Polistena, il M5S critico sulla sanità calabrese Dalila Nesci: "Gestione della spesa sanitaria strettamente legata al consenso elettorale". Scaffidi: "Si va verso una sanità privata"
di Giuseppe Campisi
Polistena – Garanzia alla cura e ad una buona sanità in Calabria sono
concetti molto spesso astratti o disattesi per via di un sistema
sanitario che produce ospedali di serie A e B col rischio di negare ai
cittadini un diritto costituzionalmente garantito. E’ quanto è emerso
nel corso del convegno moderato da Giuseppe Auddino e promosso dal
locale meetup del Movimento 5 Stelle con la partecipazione di Gianluigi
Scaffidi dell’Anaao-Assomed e della deputata Dalila Nesci. I relatori
hanno presentato uno spaccato preoccupante della sanità calabrese
ridotta a brandelli dall’azione dei due commissari nominati dal governo
che sta sollevando forti dubbi e preoccupazioni tanto nei cittadini
quanto negli stessi operatori del settore. «Difendere la sanità – ha
riferito Auddino – è dovere di ogni cittadino. Diversamente il rischio è
quello di dover avere il timore di ammalarsi od avere paura di entrare
in una struttura pubblica». Duro anche il giudizio dell’on. Nesci: «Qui
stiamo parlando di diritto alla salute sul quale noi stiamo cercando di
sensibilizzare i calabresi. Perché qui tutto gira attorno alla sanità e
ciò nonostante è tutto fermo? La risposta credo sia abbastanza semplice:
perché la gestione della spesa sanitaria è strettamente legata al
consenso elettorale». Una spesa che assorbe il 72% del bilancio
regionale dove, ha spiegato Nesci, vi sono interessi economici
fortissimi mediati dai partiti politici che nel corso del tempo hanno
creato il disastro attuale. Un sistema fallimentare cui si è
contrapposto il M5S nato proprio per contrastare questi tipi di
meccanismi. «Mi sono recata in tanti ospedali – ha proseguito la
parlamentare – e non abbiamo scoperto nulla di nuovo rispetto a ritardi
ed inefficienze. Però per la prima volta una forza politica ha
esercitato la sua funzione ispettiva parlando con i sanitari e
verificando le condizioni delle strutture diversamente dai politici
tradizionali intenti solo a fare passerelle o a tagliare nastri. Da lì
sono nate interrogazioni parlamentari ed esposti in procura. Da Oliverio
invece abbiamo registrato solo un silenzio omertoso senza mai una
denuncia». Una politica avida, intenta a nominare i propri personaggi di
riferimento ed assegnare poltrone mentre scavalca titoli e meriti e
dunque, ad avviso della Nesci, in una forma patologica che si
rappresenta più che in altre regioni. «Hanno pensato – ha continuato –
che la panacea di tutti i mali fosse il commissariamento con tecnici e
gente esperta per debellare illegalità diffusa e commistioni mafiose. Ma
dai commissari non è mai venuto il vero taglio agli sprechi. Si sono
sempre coperti con l’alibi della corruzione mentre il sistema è perverso
perché sono proprio i partiti a nominare i commissari…». Anche Scura ed
Urbani sono stati messi nel mirino politico della Nesci: «Hanno abusato
più volte dei loro poteri con decreti illegittimi e decisioni non in
linea col loro mandato. Questi commissari sono indegni perché non sono
neanche preparati sulla materia. Da chi vengono nominate queste persone?
Dalla politica. Allora, fuori la politica dalla sanità». Quindi il nodo
ospedale della Piana: «La verità è che, come abbiamo sempre detto, i
lavori qui non sono mai iniziati e la nostra interrogazione parlamentare
riguardo al terreno dove bisognerebbe costruire questa struttura andava
proprio in questa direzione. Volevamo evidenziare una procedura non
trasparente». Ed anche sulla Tecnis, la società appaltatrice che
dovrebbe realizzare l’opera, il giudizio rimane severo: «La Tecnis è la
stessa ditta che ha realizzato ponti e strade cadute in Sicilia, e sulla
quale abbiamo sempre chiesto di fare attenzione. I fatti ci hanno dato
ragione con i vertici tutti colpiti in più occasioni da pesanti
inchieste della magistratura». La denuncia di un immobilismo verso un
«sistema corruttivo vero e proprio che fa credere che tangentopoli non è
mai finita» ha rincarato Nesci che si è chiesta anche come verranno
gestiti finanziamenti ed appalti per quest’opera. Ma tornando al tema la
Nesci ha individuato nel blocco del turn over e negli orari dei sanitari
i primi due ostacoli da superare: «Oggi le strutture ospedaliere si
tengono in vita grazie all’abnegazione del personale medico e
paramedico. Bisognerebbe sbloccare le assunzioni per adeguarsi alla
legge e puntare sulla meritocrazia». Scaffidi, dal canto suo, ricordando
il gesto forte delle dimissioni dei 15 primari vibonesi inteso come
gesto di protesta ed indignazione, ha rilevato una situazione non più
sostenibile per l’apparato sanitario calabrese oramai al collasso: «Per
migliorare le strutture sanitarie ed i livelli di assistenza occorre
investire. Qui, al contrario, non stanno potenziando più nulla e la
verità è che c’è un avviamento al privato con la regola che chi ha i
soldi si potrà curare. Nominare gente competente e fare investimenti:
questo serve alla sanità calabrese. Non servirsi della sanità come un
bancomat da cui attingere per salvare banche o comprare aerei di Stato».
Nel corso del dibattito altre evidenze negative sono state sollevate dai
molti medici presenti in sala, dalla precarietà occupazionale alla
strategia per incentivare i privati, dai concorsi-farsa alla richiesta
di una gestione del personale sganciata dalla politica, dalla carenze
strutturali e materiali quotidiane ad una gestione della sanità che
venga legata alle reali esigenze del territorio.