Pino Aprile: “Folle plaudenti per Salvini succubi del carnefice” Radio Cusano Campus intervista lo scrittore e giornalista Pino Aprile per parlare del tour di Salvini al Sud
Pino Aprile, scrittore giornalista, è intervenuto ai microfoni di Radio Cusano Campus per parlare del tour di Salvini nelle città del Meridione.
I selfie con Salvini. “Il potere di cambiare le cose è soltanto dei vinti i quali non sanno di avere questo potere. Quando se ne rendono conto il mondo cambia. Solo i vinti hanno interesse a disegnare, sognare nuovi futuri: perché solo in un futuro diverso dal presente loro possono non essere più vinti. La prima cosa necessaria è rendersi conto di esserlo. Per esempio quelle folle plaudenti, che al Sud vanno a farsi i selfie con Salvini, sono dei vinti inconsapevoli, cioè sono dei succubi del loro carnefice. Sembra incredibile che non se ne rendano conto ma la psicologia sociale spiega cosa sia esattamente la condizione dei vinti: solo una conoscenza non facile della propria condizione, una presa di coscienza, libera i vinti. Si pensi che il Professor Luigi Gioia, presidente degli analisti junghiani di tutto il mondo, in un suo meraviglioso libretto, ha analizzato questa condizione per le popolazioni native americani, che sono in questa condizione, accettata e fatta propria, di sottomissione, da cinque secoli”.
Vuole dire che le persone che acclamano Salvini sono sottomesse a lui? “Felici di esserlo. Non voglio fare una lezioncina, non sta a me, ma lo diceva già Aristotele, è una roba vecchia: l’Homo Sapiens è un animale sociale. Questo che cosa vuol dire? Che noi come Sapiens, come specie non esistiamo se di noi esiste soltanto un singolo esemplare. Per esistere dobbiamo essere plurali, almeno due. Aldo Moro diceva: Quando un uomo incontra un altro uomo nasce la Politica quindi una gerarchia. Quando sei in una società tu esisti se hai un ruolo. Se quel ruolo è l’ultimo, difendi il tuo.
Sembra stia parlando di una nuova colonizzazione del Nord nei confronti del Sud. “Ma è già conquistato. Il Sud si sta liberando ma la cosa avviene in apparenza con lentezza, perché ci piacerebbe lo facesse subito. In realtà questa liberazione che sta avvenendo in pochi anni, in tempi storici è velocissima. Si pensi che nei campi di sterminio gli Ebrei si inventavano cose immaginarie, per giustificare ai propri occhi la loro condizione. Questo spiega perché i Meridionali, che sono nella una condizione coloniale, oramai solo dei disonesti possono dire il contrario, trovano normale che al Nord ci siano le autostrade anche inutili, anche vuote, che al Sud non ci sono; che ci siano i treni che la Lombardia abbia tratte e corse ferroviarie che tutto il Mezzogiorno messo insieme! Che un governo oggi, non un secolo e mezzo fa, definisca prioritaria una linea di Alta Velocità, che permetterà fra una generazione, alle merci sempre più astratte di Torino di arrivare un quarto d’ora prima a Lione e non è prioritario il treno che a Matera non c’è. Non sono prioritarie le linee ferroviarie mai fatte in un secolo e mezzo al Sud. Non è prioritario che in Sicilia consentire che 300 km siano fatti in treno in un paio di ore o in 4 ore. Se il tuo ruolo nella società è quello dello schiavo con le catene si dice che il vinto debba inscrivere la sua storia in quella del vincitore. In pratica il vinto deve trovare un posto nella comunità del vincitore, ma lì ci sono solo posti subordinati. E se quel posto è quello di schiavo, tu difendi le catene. E’ un fatto in un certo senso banalissimo. Tutto dipende dalla immortalità della colpa, del male. Non voglio buttarla sul difficile, ma la colpa, una volta compiuta, non può essere distrutta. E’ come il mito, il gene”.
Però ci sono state anche contestazioni. “Sì, perché quando ti rendi conto di questo c’è un’espressione molto colorita che dice: “Vuoi paglia per cento cavalli”. Tu vedi il tuo carnefice osannato e vai fuori di testa perché vuoi spiegare la cosa alle vittime. Tu sei in un campo di sterminio, non voglio esagerare, ma non puoi baciare la mano del tuo carnefice. E allora contesti per due ragioni. Uno: non ti sta bene che il tuo carnefice venga lì a fare la parte del liberatore. Due: perché quelli come te, quelli a cui hanno rubato i treni, rubano il lavoro, i figli con l’immigrazione, stiano lì a prendere voti e applausi. Anche se sui voti io ci andrei piano. Badate, c’è una frase che ha detto Conte, che dovrebbe far riflettere: Salvini ha voluto capitalizzare il consenso. E tu quando capitalizzi qualcosa? Quando sei all’apice. E cosa vuol dire? Quando è all’apice, da quel momento puoi solo scendere”.