Pino “Obama” Falleti si è dimesso! Dopo il “dissesto” ci sarà anche il “tracollo” politico?
Prefazione “C’eravamo tanti amati…”
“Ed io pensavo ad un sogno lontano, a una stanzetta d’un ultimo piano, quando d’inverno al mio cuor si stringeva. Come pioveva, come pioveva!”
È difficile scrivere qualcosa quando ti ritrovi a commentare una “dipartita politica”, specie se quel passo proviene da un uomo, simbolo del maggior partito della coalizione che ha portato alla vittoria finale, un sindaco che oggi più che mai è in balia delle onde. Ma stavolta non parlerò del “mayor of the disaster” Scionti, lo farò la prossima settimana con un’analisi sulle conseguenze (drammatiche) future del “dissesto finanziario” per la città (e i cittadini),. Dove nessuna parte politica, nessun consigliere, è esente da colpe. Ma oggi, consentitemi di dedicare questo “commiato” a un uomo, una giacca color bianco panamense su camicia scura, che si aggirava tra gli scranni del Consiglio Comunale con aria da playboy sudamericano e brillantina Linetti e che ora sono nel suo capezzale.
Pino Falleti si è dimesso da capogruppo del Partito Democratico. E l’ha fatto in silenzio, senza che se ne accorgesse nessuno, covando da tempo questa sua scelta anche in virtù del fatto che “qualcosa dovrà pur cambiare prima o poi”, rimanendo fedele allo slogan “Taurianova Cambia”, così tanto distorto, disintegrato e vituperato in questi tre anni di amministrazione. Per colpa di chi? A chi ha voluto lanciare questo messaggio forte, il nostro “Obama”, meno nero ma più (ro)tondo?
L’unica cosa che è cambiata in questa città, a parte, “evviva siamo in dissesto”, sono stati i maglioni a rombi che hanno lasciato spazio ai vestiti nuovi, ma l’anima è rimasta uguale.
Eppure, il 17 aprile “current year”, questa rubrica riportava alcune conclusioni che mai sono state smentite, le quali riporto integralmente, «Oggi Fabio Scionti è messo in discussione dalla sua maggioranza o quantomeno da una parte consistente come quella del Partito Democratico e del suo capogruppo (che ha abbandonato Obama per crescersi la barbetta sudamericana). Si chiede una discussione più ampia, più aperta ai partiti che lo hanno appoggiato, così come nelle migliori famiglie, magari si cerca di rilanciare un’azione amministrativa più vivace anche mettendo in discussione la squadra del sindaco e aprire un canale di dialogo più collaborante con i partiti della coalizione». E ripropongo per onestà anche il mio pensiero, “Fosse per me, avrei cambiato almeno i due terzi della giunta, l’abbigliamento, il numero di telefono a tutti e quantomeno avrei proposto una cura severa e mirata di umiltà”. Il posto del nostro “Obama” dovrebbero prenderlo il “dandy” Dario Romeo, se accetterà. E se non lo farà, ci sarà (la mia consigliera preferita) Mesa Gerace, e se non accetterà nemmeno lei, ci sarà il tram!
Così come allora, sarà “Lunga vita al re” o “Il re è nudo”? Ci sarà sempre un “Tirituppiti e lariulà” Nino Caridi, che reggerà le sorti della maggioranza? E soprattutto, cos’è rimasto di “Taurianova Cambia”? Intanto, Ciao Pino “Obama” Falleti, ti ricorderò sempre con immenso piacere, così come il tuo stravagante “luch” alla Gigi Rizzi!