Taurianova, la salute dipende dalla prevenzione, e se mancano le attrezzature? Urge un ecografo e tanto altro ancora… Siamo solo dei servitori nella vigna dei portavoce affinché si impegnino i vertici dell’Asp reggina per sopperire a tale mancanza. E ci affidiamo anche all’interlocuzione del sindaco della città Roy Biasi, passando per il presidente ff della Regione Nino Spirlì e… speriamo bene!
Partendo dalla premessa che, la condizione fondamentale del principio di un luogo di cura dovrebbe essere sempre favorevole alle esigenze dell’ammalato e per fare ciò occorre mettere nelle condizioni il medico per esercitare la propria missione di curare l’ammalato stesso.
Abbiamo sempre, negli anni, posto in evidenza la situazione delle poche strutture sanitarie rimaste a Taurianova, dopo lo smantellamento degli anni ’90 che ci hanno defraudato di un importante Nosocomio dove le questioni politiche campanilistiche hanno prevalso sulle esigenze del territorio.
La città di Taurianova, una volta centro nevralgico della Piana per l’ospedale, oggi ha il merito di avere delle strutture sanitarie di grande valore, come il Centro Dialisi ed il Centro Salute Mentale. Ma quello di cui oggi vorremmo parlare è, il “famoso” Poliambulatorio, ma lo faremo scrivendo la solita solfa di elogi, triti e ritriti. Perché sappiamo che all’interno della struttura ci sono dei bravi medici, eccellenti professionisti che curano quotidianamente pazienti che arrivano da ogni città della Piana e che non si è mai fermato, se non nel periodo del lockdown totale della scorsa primavera, ma sempre mantenendo le cosiddette “urgenze”. Dopodiché è stato sempre operativo, unico nella provincia reggina a elargire servizi programmati per quanto concerne le visite ambulatoriali e gli altri servizi che vengono erogati dal Poliambulatorio.
E tale condizione si nota quotidianamente, in piena emergenza pandemica, osservando la fila di persone che sostano all’ingresso per accedere ai servizi medici e diagnostici.
Ah sì, diagnostici, ma con quali “attrezzi”? Ovvero, in che condizioni sono i medici per poter svolgere al meglio il proprio lavoro? Abbiamo scoperto ad esempio che, c’è un ecografo vetusto, malfunzionante, fondamentale nel Poliambulatorio, in parole povere ce ne vorrebbe uno nuovo, anzi più di uno se dobbiamo dirla tutta. Sappiamo che gli oculisti seppur di bravura eccellente, non hanno gli strumenti adatti per svolgere al meglio la propria mansione e quindi dare un servizio più efficiente al paziente perché la loro strumentazione è atavica, quasi da guerra punica, così come pure per quanto riguarda l’otorino. Per non parlare degli sforzi immensi del personale infermieristico ed ammnistrativo. Diciamo che sollevare la polemica non è il caso, inutile e dannosa, ma soprattutto inopportuna in tempi di pandemia.
Però, quel Poliambulatorio diretto dal dott. Antonio Casella, non va trascurato né dimenticato, una foto salverà il mondo e un selfie ci renderà più felici e la passerella è servita. No, occorre fare di più, ovvero mettere in condizione i medici di poter lavorare, mettere in condizione il Poliambulatorio di poter funzionare per favorire gli ammalati. Ed allora chi di competenza, i cosiddetti “piani alti” si rendessero conto che la situazione così, senza gli adeguati “ferri del mestiere” non può andare avanti, così come non può andare avanti convivere con le condizioni strutturali precarie di un edificio che ogni giorno è sempre più claudicante.
Tutti, nessuno escluso, a partire dal sindaco Roy Biasi e dai suoi collaboratori, non escludendo il “vanto” di avere attualmente un Presidente ff della Regione, anch’esso taurianovese come Nino Spirlì, dovrebbero iniziare a battere i pugni sui tavoli e far valere le ragioni fondamentali che una struttura merita, sia come servizi che come professionalità, ma soprattutto l’orgoglio del senso di appartenenza in una città, la quale, nonostante tutto, resta un centro nevralgico della Piana.
(GiLar)