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TAURIANOVA (RC), VENERDì 20 SETTEMBRE 2024

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Per un’accoglienza serena e fruttuosa degli immigrati nella nostra Piana di Gioia Tauro

Per un’accoglienza serena e fruttuosa degli immigrati nella nostra Piana di Gioia Tauro

| Il 18, Dic 2011

Il direttore della caritas diocesana diac. Vincenzo Alampi, ha ricordato l’esperienza di Drosi di Rizziconi

Per un’accoglienza serena e fruttuosa degli immigrati nella nostra Piana di Gioia Tauro

Il direttore della caritas diocesana diac. Vincenzo Alampi, ha ricordato l’esperienza di Drosi di Rizziconi

 

 

OPPIDO – PALMI – “Una sola famiglia umana, una sola famiglia di fratelli e sorelle in società che si fanno sempre più multietniche e interculturali, dove anche le persone di varie religioni sono spinte al dialogo, perché si possa trovare una serena e fruttuosa convivenza nel rispetto delle legittime differenze”.

Queste parole del santo padre, nel suo messaggio per la giornata mondiale 2011 del migrante e del rifugiato, ribadiscono l’esigenza di un’accoglienza degli immigrati che rispetti le differenze, coniugando solidarietà e sicurezza.

Siamo tutti consapevoli che la crisi economica sta colpendo duramente l’Italia e specialmente la nostra piana del Tauro. La crisi, purtroppo, è un fenomeno che riguarda tanto gli italiani che gli stranieri immigrati con un’aggravante per questi ultimi che hanno molto meno tutele e  la perdita del lavoro coincide con la perdita del diritto di soggiornare sul territorio dello stato e la conseguente caduta nell’irregolarità.

Il problema è anzitutto umano. Bisogna ripartire – ha detto il papa, più volte – “dal cuore del problema. Bisogna ripartire dal significato della persona. Bisogna guardare il volto dell’altro e  scoprire che egli ha un’anima, una storia e una vita: è una persona e dio lo ama come ama me”. 

La caritas diocesana insieme alle caritas parrocchiali della diocesi ha promosso e sostenuto da sempre una cultura dell’accoglienza, dell’ospitalità, dell’integrazione  e della solidarietà, che passa attraverso un’azione educativa sia nei confronti delle realtà ecclesiali, che di quelle laiche, perché non si corra il rischio di offrire “come dono di carità ciò che è già dovuto a titolo di giustizia” (ap act, n.8). In quest’ottica, oggi,  vogliamo ricordare e fare nostre, ancora una volta, come ha fatto il nostro padre vescovo mons. Luciano Bux, le parole del santo padre Benedetto XVI, il quale all’angelus in piazza San Pietro, domenica 10 gennaio 2010,  riferendosi ai fatti di Rosarno, ha ribadito che l’immigrato  è un essere umano, differente per provenienza, cultura e tradizioni, ma è una persona da rispettare e con diritti e doveri, in particolare nell’ambito del lavoro dove è più facile la tentazione dello sfruttamento, ma anche nell’ambito delle condizioni concrete di vita”.

            anche per questo la caritas diocesana di Oppido palmi ha accolto favorevolmente l’invito del sig. Prefetto di Reggio Calabra ad un incontro che si è tenuto il 1° dicembre scorso, con il sindaco di Rosarno, la questura e la coldiretti  per fare il punto della situazione degli immigrati stagionali nella zona di rosarno, alla luce anche dei numerosissimi arrivi di quest’anno. Arrivi che non coincidono con i posti di lavoro disponibili che, sempre a causa della crisi, sono sempre meno. Sono tantissime, infatti, le aziende agricole che a causa dei prezzi non remunerativi degli agrumi preferiscono lasciarli sugli alberi o arrangiarsi con manodopera familiare.

Un incontro importante, allora, quello promosso dal prefetto, anche per tenere desta e alta l’attenzione su questi luoghi e per contribuire a fare ognuno la propria parte per una accoglienza umana e civile degna di questo nome.

