Porto-Gioia Tauro: Delrio chiama, blocco Sa-Rc rimosso Dopo la notizia della convocazione di una riunione al ministero delle Infrastrutture i portuali lasciano l'autostrada. La protesta era stata attuata da circa duecento portuali
GIOIA TAURO – È stato rimosso, dopo la notizia della convocazione di una riunione al ministero delle Infrastrutture il blocco dell’Autostrada Salerno-Reggio Calabria attuato da circa duecento portuali di Gioia Tauro, in sciopero contro gli esuberi decisi dalla Mct. Il blocco era stato attuato all’altezza dello svincolo di Gioia Tauro. All’incontro con il ministro Graziano Delrio parteciperanno il prefetto di Reggio Calabria, i sindacati e l’azienda.
I lavoratori hanno annunciato che lo sciopero delle attività portuali continua. Al porto di Gioia Tauro, infatti, le operazioni di trasbordo dei container sono ancora paralizzate. Resta – fanno sapere lavoratori e sigle sindacali – lo stato d’agitazione, così come rimane confermato comunque lo sciopero di dieci giorni già proclamato la scorsa settimana. Alte, infatti, sono le adesioni allo sciopero tra le maestranze, tute blu e impiegati, della struttura.
La mobilitazione era iniziata ieri notte con il turno dell’una per i dieci giorni di sciopero dei lavoratori del porto di Gioia Tauro proclamati da Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Sul. L’astensione dal lavoro è stata voluta in segno di protesta contro la decisione di Medcenter, la società che gestisce lo scalo, di dichiarare 400 esuberi e di avviare, dal 31 marzo, le procedure di mobilità.
I sindacati, con la loro iniziativa di blocco dell’A3 di questa mattina, intendevano richiamare l’attenzione delle istituzioni, in primo luogo Governo e Regione Calabria, sul futuro del porto e chiedevano un incontro urgente al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e alla Presidenza del Consiglio. Obiettivo raggiunto.
ALESSANDRO NICOLO’
“L’avvitamento della crisi che sta colpendo il porto di Gioia Tauro rischia di trasformarsi in un gorgo pericoloso per i dipendenti e le prospettive di rilancio dell’infrastruttura”. Lo afferma in una nota il capogruppo di Forza Italia a Palazzo Campanella, Alessandro Nicolò.
“La dura risposta dei sindacati e dei portuali, con la decisione di proclamare l’astensione dal lavoro per dieci giornate – continua Nicolò – non è certamente una misura presa a cuor leggero. Le buste paga degli aderenti alla protesta – dice Nicolò – si ritroveranno il prossimo mese notevolmente alleggerite, e questo dato non può essere sottovalutato dal Governo regionale. In queste ore – prosegue Alessandro Nicolò – le forme di lotta stanno assumendo contorni allargati, fuori dal perimetro dell’area portuale, fino al blocco temporaneo della Salerno – Reggio Calabria. Un clima che non giova a nessuno, meno che mai al terminalista e ai lavoratori portuali, e che evidenzia, ancora una volta, l’incapacità di questo Governo nazionale e della Giunta regionale di indicare una via programmatica affinchè Gioia Tauro esca dal limbo del transhipment per diventare, a tutto tondo, un ‘Hub’ flessibile in grado di smistare velocemente su rotaia e su gomma i container e di offrirsi come area logistica per gli operatori economici di tutta Europa. Su Gioia Tauro, inoltre, pesa nel contingente il ritardo con cui il Governo vorrebbe attuare l’Agenzia del lavoro, strumento che dovrebbe governare e garantire il futuro dei circa 400 dipendenti che il terminalista vorrebbe mettere fuori dalla produzione. Di tempo ormai ne è passato e ne sta passando – prosegue Alessandro Nicolò – e di risultati, dopo i reboanti e reiterati impegni assunti da Delrio e dalla Giunta regionale, non se ne vedono proprio. Primeggia, invece – evidenzia Nicolò – la prospettiva di disoccupazione di lunga durata, o peggio ancora, l’avvicinarsi dello spettro della perdita del lavoro, i cui effetti sarebbero davvero disastrosi per Gioia Tauro e la Calabria. Intanto, grazie all’incapacità, o alla non volontà, del Governo nazionale e della Regione, guidati dal centrosinistra, i dipendenti del porto di Gioia Tauro si stanno ritrovando – è il caso di dirlo – in mezzo ad una strada – senza trovare neppure quel minimo necessario tavolo di ascolto che almeno serva a fornire a chi sta per perdere il lavoro, quella speranza di interlocuzione senza cui ogni sforzo per chiudere positivamente la vertenza risulterà davvero vano. Oliverio e chi lo sostiene devono farsi carico della responsabilità di assumere efficaci iniziative per riportare serenità a Gioia Tauro rappresentando, e non con il cappello in mano, al Governo la richiesta di un masterplan credibile per restituire a quella grande infrastruttura il ruolo baricentrico nell’ara mediterranea, almeno per le merci in entrata da Suez. Tocca alla politica, nazionale e regionale, disegnare gli scenari e indicare le prospettive – conclude Alessandro Nicolò – e non certo ai lavoratori che stanno perdendo soldi e speranze, per allontanare il pericolo dell’ennesima delusione e delle occasioni perdute”.