Porto di Gioia: oggi MCT al Tavolo ministeriale I sindacati e la società che gestisce il porto chiedono un aiuto per fronteggiare la grave crisi che sta attanagliando lo scalo reggino
di Domenico Latino
GIOIA TAURO – Si sono svolte nella giornata di lunedì le assemblee dei dipendenti di MCT, la società terminalista che gestisce il porto di Gioia Tauro, indette in modo unitario dalle sigle sindacali Filt-Cigl, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Ugl Mare e Sul per discutere della grave crisi di volumi e occupazionale che sta attanagliando lo scalo reggino. Gli incontri, che hanno visto il personale operativo e gli impiegati confrontarsi in momenti diversi, si sono incentrati sulle novità emerse dal tavolo capitolino svoltosi lo scorso 5 novembre alla presenza del Capo Gabinetto del ministro Delrio che ha assunto l’impegno ad attivare le misure necessarie per rilanciare la competitività dell’infrastruttura e avviare un dialogo con l’azienda con l’obiettivo di ridurre l’attuale regime di Cassa integrazione. Nello specifico, il Ministero si è detto pronto a concedere degli aiuti economici a MCT a fronte di impegni ben precisi rivedendo inoltre le strette necessità per quanto riguarda gli spazi portuali quali banchine, piazzali, bacino di carenaggio concessi alla società genovese in base agli accordi presi nel lontano 1995 e che oggi, alla luce di quanto effettivamente sfruttato, andrebbero rivisti. Durante le assemblee, tra i lavoratori non sono mancati i momenti di tensione, soprattutto quando si è trattato di affrontare un aspetto tanto delicato come il regime di Cassa integrazione che sta letteralmente sfiancando i portuali. Il patto siglato a fine luglio che prevedeva un massimo di tre mesi di CIG non è stato rispettato se è vero come è vero che, allo stato attuale, si alterna un mese di ammortizzatori a un altro mese in cui in teoria si dovrebbe lavorare a pieno regime ma capita di rimanere a casa anche per più di una settimana. Praticamente, di questo passo i dipendenti vedranno raddoppiare a 6 mesi il periodo di inattività. Da qui la decisione (che per certi versi può sembrare paradossale) di incrociare le braccia maturata a fine ottobre che bloccò il terminal per più di 48 ore. Si attende con ansia il vertice di oggi in cui l’azienda dovrebbe rispondere alle richieste ministeriali mentre giorno 24 è già stato fissato un incontro tra i vertici MCT e i Sindacati unitari che chiederanno senza se e senza ma la riduzione della CIG. Sul tavolo ballano diverse proposte come la rimodulazione della cassa per l’intera platea (ad oggi oltre 400 dipendenti su 1300 circa non la fanno) e la richiesta di una seconda mansione di rizzatore per i carrellisti. Due dunque le vertenze emerse: una a lunga scadenza che spinge su investimenti, riduzione degli oneri sociali e delle accise, l’altra immediata e perentoria sulla CIG. A fronte di un diniego da parte dell’azienda, di sicuro i Sindacati non faranno spallucce viceversa promettono ulteriori azioni forti di protesta. Intanto, nell’ultimo periodo i volumi sono aumentati a 39mila container settimanali: un segnale positivo che non si sa se sia legato a una rimodulazione dell’azienda o sia conseguenza di scioperi in corso in altri porti del Mediterraneo.