Poliziotti pagano l’albergo a una famiglia che stava per strada Grande gesto di solidarietà degli agenti della questura nei confronti di una coppia irachena, con tre figli minori
Le belle notizie, quelle che toccano il cuore e che fanno della solidarietà umana un concetto universale, hanno in sé l’orgoglio di appartenere a una civiltà accogliente e al passo con i tempi della modernità. Seppur il concetto di solidarietà e di tolleranza come di rispetto per il più debole hanno radici antiche e purtroppo, non sempre adottate umanamente.
Succede a Cosenza che tre poliziotti, tre servitori dello Stato in servizio presso la Questura di Cosenza, dopo che il 113 ha ricevuto una telefonata dove veniva segnalata la presenza di una famiglia di origine irachena composta da un uomo, una donna e tre figli minori di 11,6 e 4 anni. Si apprende che gli stessi erano inoltre dei regolari all’interno del territorio italiano. I cinque si erano, diciamo, “sistemati” su un marciapiede al riparo di una tenda da campeggio.
Da segnalare che i passanti che assistevano alla scena donavano generi di conforto. I poliziotti intervenuti hanno provveduto ad assicurare alla famiglia un albergo pagandolo di tasca propria, in quanto l’ora era tarda per potergli dare una sistemazione più duratura in una casa famiglia.
Rimane il grande gesto di tre poliziotti che prima ancora hanno dimostrato di essere uomini pieni di compassione.
A marzo scorso era accaduto un caso simile, sempre a Cosenza con uomini della Questura che durante la tradizionale Fiera di San Giuseppe, avevano provveduto a dare conforto, dietro una segnalazione, a una giovane donna di origine africana con un neonato in serie difficoltà. I servitori dello Stato hanno assicurato alla giovane donna un alloggio dignitoso presso un albergo, pagandolo di tasca propria. E non solo, si apprendeva che il giorno seguente erano andati a trovare donna per assicurarsi che la stessa avesse trascorso la notte tranquillamente.
D’altronde, “non soltanto siamo tutti sulla stessa barca, ma soffriamo tutti lo stesso mal di mare”.