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Piazza Armerina, celebrazione della Giornata della memoria e dell’impegno contro tutte le mafie

| Il 22, Mar 2014

Presentati i libri degli scrittori Giulio Francese e Caterina Chinnici dedicati ai loro padri uccisi dalla mafia

di ROBERTA STRANO

Piazza Armerina, celebrazione della Giornata della memoria e dell’impegno contro tutte le mafie

Presentati i libri degli scrittori Giulio Francese e Caterina Chinnici dedicati ai loro padri uccisi dalla mafia

 

di Roberta Strano

 

 

Ieri, 21 marzo 2014, nella “Giornata dedicata alla memoria e all’impegno contro tutte le mafie”, si è tenuta la presentazione del libro ‘Vi racconto mio padre’, del giornalista Giulio Francese, figlio del giornalista Mario, ucciso dalla criminalità mafiosa il 26 gennaio del 1979, presso l’Auditorium dell’istituto Liceo Classico G. Cascino a Piazza Armerina.
Un incontro dedicato alle nuove generazioni, per ricordare le vittime della mafia e tutti coloro che hanno sacrificato la loro vita per ottenere un mondo migliore, in cui la giustizia e la libertà siano i cardini, i pilastri del vivere, e non la paura e la morte.
La mafia, oggi, grazie a movimenti come Addiopizzo, non è più tanto oscura e dominante com’era negli anni ’80 o ’90, sono stati fatti dei passi avanti – spiega lo scrittore – ma non bisogna dimenticare che c’è ancora molto da fare – continua il Francese.
L’autore si è soffermato poi anche su un’altra forma di criminalità, quella calabrese dell’Ndragheta e ha dichiarato: “Mentre in Sicilia, il successo di ‘Addiopizzo’, sta avendo un risultato duraturo, in Calabria il movimento ‘Ammazzateci Tutti’, sta vivendo fasi alterne”.
Nel pomeriggio, un altro importante incontro è avvenuto al Teatro Garibaldi alle ore 16,30, con la presentazione del libro ‘E’ così lieve il tuo bacio sulla fronte’ della dottoressa Caterina Chinnici. Un omaggio al padre, ucciso a Palermo nel luglio 1983.
“Mio padre non è stato ‘solo’ l’inventore del pool antimafia, ma anche un papà sempre presente, un uomo affettuoso e generoso – racconta Caterina – Ma non chiamatelo ‘eroe’ perché era speciale in modo normale”.