del dovere, e lo riempissi di aria e ci mettessi dentro un neonato da cullare.
Vorrei che tu, Dio, mi trovassi un rifugio nella tua Opera, nella letteratura dei tuoi Angeli.
Vorrei che non mi lasciassi qui come sono adesso: un uomo al di fuori dal sole, un fiore sotto a una pietra; un morto, sì un morto.
Dio, io vorrei con il nuovo anno rinascere, guardare lo stradone del tuo cielo e vedere azzittirsi la malasorte. Vorrei finissero davvero i miei anni a vuoto e tu levassi gli uomini infedeli dal mio cospetto. Vorrei che con minuscoli omicidi tu eliminassi le anime cattive.
Vorrei cadere dentro a un volo di farfalle, e diventare vivo sul serio; essere scelto dall’amore, esserne benedetto. Vorrei che tu mi facessi rialzare la testa.
Vorrei, per la mia Gioia, rivedere lei di nuovo tornare: bianchissima e forte come lo era nel sogno.
Dio, vorrei che nel nuovo anno al mio capo opposto ci fossi tu, che non mi sei rivale.