Il sig. Prefetto si è impegnato insieme al sindaco di Rosarno a trovare le risorse per aumentare i posti letto nel campo di accoglienza dei containers e a riprendere il progetto avviato dalla precedente commissione straordinaria di Rosarno per favorire l’integrazione dei migranti nella realtà sociale ed economica del territorio con la costruzione già programmata di centocinquanta moduli abitativi in un immobile confiscato alla mafia e alcuni servizi previsti di qualificazione e riqualificazione in agricoltura e nell’artigianato e di orientamento nel mondo del lavoro.

Il direttore della caritas diocesana diac. Vincenzo Alampi, ha ricordato l’esperienza di Drosi di Rizziconi dove la caritas si è fatta garante con i proprietari di case sfitte e li ha affittate per gli immigrati della zona con ottimi risultati di integrazione non solo lavorativo, ma anche umana e sociale.

E’ un’attenzione nuova legata all’ottima organizzazione della caritas e dei volontari che hanno sviluppato un’ottima capacità di fornire assistenza  e servizi nel campo dell’accoglienza, dell’alloggio, del lavoro, della salute, della tutela dell’identità culturale e, soprattutto, amicizia. Nelle sedi delle caritas, infatti, oltre alle mense gratuite e alla distribuzione di alimenti e vestiario, con gli immigrati si stabiliscono rapporti di amicizia vera e sincera che va al di la di ogni altro tipo rapporto.

Sono piccole cose, rispetto a quello che si potrebbe fare con un maggiore  impegno delle istituzioni pubbliche a tutti i livelli e rispetto al fenomeno che si sta riproponendo quest’anno nelle due zone di Rosarno e Drosi di Rizziconi, ma sono segni e testimonianze che qualcosa si può fare. Sono numeri piccoli, ma danno il segno agli immigrati che qualcosa si muove e loro hanno qualche interlocutore a cui rivolgersi. Certo la tensione è sempre nell’aria. Qualche facinoroso, malgrado tutta l’attenzione, può uscire sempre fuori. 

Per questo sarebbe importante anche  che il tavolo di concertazione promosso dal prefetto possa essere allargato alle altre associazioni della piana e della provincia  che si occupano delle stesse problematiche per sostenersi reciprocamente e per contribuire alla realizzazione di una rete solidale ed efficace per il miglioramento e la umanizzazione dei servizi presenti sul territorio.

Un messaggio forte che vogliamo, ancora una volta, far valere come caritas, è quello della legalità e della giustizia e dell’impegno delle istituzioni pubbliche interessate che mai più devono sorgere ghetti nei nostri territori.

Un messaggio forte che chiede, ancora una volta, ai rappresentanti delle istituzioni pubbliche interessate di saper promuovere iniziative per politiche di integrazione piena, per l’inserimento dignitoso degli immigranti nelle realtà locali e comprensoriale specialmente nel  lavoro, nell’istruzione scolastica, nella sanità, nella socialità, nella tutela dell’identità culturale e religiosa, con un impegno nuovo giusto, pacifico, solidale  e strutturato.  Quello che chiediamo come caritas sono progetti e servizi non improvvisati per l’emergenza, ma programmati per l’ordinario, il quotidiano e il lungo termine. Chiediamo una giusta politica dei prezzi agricoli per far si che i produttori abbiano più garanzia per i loro prodotti anche con la tenuta dei prezzi e possano assumere legalmente e  serenamente la mano d’opera specialmente immigrata. Chiediamo di conseguenza una giusta retribuzione ai braccianti immigrati e un contratto di lavoro con l’assicurazione e i contributi previdenziali ed assistenziali; una dignitosa abitazione con luce elettrica, acqua corrente, e servizi igienici

Chiediamo di ripartire “dal cuore del problema, dal significato della persona”.  Ripartire da Rosarno, da Drosi e da tutta la piana del Tauro “per una cultura dell’altro”, per una “nuova civiltà dell’amore”.

    Diacono Vincenzo Alampi

Direttore caritas diocesana – Oppido Palmi