Pietro Mancini ricorda il padre Giacomo nell’anniversario della nascita Il figlio del grande leader politico traccia il profilo del padre: «Socialista inquieto, solitario in tante battaglie, che non narrò ma realizzò per il Sud»
Giacomo Mancini (1916-2002), di cui domani, 21 aprile, ricorre l’anniversario della nascita, fu un caparbio dirigente politico, assertore dell’autonomia del PSI, dagli altri partiti e dai “poteri forti”, un Sindaco amato e rimpianto, un ministro dei fatti e non delle “narrazioni”.
Mancini era convinto che fossero, per primi, i rappresentanti delle istituzioni a dover dare esempi di trasparenza e di correttezza. Soprattutto nel complesso Sud e nell’aspra Calabria.
“Se tutti i Sindaci e gli amministratori locali – era solito dire l’ex segretario del PSI – facessero il proprio dovere, la soluzione dei tanti problemi del Mezzogiorno sarebbe meno ardua”.
Solitario in tante battaglie, molte delle quali attuali prima sostenitore dell’avvento di Craxi al vertice ma poi tenace, e isolato, oppositore del segretario del PSI l’ex “ministro del fare” che lavorò, con passione, da primo cittadino di Cosenza, fino alla morte appariva molto deluso, negli ultimi anni, dalla sinistra, i cui esponenti vedeva, soprattutto, affaccendati nelle pratiche del sottogoverno. E si mostrava tormentato dal pensiero che i capi dei partiti progressisti assistessero, senza batter ciglio e senza ribellarsi, alla vera e propria trasformazione genetica del dirigente e dell’amministratore politico di sinistra degli anni 50 e 60.
A chi gli chiedeva le ragioni della sua lunga attività politica, che continuò anche dopo la triste fine del PSI fondato, in Calabria, da suo padre, Pietro Mancini rispose, con sincerità :”Questi 50 anni di impegno non li ho spesi male. Certo, ho avuto una vita difficile, tanti nemici, pesantissimi attacchi, anche nel PSI. Prima della mia esperienza al governo, il Mezzogiorno era un cimitero di opere non ultimate. Io ho dato la prova che alcune cose si possono fare, nei tempi giusti.
E, constatando la vastità del consenso che mi è stata, sempre, confermata anche quando Craxi, nel 1983, mi depennò da capolista del PSI penso che, tutto sommato, questo mio itinerario di socialista inquieto, cominciato nel lontano 1948, si chiuda in attivo”.Pietro Mancini
Presidente “Fondazione Giacomo Mancini”