Porto di Gioia Tauro, la Filt-Cgil pronta a manifestare L’invito ad una mobilitazione più convinta da parte del segretario Nino Costantino
di Nicola Luvarà, Rachele Elia, Maria Caterina Napoli e Vincenzo Cosentino
L’indignazione del Segretario Generale Filt-CGIL Nino Costantino per la situazione di abbandono in cui versa il porto di Gioia Tauro, emerge nella lettera inviata ai Segretari di Fit Cisl, Uil Trasporti e Ugl Mare in cui viene sollecitato uno sciopero generale dei trasporti da svolgersi nella città portuale che attiri l’attenzione delle istituzioni e degli organi preposti alla gestione dell’importante infrastruttura.
Ecco il contenuto integrale della missiva.
“Ho letto sulla stampa vostre considerazioni importanti circa il rischio di ulteriore ridimensionamento del porto di Gioia Tauro. Sono profondamente d’accordo.
Così come penso che è necessario richiamare una maggiore attenzione da parte della Giunta Regionale che, tuttavia, ha destinato risorse per l’abbattimento delle tasse d’ancoraggio e nel Patto della Calabria ha inserito sia la banchina di carenaggio che la Zes.
Avremo modo di confrontarci nell’incontro con il Presidente Oliverio che probabilmente avremo nella prossima settimana. Certo, misure che se non realizzate saranno, come è successo per decenni, solo parole al vento.
Io, però, ritengo fondamentale invertire radicalmente l’ordine dei fattori perché, in questo caso, cambia profondamente il risultato. Con poche e brevi considerazioni.
La prima: il Porto di Gioia Tauro è il principale porto di trashpment italiano, è strategico per il Paese; il Governo nazionale dovrebbe proteggerlo e coccolarlo ed invece lo tratta come un qualsiasi altro porto, evitando di destinare, solo per fare un esempio, risorse ordinarie sulla logistica. Gioia è l’unico porto dove nel suo retroterra manca una vera cintura industriale e dove le aziende serie come quella di De Masi continuano a sopportare enormi difficoltà. Per non parlare della beffa subita con il mancato investimento di LCV a Gioia. Di chi sono le responsabilità? Certamente anche di una incapacità delle classi dirigenti regionali che per decenni hanno giocato con il porto utilizzandolo solo per interessi elettorali.
La seconda questione: il problema non è quello di ottenere un altro anno di cassa integrazione perché quella già c’è come ci hanno confermato il Ministro Del Rio e il sottosegretario De Vincenti a Reggio lo scorso 30 aprile nell’incontro avuto dopo la protesta in occasione della visita di Renzi. Il problema vero è un altro: ma dopo cinque anni di cassa integrazione di tutti i lavoratori a rotazione con una riduzione seria di salario ogni mese per tutti questi anni, non è forse il caso di utilizzare quest’ulteriore anno di cassa ridimensionando, però, le ore da utilizzare e rafforzando la capacità produttiva dello scalo per evitare gli esuberi di cui parla MCT? E quindi non è necessario chiedere a MCT e all’Autorità portuale, ognuno per la propria competenza, interventi strutturali in grado di portare più volumi e quindi garantire più lavoro? Perche Gioia ha avuto una riduzione di volumi al contrario di Valencia, del Pireo e di Malta? E se le banchine fino a ora utilizzate non sono tutte sature, non è importante mettere in campo processi in grado di ottimizzarle? O è meglio lasciarle così? Ma il terminalista MCT è proprio immune da responsabilità?
Per il resto, le considerazione di carattere generale mi trovano d’accordo, tanto è vero che le avevamo condivise nella riunione del 6 aprile scorso. Anche la necessità di costruire strategie sindacali unitarie. Anzi, in occasione dello sciopero dello scorso 30 ottobre siamo stati determinanti a ricucire la rottura storica con il Sul che, vorrei ricordare, dopo la Filt-CGIL è il secondo sindacato più rappresentativo nel Porto di Gioia. E né abbiamo posto pregiudiziali di alcun tipo, neanche verso quel sindacato che ha firmato i contratti di prossimità nelle poche aziende retro portuali che riducono pesantemente per il presente e il futuro diritti e contributi previdenziali ai lavoratori. E, soprattutto, la CGIL è il sindacato che pensa che nessuno ci regala niente e tutto quello che possiamo conquistare lo otterremo solo con la mobilitazione e con la lotta. Lo abbiamo fatto a Reggio il 30 aprile e lo faremo nel futuro.
Il porto di Gioia deve diventare una grande questione nazionale. Per questo, penso che un sit-in sulle grandi questioni del porto di Gioia sia come curare un tumore con l’aspirina. Occorre una mobilitazione più convinta, più determinata e vi propongo, appunto, di valutare la possibilità di proclamare lo sciopero regionale del settore trasporti da fare a Gioia Tauro, creando una alleanza sociale e istituzionale nel territorio in grado di costringere soprattutto il Governo e la MCT a dare quelle risposte che fino ad oggi sono essenzialmente mancate. Per questo vi invito ad un confronto di merito”.